Moderati: braccio operativo dell’establishment
Ormai il sistema euro riceve un colpo ad ogni elezione a cui i singoli paesi sono chiamati. Degli ultimi giorni è il turno elettorale in Baviera dove l’asse CDU-CSU-SPD subisce una bocciatura cocente e senza appello mentre avanzano le forze dei Verdi ambientalisti oltre che dei borghesi Liberi Elettori baveresi e l’AFD passa da 0 al 10%. Seppur conservando quasi sicuramente la presidenza del Land il partito cristiano-sociale perde, per la terza volta in più di 70 anni di storia, la maggioranza nel parlamento regionale vedendosi così costretto a scendere a patti. È bene tacere quanto riguarda i socialdemocratici tedeschi. Non è mai bello parlar male di un moribondo. Ciò che più conta è che i risultati di queste elezioni locali mettano in crisi il governo Merkel, cuore pulsante dell’europeismo.
Storia non troppo dissimile da quella tedesca avviene in Svezia dove a seguito delle ultime elezioni legislative i tradizionali blocchi di centro-destra e centro-sinistra si trovano ad aver ottenuto l’uno 143 e l’altro 144 con una maggioranza richiesta di 175 su 349. In mezzo a loro il convitato di pietra con cui nessuno vuol parlare dei Democratici Svedesi, formazione di estrema destra avversa alle politiche migratorie degli ultimi anni. Perciò razzisti brutti, sporchi e cattivi. Il primo ministro in carica, il socialdemocratico Lofven, ha tentato di avviare un governo di minoranza in quanto leader del primo partito (nonostante la più brutta flessione negativa della loro storia i socialdemocratici si sono comunque assicurati 100 seggi su 349) venendo però respinto con perdite, per la prima volta nella storia svedese con una sfiducia in parlamento, dalla coalizione di centro-destra e dai Democratici Svedesi affratellati dal desiderio di voler mettere fine alle politiche europeiste e immigrazioniste di Lofven. È stata quindi la volta del capo del Partito Moderato Kristersson che però non è riuscito a sua volta a trovare la quadra della situazione dovendo rimettere il mandato pur con un significativo “per il momento”. Si starà a vedere. Il dato fondamentale è il trend positivo dell’euroscetticismo e quello negativo dell’immigrazionismo.
Ancora una volta dunque le forze di centro-destra, che si definiscano conservatrici o cristiano-sociali, sono state dunque ancora una volta chiamate ad essere il braccio operativo d’emergenza dell’establishment ordoliberale di matrice atlantica nemico del cambiamento ed avverso anche al nuovo corso nazional-borghese intrapreso dai popoli del vecchio continente. Si è sempre sostenuto che un ambiente politico di tipo nazionale e borghese sia il migliore per un’evoluzione in senso comunitario od anche solo verso una più elementare conservazione dello Stato-Nazione. Possibile che forze di centro-destra come Fratelli d’Italia, i Liberi Elettori bavaresi, i Moderati svedesi o i Popolari spagnoli non capiscano che il loro elettorato di riferimento, la media e alta borghesia dei rispettivi paesi, vogliano ed auspichino proprio questa svolta? Possibile che siano così cieche da non riuscire a leggere una situazione geopolitica internazionale, ma in particolare europea, così chiara e lampante? O sono pagati o sono cretini. È bene augurarsi che sia la seconda e meno grave delle due.
Le borghesie nazionali anelano ad un ritorno quasi ottocentesco della funzione protezionistica da parte dello stato della loro attività. E soprattutto anelano ad una fuga da questo modello di Unione Europea disfunzionale e dalle estreme conseguenze. Nella vasca troppo grande rappresentata dal liberismo globalista i pesci piccoli nazionali vengono inevitabilmente mangiati dai pesci grossi dunque è bene rompere la vasca e dotarsi un acquario più piccolo e confortevole dove si è i più grossi e si riesce ad avere sempre la situazione sotto controllo.
Personalmente non mi opporrei a questa svolta miglior preludio possibile ad una virata rivoluzionaria. Che lor signori sappiano però che quando arriverà il nostro momento anche quelle acque placide si tingeranno di rosso.