Le tentazioni dell’Arcangelo [7]

 

Le tentazioni dell’Arcangelo [7]

Nae Ionescu fu inizialmente vicino alla linea politica di Carol II, del quale stava per diventare consigliere senza riuscirvi per l’opposizione della camarilla del sovrano e in specie della sua amante ebrea Magda Lupescu, ma se ne allontanò dopo un viaggio in Germania nel 1933, dove rimase impressionato dai risultati del regime nazionalsocialista.

Ionescu auspicò un’analoga rivoluzione nel proprio Paese e non poté che guardare con simpatia al movimento legionario al quale, dopo la persecuzione terroristica del governo e l’arresto di undici mila militanti, mise a disposizione il suo giornale, «Cuvintul». Dopo l’uccisione del capo del governo Ion Duca, a opera di un comando legionario che intendeva con tale gesto vendicare le persecuzioni, il giornale di Ionescu dovette sospendere le pubblicazioni, mentre lui veniva arrestato e incarcerato a Jilava, senza che fosse formulata nei suoi confronti nessuna accusa; rilasciato dopo le elezioni divenne testimone a discarico nel processo contro i cosiddetti Nicador, acronimo formato dalle prime lettere dei tre esecutori della sentenza di morte nei confronti di Duca: Nicolae Constantinescu, Caranica Ion e Doru Belimace.

Durante il processo, Ionescu dichiarò dinanzi ai giudici che auspicava per i suoi due figli la stessa educazione che veniva impartita nel movimento legionario. Alla fine della guerra e col sopraggiungere della dittatura comunista, Ionescu venne presentato come una sorta di eminenza grigia del movimento legionario nel quale si sarebbe infiltrato per porlo al servizio delle élites economiche e dei poteri fascisti. In realtà, Ionescu fu inevitabilmente attratto dalla Legione proprio in virtù delle sue stesse idee chiaramente antidemocratiche, espresse negli articoli del suo giornale e in varie conferenze che lo delineano come un uomo di sinistra nella politica sociale e un reazionario d’estrema destra nella prassi politica. Ionescu si dichiarava in attesa di una rivoluzione che coniugasse i due termini e che fosse, in definitiva, la realizzazione di quella che lui definiva la la realtà romena di sempre.

L’ingresso di Nae Ionescu nel movimento legionario comportò, per il filosofo, l’assunzione di un intenso impegno militante con conferenze in tutto il territorio nazionale; impegno che diede risultati immediati con numerose adesioni tra studenti, docenti, professionisti, mentre Ionescu si guadagnava l’ostilità di politici e giornalisti, non solo di sinistra. Gli intellettuali della Legione, invece, erano in costante rapporto con il filosofo, chiedendogli temi di riflessione e di lotta e poiché nel movimento non si faceva nulla senza l’assenso del Capitano, se ne deduce che egli fosse favorevole al ruolo che Ionescu si stava guadagnando.

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