Lo spirito del legionario

 

Lo spirito del legionario

Non c’è da meravigliarsi se il mondo moderno sacrifica l’élite alla massa, la qualità alla quantità, realizzando una storia come puro divenire di cui si può, come ha fatto Fukuyama, preconizzarne addirittura la fine.

La storia moderna è passata dal mondo differenziato e qualitativo al mondo guerriero-feudale alle rivoluzioni borghesi all’affermazione del cosiddetto Quarto Stato, ovvero il mondo materializzato delle masse, per giungere allo stato liquido attuale. Il recupero di un pensiero forte, tutt’uno con uno spirito forte, può passare attraverso quello che Evola chiamava lo spirito del legionario. Non casualmente, infatti, le grandi guerre hanno prodotto una trincerocrazia dalla quale sono nati i tentativi di rinascita.

Oggi però le grandi guerre non coinvolgono più le società europee perché non ne esprimono più lo spirito; oggi le guerre sono di mero interesse economico e per combatterle è adatto il combattente per interesse, il mercenario, il contractor. Occorre, di conseguenza, trasferire lo spirito del legionario in tempi di pace, sia pure apparente; occorre tradurlo negli atti e nei gesti della vita quotidiana, anche quelli che sembrano banali e insignificanti, in modo da abituare lo spirito al disprezzo o almeno all’indifferenza verso quei beni che sono così inutili e così indispensabili agli uomini indifferenziati della massa.

Lo spirito legionario applicato alle minime cose consentirà di declinare la vita nei termini della dignità imperiosa, in forza calma e controllata nei gesti e nelle parole: consentirà di affrontare i ritmi velocissimi della contemporaneità, ma sempre affrettandosi con lentezza, secondo il motto latino del festina lente. Così questo spirito sarà pronto in caso venga chiamato a reimpostare il mondo e nel frattempo consente di minare dall’interno le forze che hanno sovvertito la realtà della vita.

Ma cos’è lo spirito legionario? È innanzitutto stile, non ha nulla di intellettualistico: è un’estetica che si riempie di contenuti etici; è sì cultura, ma cultura al servizio della vita. È stile di vita caratterizzato da mancanza di vanità, dal virile gusto dell’azione impersonale compiuta non perché conviene, ma perché intrinsecamente importante; non è un atteggiamento ascetico, ma riconoscimento delle giuste gerarchie per cui ciò che è materiale deve essere secondario rispetto allo spirito. È riconoscimento del posto conforme alla propria natura e quindi autovalutazione dei limiti e delle possibilità di sviluppo. Lo stile legionario, in definitiva, è essenzialità; è consentirsi il lusso di avere un carattere. È gusto della durezza verso se stessi; è darsi la misura più difficile per misurarsi.

È amare lo sforzo che è necessario per sviluppare se stessi e amare questo sforzo tanto più quanto esso è grande.

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