Le tentazioni dell’Arcangelo [3]
Ancora nel 1937, intervistato per «Buna Vestire», insieme ad altre personalità di spicco della cultura romena in merito ai motivi che portavano a credere in una vittoria legionaria nelle prossime elezioni, Eliade dichiarò: «Credo in questa vittoria perché, soprattutto, credo nella vittoria dello spirito cristiano. Un movimento che trae origine e alimento dallo spirito cristiano, una rivoluzione spirituale che combatte specialmente il peccato e il disonore non è un movimento politico. È una rivoluzione cristiana… Credo nel destino del popolo romeno. Ecco perché credo nella vittoria del movimento legionario… Credo nel destino della nostra nazione. Credo nella rivoluzione cristiana dell’uomo nuovo. Credo nella personalità, nella libertà e nell’amore. Per questo credo nella vittoria del movimento legionario, in una Romania fiera e potente, in un nuovo tipo di vita che trasformerà le ricchezze dell’anima romena in valori spirituali universali».
Un’autentica e appassionata professione di fede, che identificava il fascismo romeno come forza spirituale, che coincideva con la candidatura di Eliade nel cartello legionario Totul pentru Tzara, dove risultava peraltro eletto in quel parlamento sciolto subito per la vittoria legionaria. Dopo la condanna di Codreanu nel 1938, Eliade venne arrestato e passò sei settimane nelle prigioni dei servizi di sicurezza. Calinescu gli offrì la libertà in cambio di una pubblica dissociazione che, insieme ad altre, sarebbe servita a screditare il movimento. Eliade rifiutò e nei diari scrisse che riteneva inconcepibile dissociarsi dalla sua generazione nel pieno del terrore, quando venivano perseguitati degli innocenti.
Nel carcere di Miercurea Ciuc improvvisò corsi di storia delle religioni, su Gandhi e il nazionalismo indiano. Interessante un brano del suo diario dove ricorda la vita con i camerati prigionieri insieme a lui: «la sera, la preghiera collettiva si chiudeva con un impressionante – Dio è con noi! Cantato da trecento voci. Per un’ora di seguito, sia di giorno che di notte, un detenuto leggeva la Bibbia o pregava in un’apposita stanza della preghiera, interrompendosi solo all’arrivo del sostituto. Poiché era tra le tre e le cinque del mattino, naturalmente, che più si faticava a stare svegli, numerosi camerati chiedevano di essere iscritti proprio per quelle ore… Più tardi, quando la tragedia fu consumata, rimasi positivamente affascinato nello scoprire la stessa fede incrollabile nei rari sopravvissuti ai massacri».
Eliade venne trasferito in sanatorio in seguito a tubercolosi il 25 novembre 1938; nella notte tra il 29 e il 30, Codreanu e altri tredici legionari venivano strangolati e poi colpiti alle spalle per simulare un tentativo di fuga. Si tentò poi di sciogliere i cadaveri nell’acido.