Il Polo euroasiatico procede inarrestabile

 

Il Polo euroasiatico procede inarrestabile

A Vladivostok nei giorni scorsi (11-13 settembre) si è svolto il 4 ° Forum economico orientale che ha fornito l’occasione per un incontro di alto significato tra il presidente russo Vladimir Putin e i leader di Cina e Giappone, il presidente Xi Jinping e il primo ministro Shinzo Abe, nonché con il presidente della Mongolia e della Corea del Sud. Lo stesso Forum è nato da un’iniziativa del Cremlino volta ad intensificare la cooperazione economica tra la Russia ed i suoi partner asiatici, nelle circostanze in cui la cooperazione con l’Occidente, che era stato per anni il principale partner della Russia dagli anni ’90, è stata ridotta dalle sanzioni.

Non tutti hanno compreso l’importante indicazione che proviene da questo incontro e gli sviluppi che potranno derivare dalle nuove intese che si vanno definendo nel grande continente euroasiatico. I media occidentali hanno appena fornito la notizia come se si fosse trattato di una riunione di routine distante e lontana dalle grande capitali del mondo che conta.

Nel concreto il Forum è stato caratterizzato dalla sottoscrizione di importanti accordi di cooperazione economica principalmente tra i due giganti asiatici, Russia e Cina, come il prestito di 12 miliardi di yuan (1,7 miliardi di dollari) tra la Banca di sviluppo statale cinese e la banca statale russa Vneshtorgbank; un accordo tra la Russia Kamaz e la Cina Weichai Power per creare una società comune per la produzione di motori nello stabilimento di Kamaz nella regione di Yaroslavl; e un accordo tra il gigante cinese di vendite online Alibaba e le società russe MegaFon Mail.ru Group e il Fondo di investimento diretto russo per costituire una società commerciale su Internet, Ali-Express Russia, del valore di circa 2 miliardi di dollari.

Questi accordi confermano il ruolo dominante della Cina nella politica asiatica della Russia: è la parte cinese che concede prestiti e know-how sul mercato russo. Da parte sua la Russia sta avviandosi a concludere contratti per la fornitura di gas alla Cina, attraverso la cosiddetta rotta occidentale (dai depositi della Siberia occidentale) che andranno ad alimentare le necessità del gigante cinese affamato di energia.

Nel frattempo la crescente importanza per Mosca della cooperazione militare con Pechino è resa evidente dallo svolgimento, in contemporanea con il forum, delle esercitazioni militari Vostok 2018, svoltesi l’11-17 settembre e che Mosca ha “pubblicizzato” come le più grandi esercitazioni della Russia sin dai tempi degli esercizi Zapad-81 del Patto di Varsavia. Si suppone che abbiano partecipato circa 300.000 soldati.

Questi sviluppi nella cooperazione economica e militare fra i due colossi lasciano intendere che stiamo assistendo ad un decisivo cambiamento di equilibri che investe l’Asia ma che riguarda lo scenario mondiale.

D’altra parte il contesto per cambiare l’ordine della politica mondiale non era mai stato più adatto di adesso soprattutto perché il dominio egemonico di Washington si trova in una fase di indiscutibile declino che viene subito riempito dalla capacità del blocco Russia-Cina non solo di integrare il mondo nel nuovo ordine multipolare, ma anche di guidare le regioni dominate dal conflitto verso la pace e la stabilità.

Per Pechino, la presenza di Xi Jinping a Vladivostok, così come la partecipazione dei soldati cinesi alle esercitazioni Vostok, rappresenta la volontà di approfondire le relazioni con Mosca.

Pechino sta lavorando per migliorare le capacità tattiche dei suoi reparti militari e riformare il processo di addestramento per i soldati. La Russia sembra essere l’unico paese con adeguate conoscenze pronto a condividerle con le forze armate cinesi.

Il messaggio che proviene da Vladivostok appare molto chiaro per gli Stati Uniti e il resto del mondo: la coppia sino-russa sarà quella che guiderà la nuova configurazione regionale e globale, riducendo progressivamente lo spazio per gli Stati Uniti, costringendoli alla fine a ritirarsi.

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