L’ideologia liberista: un mostro

 

L’ideologia liberista: un mostro

Alcune ideologie sono state dei mostri, ma sicuramente il liberismo con la sua logica materialista ed economicista è stata la più aberrante e, purtroppo, è la logica uscita vincente dal catastrofico conflitto mondiale nel 1945.

E’ grazie a questa dottrina economica, elevata al rango di ideologia, che si sono realizzate le più orrende trasformazioni della società attuale.

L’uomo, prima di essere un soggetto economico, è anima sociale che manifesta la propria eticità con il senso della comunità e lo spirito della solidarietà; egli dovrebbe incarnare i propri valori fondamentali che hanno fatto sì che diventasse l’essere vivente creativo le cui testimonianze sopravvivono nel tempo.

Come può una dottrina economica regolare i rapporti tra esseri dotati di tale senso etico?

Come riesce a coniugarsi la molteplicità delle potenzialità umane con la rigidità asettica e priva di valori (che non siano monetari) delle leggi di mercato?

Il liberismo è una dottrina economica che considera l’uomo esclusivamente nei suoi rapporti economici, che devono essere assolutamente liberi e svincolati da qualsiasi intervento esterno ed in particolare da parte dello stato e la cui regolamentazione è data esclusivamente dalle leggi del mercato.

Questa dottrina, come dicevamo, con la fine del secondo conflitto mondiale, con il trionfo dei carri armati inviati contro le nazioni ed i popoli europei da Wall Street e dalla City di Londra e con la complicità delle armate comuniste sovietiche, è diventata un’ideologia osannata in tutto il mondo dai media espressione dei trionfatori. Nei decenni successivi tutto questo si è andato perfezionando ed è stato imposto come stile di vita e come metodo per misurare il valore degli uomini.

Oggi è ormai diventato normale giudicare gli uomini per la quantità di ricchezza che possiedono, a prescindere dal modo in cui l’hanno accumulata: più si è ricchi e più si è stimati, più si possiede e più si è importanti. Poi se le ricchezze sono frutto di furto, spaccio di droga, omicidio, truffa, speculazione finanziaria sulla pelle di altri esseri umani poco importa: chi ha molto denaro vale e conta e chi non possiede nulla non vale e non conta nulla, come dimostra la macelleria sociale che viene messa in atto in questi ultimi anni dai governi liberisti di destra e di sinistra in Italia.

Lo stesso discorso si ripropone per gli stati, dove non conta la storia, non conta il patrimonio culturale, non contano le capacità creative dei popoli ma conta soltanto un indice assurdo, che doveva essere provvisorio e che gli stessi “scienziati” dell’economia considerano impreciso :il P.I.L., prodotto interno lordo. Per questo indice balordo, l’Italia, che da sola detiene, secondo le indicazioni dell’UNESCO, tra il 60 ed il 70% dei beni culturali del mondo intero, non vale niente perché il suo PIL, grazie alle politiche suicide dei governanti traditori e venduti, tranne alcune eccezioni, che si sono succeduti dal 1945 ad oggi, è sceso a livelli infimi.

Non ho mai giudicato gli uomini e le nazioni per ciò che possedevano ma ho valutato gli uni per le loro qualità morali, per lo stile, per il coraggio, la generosità, l’altruismo, lo spirito di sacrificio, il senso di appartenenza, per ciò che hanno saputo dare e lasciare, non come eredità materiale, ma come insegnamento per una crescita delle generazioni successive, e ho rispettato le nazioni per ciò che hanno rappresentato nella storia e per il solco che hanno lasciato nell’umanità del futuro.

Come si può imbrigliare tutto questo nelle rigide forme delle leggi di mercato? Come possiamo pensare che tutto ciò che è stato creato dall’umanità nel tempo non valga nulla e conti solo cosa sai produrre nel presente? Tutto ciò è antistorico ed antiumano, lo definirei, con linguaggio cattolico, demoniaco o con linguaggio tradizionale, tellurico, lunare.

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