Qualcosa di grande rimane

 

Qualcosa di grande rimane

Esistono i fascisti dopo e senza Mussolini? “Fascisti prima di Mussolini” ha indagato nel suo libro l’amico Rodolfo Sideri. In modo esemplare. Alla ricerca di “padri nobili”, ad esempio il Mazzini e Francesco Crispi (date le letture dell’infanzia, di formazione, ho apprezzato il capitolo su Emilio Salgari), per rendere il Fascismo la continuità e il compimento della storia d’Italia. Poi il 25 luglio e l’epilogo tragico di piazzale Loreto.

La camicia nera, il saluto romano sempre più sciatti, da macchiette che si ritrovano, nelle date canoniche, a sfilare per Predappio e rendere omaggio (o scempio?) alla tomba del Duce. E lo dico con tristezza e sincera nostalgia verso quel sedicenne che, in una giornata di settembre, indossò la sua camicia nera prese il treno e la corriera e stese il braccio davanti al sacello ricoperto dalla bandiera della RSI.                                              

Di recente Andrea Cangini, giornalista e attuale senatore di Forza Italia, ha ricordato in esile libro il padre che volle essere sepolto in camicia nera (come vollero il figlio di Enzo Ferrari e Giano Accame prima di lui).                                                                                                     

Martedì 11 gennaio 1955, ore 5,30, nella clinica Sanatrix di Roma muore Rodolfo Graziani, Maresciallo d’Italia e a capo delle FF.AA della Repubblica Sociale. Fra i primi ad accorrere il conte Vanni Teodorani e l’avvocato Arconovaldo Bonaccorsi, già squadrista bolognese, il Conte Rosso a liberare le Baleari durante la guerra civile, poi in Africa Orientale e per anni prigioniero degli inglesi in Kenia. I funerali si terranno nella chiesa di San Bellarmino in piazza Ungheria. (Il ministro della difesa Taviani ha negato la cerimonia a Santa Maria degli Angeli e il picchetto d’onore).  La piazza, le vie adiacenti sono sommerse da una folla composta e commossa di oltre duecento mila persone. Fu l’ultima manifestazione del Fascismo, di popolo, a dieci anni dalla sua fine. “Immenso e rosso”, il braccio teso un unico Presente!.                                       

Anni successivi. Cortei saluti romani Duce! Duce! scandito a squarcia gola, bastoni, quei giovani –io compreso – sono altro con i blue-jeans la coca-cola e la musica dei Beatles. Guerra fredda anticomunismo MSI, irto di equivoci e ambiguità. Gli uomini il tempo le circostanze. Indocina Ungheria l’OAS e l’Algeria; fine anni ’60 il Vietnam il Che in Bolivia le scalinate di Valle Giulia…

E ancora la P38 le bombe il sangue versato dall’una e dall’altra parte sbarre e chiavistelli la latitanza. Tracimati dal gorgo della storia. Orfani. Eppure qualcosa di grande rimane: il Fascismo stile di vita.

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