Nietzsche e il Canto della notte

 

Nietzsche e il Canto della notte

[In foto di copertina: Edvard Munch, ritratto di F. Nietzsche ]

“ Su la Piazza Barberini si apre il ciel, zaffiro schietto. Il tritone di Bernini leva candido il suo petto”. ( Gabriele D’Annunzio)

Maffeo Vincenzo Barberini, fiorentino di nascita, romano d’azione, alla sua elezione a Papa, nel 1623, scelse il nome di Urbano VIII, il VII era durato sul soglio solo 13 giorni, un record imbattuto, la sua fu una scelta coraggiosa contro ogni scaramanzia.

Fu un Papa tosto in applicazione della Controriforma, attento a riconquistare territori alla sua  Chiesa ( si riprese l’Atene marchigiana di Urbino), si macchiò del processo a Galileo ma fu uomo di vasta cultura umanistica  cimentandosi in carmina latini, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Ape Attica”.

Passerà alla storia quale mecenate del barocco romano chiamando a suo servizio la stella di G. L. Bernini “…huomo raro e nato per disposizione divina…”, buon per l’artista che teneva famiglia con tante bocche da sfamare ( ebbe nove figli dalla moglie Caterina Tezio). Nel 1642 decise di far stincare una vecchia vigna prospiciente la domus di famiglia dando un più dignitoso arredo urbano a quell’ampio spazio ponendovi al centro una fontana “come pubblico ornamento della città”.

L’opera fu affidata al suo poliedrico artista ma senza spreco di soldi, niente marmi pregiati solo il travertino. Il tema scelto dal Papa fu pagano anzi ecumenico con le grandi tradizioni sul diluvio universale, fu scelta la versione di Ovidio descritta nel I libro delle Metamorfosi ove scrive: “Nettuno, il re dell’oceano, placò dolcemente le acque e chiamò a se il ceruleo Tritone che emergeva dal profondo con le spalle coperte di incrostazioni marine: gli ordinò di soffiare nella buccina risonante per richiamare ormai con quel segnale i flutti e i fiumi. Tritone prese anche allora la tromba e soffiando con forza suonò la ritirata come gli era stato comandato. Subito l’avvertimento raggiunse tutte le acque della terra e del mare e, ovunque giunse, ottenne che si sedassero.”

Il tritone era una creatura zoomorfa, metà uomo, metà pesce, abitante dei fondali marini, emerse allo scoperto portatovi da una grande vulva aperta, si rizzò come un suonatore di tromba soffiando a gote gonfie  nel buccino emettendo il segnale di ritirata delle acque, la vendetta degli dei, per le malvagità umana era finita, mari e i fiumi rientrarono nei propri letti. Lo stemma della famiglia Barberini posto sotto la grande conchiglia  firma la simbologia dell’opera restauratrice del Papa. Dopo gli sconquassi della Riforma c’era da applicare la risposta della Chiesa col Concilio tridentino, era ora che il popolo dei fedeli  tornasse quieto gregge nell’alveo dell’autentica dottrina.

Il 24 aprile del 1882 F. Nietzsche giunse a Roma dalla Sicilia, su invito della sua amica scrittrice Malwida von Meysenbug, per farvi la conoscenza d’una ventunenne russa Lou von Salome di S. Pietroburgo ch’era nell’Urbe per trovar giovamento alla tisi che l’affliggeva. Malwida aveva sponsorizzato questo incontro perché in quella ragazza colta, indipendente quanto ribelle aveva individuato l’erede del pensiero dell’amico Friedrich. L’appuntamento fu  nella basilica di S. Pietro, ne nascerà non solo un sodalizio intellettuale ma molto di più, Nietzsche s’innamorò perdutamente della scrittrice arrivando al punto di chiederla in sposa, subendone però un amarissimo diniego. Comunque in quell’aprile dell’82 il filosofo di Röcken prese alloggio in piazza Barbrini al civico 6, ospite d’ un amico, in Ecce homo scrisse quanto segue:

“Su una loggia in alto, sopra la citata piazza

da cui si ha una visione di Roma

e si sente giù in basso il mormorio della fontana,

è nato il più solitario canto che sia stato mai creato.

Il Canto della notte”.

[In foto: G. L. Bernini, fontana del Tritone, Roma]

Quell’acqua soffiata nel buccino dal Tritone sarà per lui fonte di ispirazione sublime per vergare appunto il suo Canto Notturno nella seconda parte del Così parlò Zarathustra, la canzone più solitaria che sia mai stata composta”. Quella fontana del Bernini creava l’atmosfera di un’ora sacra nella magica della notte. Nietzsche si identifica nel Tritone ma quell’acqua pura delle sorgenti, zampillante dal profondo degli abissi finiva col ricadere inutilmente sul dio marino stesso,  “Oh infelicità di tutti i donanti!”, rifletté con mestizia.

 

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