L’aeropittura di Sibò

 

L’aeropittura di Sibò

Dal 10 maggio al 30 settembre 2018 presso la Galleria “Futurism & Co”, in via Mario de Fiori n. 68 Roma, si celebra la città, la più importante, nata dalla bonifica delle paludi pontine: Littoria, ma, soprattutto, si celebra una delle figure più importanti e, fino a pochi mesi fa, meno conosciute a cui Littoria deve il suo sviluppo: Pierluigi Bossi, in arte Sibò.

Pierluigi Bossi, nato nel 1907 Milano, si trasferì ancora adolescente con la famiglia ad Abbadia S. Salvatore. Nel 1934 il lavoro da tecnico lo portò a Littoria, fondata appena due anni prima e, da capo sezione dell’ufficio tecnico, fu uno strettissimo collaboratore di Oriolo Frezzotti, redattore del primo piano regolatore della città. L’anno seguente, Sibò, progettò l’odierna piazza del Popolo, e i suoi giardini ma fu anche uno dei protagonisti della creazione della Galleria Civica, inaugurata nel 1936 alla presenza di Mussolini, che raccolse più di 400 opere donate da tutta Italia, alcune di artisti di grandissimo pregio, andate quasi del tutto disperse dopo la guerra e che oggi, grazie al tenace lavoro dell’amministrazione, si sta tentando di recuperare.

La mostra celebra la nascita di Littoria, la visione del mondo dall’alto, secondo i dettami dell’aeropittura, l’intervento dell’uomo che sa modificare l’ambiente, ma anche, e soprattutto, il gesto artistico di chi ha lasciato un segno tangibile in quel contesto urbano: Sibò.

Pierluigi Bossi, che proprio Filippo Tommaso Marinetti in persona ribattezzò futuristicamente Sibò, si dedicò negli anni Trenta a questa lettura “trasformativa” del paesaggio. All’aeropittore di origine milanese, la Galleria Futurism & Co di Roma rende omaggio con la mostra “Littoria – Sibò”, che presenta 20 sue opere affiancate da quelle di altri tre grandi nomi del Futurismo, Enrico Prampolini, Tato e Renato Di Bosso. “Bossi – dice Giancarlo Carpi, curatore della mostra e del catalogo – fu un pittore originale se paragonato agli altri aeropittori. In lui l’aeroplano condivide il carattere ‘animato’, ponendosi, dentro un’altra categoria estetica dell’aeropittura che è quella della personificazione, analogia diretta tra parti del mezzo meccanico e parti del corpo umano. I suoi aeroplani sagomati evocano ‘squadre’, perché prendono parte al tema ricorrente dei suoi quadri: l’edificazione della città nuova, di Littoria, di Sabaudia, di Aprilia. Non saranno questi aeroplani ‘trasfigurazioni’ di uomini al lavoro nella costruzione della città?”.

 A Latina, che gli ha dedicato una grande mostra lo scorso dicembre, Bossi restò per quasi 20 anni prima di trasferirsi. E’ morto nel 2000 a Proceno (Viterbo), dove è sepolto. I quadri di Sibò sono un tripudio di colori, linee geometriche degli edifici che, come in “Dalle paludi alle città nuove” del 1936, si alternano a quelle dei campi coltivati, tra richiami a vanghe e mezzi agricoli, al Circeo, e la presenza costante di ali e sagome di aerei in virata. “Le opere di Bossi – osserva Carpi – hanno un ‘disordine orchestrato’, che può tenere insieme fughe prospettiche ben evidenti, passaggi da una prospettiva multipla a una prospettiva naturalistica. La visione dall’alto di Bossi è trasformativa, non contemplativa e lirica”.

 Non meno importante – sottolinea il curatore – è lo sguardo cosmico di Sibò che si muove verso una idea del nuovo e dell’ “alieno”. Il suo “Dall’agro al cosmo” del 1938 potrebbe aver influenzato Enrico Prampolini che l’anno seguente dipinse “Bonifica cosmica”, esposto nella mostra. Dai luoghi della bonifica pontina lo sguardo punta, quindi, a un obiettivo più ampio e ambizioso, alla conquista futura dello spazio, quasi a voler saldare la colonizzazione del territorio a quella dell’universo profondo. “Il passato – scrisse parlando di sé – è sempre dietro di me dimenticato, solo piccoli spazi di ricordi senza tempo: Il tempo è quello che deve venire”.

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