En Marche!

 

En Marche!

I re della terra che si sono prostituiti e han vissuto nel fasto con essa piangeranno e si lamenteranno a causa di lei, quando vedranno il fumo del suo incendio, 10 tenendosi a distanza per paura dei suoi tormenti e diranno: «Guai, guai, immensa città, Babilonia, possente città in un’ora sola è giunta la tua condanna!». Apocalisse, S. Giovanni, 18 vv 9-10 “

Pensare all’evoluzione di un essere senziente come è quello umano partendo dal riuscire a debellare l’helicobacter pylori o dal riuscire nel XXI secolo a schiacciare qualche tasto in più, è paragonabile a un bambino che gattoni si mette su due gambe. Vitale sì, geniale no.

Se poi a ciò aggiungiamo il fatto che nello schema dei quadrati neri (che dovrebbero essere l’opposto dei bianchi e non negativi come li si intendono) siano finite tutte quelle concezioni che radiosi e grandi periodi hanno fatto della storia dell’uomo, ecco che non possiamo che arrenderci ad una forma di involuzione.

E siamo inevitabilmente ritornati alla concezione del “cambiare tutto per far sì che non muti nulla”.

Ci hanno pensato coloro che, secoli addietro, seguendo quello che potrebbe per noi essere principio opposto a ciò che professiamo, azzardò non solo ad alzare la mano contro il Re attuando la diminutio capitis ma professò gli eterni e condivisibili principii di “Uguaglianza, Libertà e Fratellanza” che le costituzioni contemporanee avrebbero l’ardire di difendere.

E i gilet gialli sono scesi in piazza come i loro predecessori contro la politica smodata e giacobina di “Mensieur Macron” e di coloro che, con la scusa di una terra unica, di una lingua unica e di nessuna frontiera hanno creato ad oggi un netto divario tra popolo e Stati.

Alla faccia del sovranismo cui loro si appellano per definizione addotta descrivendoci come difensori; in questi giorni con una VERA unità di popolo “en marche” si stanno forse cominciando a rendere conto di come il sonno della loro ragione possa generare mostri.

Non sono di certo le “solite note falangi più estreme” a cavalcare un caro benzina che anni fa venne addossato ed è ancora in auge nella borghese e “farfugliera” Italietta che al di là di tweet e notizie più o meno fake non superò la barriera del social e che oggi invece, vede una Nazione come quella Francese screditare i nemici della stessa Grandeur e in special modo il “mezzo femminiello” del loro Premier.

Ma non tutti siamo per queste tempeste e per quanto possa piovere l’importante è che lo faccia anche perché molto più conveniente tenersi il governo ladro che “imporre” un altro modello di Europa che anzitutto riconosca la sovranità delle nazioni che la compongono.

Il nostro essere sornione alla Romana maniera unitamente a certi loschi figuri prodotti dalla sotto catena di montaggio della ditta PD non hanno fatto altro che trasportare un problema che sembrava essere relegato solo al Ministro Salvini su un campo più ampio anche se amaramente hanno dovuto inghiottire un boccone proprio da quell’asse di cui la Francia era parte fondamentale, che mai avrebbero immaginato.

Ci auguriamo che possa continuare così; dal marciume alla marcia il passo è stato breve.

Ora confidiamo in un popolo che ha avuto da sempre la dignità – indipendentemente se condivisibile o meno – di fare le rivoluzioni che questa contro la zona Schengen e la “monnezza” unica possa portare finalmente ad un condono definitivo prima che si arrivi, con buona pace dell’avvinazzato Junker e della cugina Merkel, ad una condanna finale.

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