Natale alle porte

 

Natale alle porte

Non so se è colpa del mio personale stato d’animo o è la realtà di ciò che mi circonda ma quest’anno non sento il Natale. Non sento in me quell’atmosfera di calore e di gioia che la festa mi ha sempre ispirato.

Certo, se vedo lo sguardo luccicante, pieno di attese e di speranze dei miei nipoti, l’animo mi si illumina, poi mi guardo attorno e mi rattristo e penso al mondo che stiamo lasciando a questi bambini; non c’è una cosa che vada bene dalle più semplici alle più complesse.

Infatti esco di casa e devo stare attento per la drammatica situazione in cui versa Roma, la capitale d’Italia: sui marciapiedi cumuli di spazzatura maleodorante in tutti i quartieri, dai centrali ai periferici; se riesci a superare questi ostacoli, cosa spesso non facile, ti trovi a dover evitare buche improvvise, dislivelli pericolosi, alberi non potati con rami ad altezza pericolosa, escrementi di animali e sporcizia di vario genere. Una volta arrivato alla fine del marciapiede ti trovi il problema di capire da dove passare per attraversare la strada visto che tutto è bloccato da un muro, senza spazi, di autovetture parcheggiate. Nella speranza che il tutto avvenga di giorno perché la nuova illuminazione, oltre ad essere oscenamente brutta, non fa vedere nulla; forse hanno dimenticato che Roma è la capitale, è la sede del papato ed ha una storia millenaria.

Qualcuno potrebbe accusarmi di qualunquismo (notare l’assonanza) e prospettarmi le soluzioni che ha messo in campo il sindaco di Roma, che, siccome non si sente all’altezza di fare il Sindaco, si fa chiamare sindaca.

Soluzioni che mi fanno ancora più male, perché dimostrano l’infimo livello culturale ed etico cui siamo arrivati. La spazzatura la porteremo, ma solo per 30 giorni, ad Aprilia poi cercheremo altre soluzioni e le buche, ovviamente solo quelle stradali, perché creano danni alle macchinucce, le tapperà l’esercito. Ovviamente i componenti di questa istituzione creata per difendere i confini ed il territorio dalle altrui aggressioni una volta hanno fatto gli spazzini ed adesso faranno gli stradini.

Quindi dal degrado ambientale passiamo al degrado istituzionale.

Ma non è finita! Appena superato il cancello di casa vedo torme di zingari (se è politicamente scorretto chiamarli così trovate voi il nome politicamente corretto) che con carrelli della spesa o del supermercato e carrozzine per bambini saccheggiano i cassonetti della spazzatura lasciando sparso per terra quello che non interessa. Nessuno interviene (io lo faccio quasi sempre), nessuno fa niente eppure negli altri stati la spazzatura viene considerata ricchezza.

Per non parlare dei mendicanti, dei venditori per strada, dei pulitori “abusivi”, degli ubriachi, dei drogati, dei barboni e via di questo passo.

Ma siamo ancora e soltanto ai dati esteriori; questa è solo l’immagine esterna di una realtà interiore ancora peggiore.

Se tutto questo può accadere è perché esiste un menefreghismo generale generato dalla paura, dall’egoismo, dalla mancanza di solidarietà e amore verso la propria terra, dal non sentire la propria identità e non difenderla, anche con la forza se serve. È anche la prova provata dell’inesistenza dello stato.

Questa indifferenza collettiva è il segno di un popolo disgregato che finge di piangere quando avvengono le tragedie come quella di Corinaldo. Chi, dopo quella tragedia, si è chiesto se il proprio atteggiamento nei confronti dei figli minorenni è uguale o simile a quello dei genitori che hanno mandato, accompagnati o meno, i propri figli in quella bolgia infernale? O si piange solo perché sono morti e non si capisce che mandare dei quasi bambini a tali spettacoli è comunque una tragedia?

D’altra parte noi a Roma piangiamo la triste fine di Desire, ma quanti sapevano quello che si faceva e si continua a fare in quello stabile osceno di San Lorenzo, nel cuore di Roma. Chi ha fatto qualcosa per impedire che una minorenne si drogasse, per impedire il sorgere di territori incontrollabili ed incontrollati? Chi avrebbe risposto alle grida di dolore di Desire, ammesso che avesse potuto lanciarle?

Questo mi addolora e mi intristisce anche a Natale: vedere questo grande popolo, l’italiano, ridotto in condizioni penose, privo di dignità, senza voglia di riscatto.

Ma guardo gli occhi dei miei nipoti e capisco che può cambiare, che deve cambiare e da subito.

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