APPROFONDIMENTI: l’Europa “deve accettare” le migrazioni di massa
Dopo il fallimento del recente vertice sulle migrazioni svoltosi a Lussemburgo, dalle Nazioni Unite è partita alla grande la controffensiva dei mondialisti, quelli che hanno sempre predicato la necessità di accogliere le masse dei migranti e che si sono fatti promotori della sostituzione etnica delle popolazioni in Europa.
L’occasione è stata quella di contrastare le decisioni che vengono espresse in Europa da alcuni Stati, contrari all’accoglienza delle masse di migranti e diventa incombente per l’ONU preparare un piano per influire sulle decisioni che si dovranno prendere in Europa.
Il problema delle migrazioni si trova al centro delle questioni dell’Unione Europea. Come sappiamo, il 5 giugno a Lussemburgo si era tenuto il vertice dei ministri degli Interni dell’Unione europea per discutere di immigrazione e della riforma del regolamento di Dublino, il sistema comune europeo sull’asilo. Il vertice si era risolto in un completo fiasco e le delegazioni non avevano trovato alcun accordo sulla bozza di proposta presentata dalla Bulgaria che era stata giudicata da molti notevolmente peggiore rispetto a quella della Commissione europea e soprattutto in confronto a quella approvata il 27 novembre dal Parlamento europeo con una larga maggioranza.
I paesi che hanno respinto la riforma, oltre all’Italia con il nuovo Governo Conte-Salvini, sono stati la Spagna e i paesi del gruppo di Visegrád. Si sono espressi negativamente anche Germania, Austria, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca. Nessun accordo sul principio di ripartizione dei richiedenti asilo all’interno dello spazio europeo, un principio che è stato inserito dall’Agenda europea sull’immigrazione nel 2015 e rifiutato dai paesi dell’Est a cuo si sono uniti altri paesi come l’Austria e la stessa Italia. Tanto meno sugli obblighi di accoglienza di lungo periodo per i paesi approdo dei migranti, come Italia e Grecia.
La ministra svedese, paladina dell’immigrazione, Hélène Fritzon, per l’occasione ha dichiarato: oggi c’è un clima politico più duro” che complica la situazione, ha riconosciuto, riferendosi in particolare al nuovo governo italiano.
La posizione italiana non è l’unico problema, aveva sottolineato il segretario di stato tedesco Stephan Mayer, osservando che “in altri paesi c’è un’opposizione ancora più forte”. Salvini aveva commentato l’esito della discussione dicendo: “Oggi per noi è una vittoria, abbiamo spaccato il fronte”.
Matteo Salvini, neo ministro dell’Interno, aveva detto di sentirsi vicino alle posizioni del presidente ungherese Viktor Orbán: “Mi ha telefonato Orbán: insieme a lui cambieremo le regole di questa Europa”, aveva detto Salvini.
I funzionari delle Nazioni Unite che si occupano del Dipartimento Migrazioni (OIM) hanno subito espresso il loro rincrescimento, se pure al momento in maniera riservata.
Tutti ricordano la relazione presentata all’inizio di quest’anno dal Segretario Generale ONU, António Guterres, sulla gestione dei processi migratori, il quale aveva proclamato che gli stati membri delle Nazioni Unite dovrebbero prepararsi a grandi movimenti migratori.
Non è un mistero che l’Organizzazione delle Nazioni Unite è uno dei massimi organismi promotori e favoreggiatori delle migrazioni e delle sostituzioni etniche delle popolazioni europee: il segretario Generale, António Guterres, non nasconde di voler gestire e influenzare le migrazioni, in particolare quelle dall’Africa verso l’Europa. Tutto questo programma, ovviamente, è rivestito con parole graziose sulla necessità di fornire aiuti umanitari, e anche giustificato dai benefici che il reinsediamento delle popolazioni migranti deve dare alle economie di determinati paesi (secondo i teorici delel Nazioni Unite).
Tuttavia, nella realtà, questo significa solo una cosa: l’Europa e l’intero mondo occidentale devono prepararsi all’alluvione di masse di africani.
Attualmente, circa 1,3 miliardi di persone vivono in Africa e entro la fine di questo secolo saranno il 350% in più, ovvero 4,4 miliardi. È ovvio che il continente, i cui abitanti non sono in grado di nutrirsi da soli, per non parlare di raggiungere un livello adeguato di urbanizzazione e industrializzazione, non può far fronte a un così marcato aumento demografico. L’ONU ha quindi avuto l’idea di far reinsediare gli africani in Europa e nei paesi altamente sviluppati negli altri continenti.
Già alla fine del 2016, poco dopo la sua elezione a Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres si era palesato come un fervente promotore del mondialismo e della visione multiculturale, tanto che aveva dichiarato: “Dobbiamo convincere gli europei che la migrazione è inevitabile e che le società multietniche e multireligiose creano ricchezza”.
Si può presumere quindi che l’obiettivo fissato dall’ex commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (A. Guterres ha svolto questa funzione da giugno a dicembre 2015), sia favorevole nel promuovere le migrazioni, dargli un quadro giuridico e gestirlo globalmente.
Il primo importante passo verso la formalizzazione di questo fenomeno è stata la creazione del rapporto “Making Migration Work for All”, che afferma senza mezzi termini che gli stati-nazione devono cessare di esistere. Il documento afferma che la migrazione sarebbe vantaggiosa per tutti. Ed apporta benefici … ai migranti da soli (che oltre a essere ospitati in appartamenti a spese dei paesi accoglienti vivono di diritti immeritati) piuttosto che alle popolazioni autoctone dell’Europa della classe media che deve lavorare per guadagnarsi da vivere per se stessi e la loro famiglia, pagare la loro casa e, inoltre, fornire sostentamento per milioni di nuovi arrivati. Una mano d’opera disponibile per lo sfruttamento, che ha l’effetto di abbassare i salari medi dei lavoratori autoctoni.
La posizione espressa da Gutteres durante la presentazione di questo rapporto doveva far rizzare i capelli. L’analisi del discorso del segretario delle Nazioni Unite implica una semplice conclusione: le migrazioni saranno ancora più grandi, noi alti funzionari dell’ONU la gestiremo, e voi (Paesi e società europee) dovrete adattarvi a questa ed alle sue conseguenze: “La sfida fondamentale è massimizzare i benefici di questa forma di migrazione ordinata e produttiva, eliminando gli abusi e i pregiudizi che rendono la vita infernale per una minoranza di migranti”. Sosteneva Guterres e proseguiva “Gli Stati hanno bisogno di rafforzare lo stato di diritto alla base di come gestiscono e proteggono i migranti – a beneficio delle loro economie, delle loro società e dei migranti stessi”.
La dichiarazione ad uso di propaganda secondo cui le migrazioni apportano benefici sociali ed economici è diventata così profondamente radicata nei media e nella retorica mondialista che alcune persone hanno iniziato a crederci. È un peccato che queste dichiarazioni non siano supportate da nessun calcolo o seria analisi.
“La migrazione è un fenomeno globale positivo. Alimenta la crescita economica, riduce le disuguaglianze, collega società diverse e ci aiuta a cavalcare le ondate demografiche di crescita e declino della popolazione “.
Secondo una ricerca condotta dalla fondazione ungherese Századvég, la migrazione di massa è percepita dai cittadini di tutti i 28 paesi dell’Unione Europea come una minaccia per l’economia dell’UE, per il livello dei salari medi, per il patrimonio degli Stati membri e la presenza di individui com cultura ed usi alieni del Terzo mondo si ritiene che rappresentino un pericolo per la sicurezza pubblica delle città. I fatti accaduti in Svezia, in Francia, in Belgio, stanno lì a dimostrarlo.
La stragrande maggioranza, ben il 68%, teme l’afflusso di migranti dal Nord Africa. Per il 70% degli abitanti del Vecchio Continente, il crescente numero di musulmani è una seria minaccia, mentre solo l’8% afferma che questo problema non è un problema. I cittadini dei paesi europei hanno paura dell’aumento della criminalità e dei successivi attacchi terroristici. Più della metà degli intervistati ritiene che gli immigrati vengano in Europa principalmente per ragioni economiche, cioè sono attratti da un alto livello di benefici sociali. Il 57% degli intervistati ritiene che l’afflusso di immigrati dall’Africa e dal Medio Oriente cambierà la cultura del proprio paese e il 73% afferma che il sostegno finanziario per i migranti costituirà un serio onere per i bilanci statali. Il 61% crede che l’afflusso di persone dal Terzo Mondo indebolirà l’economia dell’UE.
I processi negativi che accompagnavano il reinsediamento delle persone sono stati, tuttavia, del tutto ignorati dall’ONU e trasferiti in paesi che non sono in grado di far fronte a questo fenomeno:
Il rapporto distorce completamente la natura delle minacce alla civiltà europea e sottovaluta anche l’importanza dell’omogeneità, del mantenimento delle identità culturali delle popolazioni, respingendo interamente il vantaggio offerto dagli stati nazionali. Le Nazioni Unite sottolineano che la diminuzione delle popolazioni è un pericolo per l’Europa e Antonio Guterres suggerisce che il collasso demografico può essere sanato reimpiantando il surplus di popolazione dall’Africa. Entro la fine di questo secolo, il numero di europei indigeni ammonterà a meno di un quarto di miliardo, mentre ci saranno quasi 4,4 miliardi di africani. La società di accoglienza, secondo il Segretario generale delle Nazioni Unite, non ha il diritto di pensare che le migrazioni siano un fenomeno negativo: “Può essere visto anche nell’impatto politico della percezione pubblica che vede erroneamente la migrazione come fuori controllo. Le conseguenze includono maggiore sfiducia e politiche che mirano più a fermare che a facilitare il movimento umano “.
Inoltre, l’Organizzazione internazionale per la migrazione, che ha partecipato ai lavori su questo rapporto, afferma sul suo account Twitter che “la migrazione è un fenomeno inevitabile, desiderabile e necessario”. La domanda sorge spontanea: chi vuole migrare e chi lo ritiene necessario? Certamente non gli abitanti dei paesi a cui i presunti rifugiati si stanno trasferendo.
Il rapporto dell’ONU afferma inoltre che:
-la migrazione è inevitabile, quindi deve essere adeguatamente organizzata e l’ONU fornisce indicazioni su come gestirla;
-gli stati nazionali devono adattarsi all’ammissione dei migranti in conformità con le linee guida dell’ONU;
-le società dei paesi sviluppati devono abituarsi ad avere i loro paesi inondati di masse di migranti.
I poteri globalisti stanno cercando di convincerci dei presunti benefici delle migrazioni di massa e del reinsediamento degli africani in Europa. La realtà contraddice il pio desiderio. Sempre più spesso, i cittadini dei paesi ospitanti hanno paura di lasciare le loro case per non parlare del fatto che una parte maggiore dei loro guadagni viene utilizzata per assistere i nuovi arrivati. Siamo anche giunti al punto in cui la negazione degli aspetti positivi della migrazione è considerata come razzismo e xenofobia, e al fatto che se qualcuno vuole vivere in uno Stato a una nazione identitaria, questi è etichettato come nazionalista, con un termine utilizzato in modo dispregiativo.
Il fatto saliente è che il piano dell’ONU viene appoggiato da tutti i grandi organismi finanziari, dal FMI alla Banca Mondiale, alla Goldman Sachs ed ai finanzieri e speculatori come George Soros. Questo fa insospettire coloro che sono critici verso questo piano.
Un afflusso massiccio di cosiddetti “rifugiati” nel Vecchio Continente non è per nulla percepito dai suoi abitanti come un fenomeno che “arricchisce culturalmente” e che avrà anche un impatto positivo sull’economia. Tuttavia, le organizzazioni globali non ne tengono conto e lavorano per far rispettare il loro piano per creare una società eterogenea a livello nazionale e religioso, dove la tradizione nazionale e l’identità culturale non sono desiderabili.
Si comprende che dietro questo fenomeno, che non è affatto spontaneo come vogliono far credere, si nascondono precisi interessi e volontà di annientamento degli Stati Nazionali. La sensazione dell’inganno, nonostante la massiccia propaganda alimentata da tutto il sistema dei media e dalle campagne delle organizzazioni mondialiste, inizia a diffondersi fra le popolazioni europee e il piano viene respinto dal basso, dai ceti più esposti alle conseguenze negative delle migrazioni.