8 settembre [2]

 

8 settembre [2]

Dopo la liberazione di Mussolini – attribuita erroneamente a Otto Skorzeny che non fu altro che uno spettatore autorizzato anche se poi fu bravo a farsi fotografare subito accanto al Duce – Hitler lo ricevette a Rastenburg intrattenendolo in colloqui che Mussolini avrebbe volentieri evitato.

Il Führer voleva che accettasse la guida di un ricostituito Stato fascista nel centro-nord, a differenza delle SS che invece premevano per un governo tecnico affidato a Tassinari, uno degli artefici della bonifica integrale, per avere mano libera in Italia. Hitler era invece convinto che solo un governo politico potesse mobilitare le residue forze italiane in una lotta disperata per l’onore.

Mussolini tentò di sottrarsi al progetto, ritenendo ormai esaurita la sua parabola storico-politica e tra le altre cose disse che se il re e Badoglio si erano assunti la responsabilità di una guerra civile, lui non voleva assolutamente condividerla. Le parole del Duce richiamano la seconda responsabilità che l’8 settembre porta con sé: quella di aver determinato una guerra fratricida che è proseguita, a mano armata, dopo la guerra, e continua nell’impedire che le diverse memorie possano comunque riconoscersi nel fluire della storia nazionale.

Come scriveva Luciano Lucci-Chiarissi con la sua solita lucidità in Esame di coscienza di un fascista, il problema della guerra civile italiana è che nessuno dei contendenti l’ha vinta, al di là delle retoriche politiche, e ciò ha impedito un processo di pacificazione come avvenuto negli Stati Uniti e in Spagna, dove pure ‘sinistri’ segnali di lacerazioni si avvertono.

Mussolini tentò di evitare la guerra civile, sia nei colloqui con Hitler, sia successivamente, quando vietò alle forze fasciste al Sud di compiere atti di sabotaggio; ma se la seconda prospettiva era più facile, con Hitler non ci fu niente da fare. Un po’ perché, come scrive Goebbels nel suo diario, lo stato psico-fisico del Duce non era compatibile per un duello dialettico davvero all’ultimo sangue con il dittatore tedesco, un po’ perché gli argomenti di Hitler erano davvero irrefutabili. Hitler avvertì Mussolini che se non avesse accettato la parte assegnatagli, l’Italia sarebbe stato trattata da Paese occupato e avrebbe subito la sorte della Polonia, anzi avrebbe dovuto invidiarla, perché gli italiani sarebbero stati considerati, senza eccezioni, un popolo di traditori.

Goebbels scrive che finalmente Hitler non sembrava più stregato dalla personalità di Mussolini e che l’ammirazione del Füher per il Duce non sarebbe stata più la pietra angolare della politica tedesca. In altre parole, la Germania avrebbe avuto mano libera in Italia e, come noto, questo significava per il ministro del Reich che tutto ciò che era stato austriaco doveva diventare tedesco. Come avvenne per il territorio delle Prealpi e per il Litorale Adriatico, affidati a Gaulaiter tedeschi; anzi, il Litorale Adriatico venne affidato a un austriaco, Reiner, che riprese la politica del vecchio impero di favoreggiamento dell’elemento slavo a danno di quello italiano. Del resto, al costituito regno di Croazia, Hitler concesse subito la Dalmazia.   

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