Chincaglierie: t’abbondo la sc(u)ola

 

Chincaglierie: t’abbono la sc(u)ola

Cosa realmente cambierà nell’ ambito della scuola dopo il voto del 4 marzo ?

Ci lamentiamo che la società vada a rotoli e ancora nel III millennio, non abbiamo compreso quanto siano importanti i cardini della stessa: quelle fondamenta che, come le radici profonde, non dovrebbero gelare MAI.

Abbiamo assistito dalla riforma Berlinguer, alla buona scuola di Renzi, ad un calvario in cui le stesse parti “avverse”   – vedasi riforma Moratti  ad esempio – altro non hanno prodotto che la degenerazione di una  lunga serie di falle che si sono pian piano – come metastasi di un tumore -riversate verso un sistema scolastico che è voluto divenire farraginoso perché si conservasse intatta l’instabilità ed il precariato dei docenti e l’impreparazione degli allievi trasformatasi poi in disoccupazione . Si badi non voglio entrare nel tema di chi teneva le redini dell’organizzazione della scuola con Provveditorati prima e Ministero dopo,  perché rischierei di infilarmi in una serie di cavilli burocratici trasformatisi in errori; ma se solo si ponesse l’attenzione verso contenuti  e metodi delle riforme più recenti, ci si accorgerebbe subito che questi, su cui si sarebbe dovuto davvero lavorare, sono stati lasciati al caso.

Tralasciando il già grave errore voluto da Nenni di togliere, con la riforma del 1962, il Latino alle scuole medie,   si è proseguito, sull’onda del sei politico sessantottino, verso un totale smantellamento delle strutture del sapere umano.

E senza entrare nel merito a discapito di cosa tutto ciò ?

Si è dati addosso ad un sistema omogeneo ed integrato come la riforma Gentile che era  costruita su una struttura che analizzava e sviscerava  l’essere Umano nella sua complessità ed era opera di un Filosofo che  aveva una progettualità e una struttura-pensiero di gran lunga più omogenea!

Non era una scuola di produzione ;era una scuola di “contemplazione” volta a definire lo “stato dell’Arte” più che l’indotto da industria culturale.

Ma “che volemo fa” quando il consumatore comanda e chiede , il disservizio risponde.

E risponde con quei parametri che oggi nel XXI secolo dettano legge con il loro “essere” easy smart  fashion e tanto busy.

A ragione di verità poi però  sono le stesse persone a lottare contro le intolleranze degenerate dall’eccesso  di lunch brunch o happy hour roba anzitutto nata de-contestualizzata e contaminata al midollo dalla filiera economica dell’ anti-nazionale ( paradosso di inconsistenza datosi che ogni popolo è popolo se nazione anzitutto ) o sbaglio ? E se come diceva Feuerbach “ l’uomo è ciò che mangia“ figuriamoci poi a ciò che studia o fa finta di studiare !?

E allora, riprendiamo in mano quei testi e, non curanti della piacevolezza o appetibilità della copertina, iniziamoli a sfogliare, a studiare con quel sistema che trascende il marchio o il design.

Iniziamo a formare una vera coscienza critica basata sui contenuti non sugli slogan; ridiamo ampio respiro ad una scuola di formazione dell’ individuo ma nella comunità, organismo che trova il suo punto di incontro comune proprio in un’Istituzione che ne garantisce la sopravvivenza e le libertà di ogni singolo componente, stabilendo un linguaggio ed un’etica comune  ad un popolo di cui è necessario riconoscere la storia, la cultura e le radici.

Solo così si potrà arrivare ad una convivenza civile .

Solo la scuola può arrivare a questo: perché essa ha e deve avere il ruolo di forgiare spirito, indole, temperamento della futura classe dirigente seguendo il precetto sempre valido della piantina che va raddrizzata da piccola attraverso un sistema di educazione comune che non premi o inneggi alla furbizia ma all’intelligenza e all’onestà intellettuale, ovvero al merito.

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