Nell’ambito della scelta strategica delineata diventa fondamentale declinare un’idea di stato sociale che crei finalmente i presupposti di pari opportunità fra tutti a prescindere da tutte le distinzioni con particolare riferimento a quelle economiche e finanziarie, principale e autentico elemento di discriminazione ai giorni nostri.
E’ ovvio che ridare voce ai delusi dal circuito neoliberista diventa un imperativo categorico per chi voglia tornare a fare politica. Tutto questo si può ottenere con opportune riforme come lo snellimento burocratico, la detassazione, gli incentivi all’occupazione, la riforma degli ordini professionali, il blocco e regolamentazione della grande distribuzione, l’approvvigionamento consorziato dei singoli e dei piccoli gruppi, la difesa del potere d’acquisto, ma soprattutto con l’uscita dallo schema liberista del profitto ad ogni costo e dello sfruttamento del lavoro. Infatti, non solo bisogna bloccare le privatizzazioni di quel che resta dei nostri beni “nobili”, che poi si trasformano in svendite con l’arricchimento a suon di “mazzette” dei soliti noti, ma bisogna anche nazionalizzare prima e socializzare dopo tutti i mezzi di produzione essenziali allo sviluppo ed alla difesa della comunità nazionale.
Torna quindi di primaria importanza la necessità di una nuova definizione del lavoro che ne rimarchi la fondamentale utilità sociale e la sua sostanziale funzione nell’ambito della crescita delle famiglie e delle comunità, la cui più alta manifestazione è e rimane la Nazione.
Quindi il principale presupposto dello Stato Sociale diventa il benessere dei cittadini e pertanto stride pesantemente con il profitto, dominus della società squallidamente liberista in cui siamo costretti a vivere.
La misura del valore di un uomo non può essere basata su ciò che possiede, in termini economici e monetari, ma su ciò che è capace di trasmettere sul piano dei valori umani e sulle sue capacità creative. Il riconoscimento, anche in chiave economica, del merito di ognuno deve essere garantito e protetto dallo Stato che rappresenta la somma degli interessi di tutta la comunità che, proprio in questo senso, diventa Sociale.
Sono semplici concetti generali di cui si è perso il senso profondo, proprio perché abbiamo abdicato dalla nostra capacità di esseri umani.
Per tali motivi non è sufficiente attuare soltanto quelle riforme di cui abbiamo sommariamente parlato, ma è indispensabile cambiare tutti i presupposti attuali del vivere comune per tornare ad una società equa, sociale e le cui differenze siano marcate esclusivamente dal merito individuale; una società a dimensione umana dove tutti coloro che vogliono possano sviluppare le proprie attitudini, condizionati soltanto dalle proprie libere scelte e dalle proprie capacità.