Le tentazioni dell’Arcangelo [8]

 

Le tentazioni dell’Arcangelo [8]

Dopo alterne vicende, nel 1938 «Cuvintul» riprese le pubblicazioni: Mircea Eliade ne curava la pagina culturale, scrivendo due o tre articoli la settimana e facendovi scrivere alcuni suoi allievi.

La nuova serie del giornale, tuttavia, si interruppe tre mesi dopo a seguito del colpo di Stato del re, quando Calinescu scatenò una nuova durissima persecuzione contro la Legione rimasta l’ultimo partito d’opposizione. Ionescu venne arrestato e internato a Miercurea Ciuc, nel penitenziario – già Istituto agrario – più duro e violento, dove lo scopo era quello di polverizzare fisicamente e spiritualmente i prigionieri. In cattività, malato di cuore, privato della cattedra universitaria, Ionescu fu un esempio vivente di forza d’animo e di carattere fuori del comune; sempre sereno e ottimista, trasformò il penitenziario in una università legionaria, iniziando, poi imitato da Eliade, una serie di conferenze i cui argomenti andavano dalla metafisica al fenomeno legionario (alcune di queste conferenze furono pubblicate in Germania negli anni Quaranta, a cura degli esuli legionari). I carcerieri reagirono a queste attività inasprendogli le condizioni di prigionia, fino a relegare Ionescu in un totale isolamento.

Ionescu si inserisce a pieno titolo nella schiera dei filosofi che subirono il martirio per le proprie idee, meravigliando spesso i loro stessi carcerieri per il coraggio con il quale l’affrontarono; in questo periodo, infatti, egli scrisse un saggio su Machiavelli sulla sottile carta igienica del carcere, ma con grafia esteticamente perfetta che qualcuno ha paragonato a un testo cinese. Mircea Vulcanescu che prese visione del manoscritto, mai pubblicato, rivela come la ricerca machiavelliana del Principe costituisse lo specchio della ricerca di Ionescu di un Principe capace di risollevare la Romania all’altezza della sua stessa anima, prima illudendosi che potesse essere Carol II, poi affidando a Codreanu il ruolo dell’uomo del destino romeno.

Dopo l’uccisione di Codreanu, Ionescu venne scarcerato insieme un gruppo di legionari, ma continuò l’opposizione alla dittatura, il che gli valse nuove detenzioni. Il 15 marzo 1940 moriva in seguito a una crisi cardiaca, anche se molti sospetti caddero sulla camarilla di corte interessata a eliminare un uomo della sua levatura intellettuale e morale che, anche per i contatti che aveva in Germania, sarebbe stato certamente chiamato a svolgere un ruolo importante nell’immancabile crisi del regime. Alle esequie intervenne una folla immensa di studenti, colleghi, direttori di istituti culturali, giornalisti, borghesi, uomini del popolo che si accalcarono per vederlo per l’ultima volta. L’orazione funebre fu tenuta da Eliade che fu anche tra coloro che portarono a spalla la bara dalla chiesa alla tomba.

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