Dichiararsi imbecille

 

Dichiararsi imbecille

Alla parete, dietro il disordine cronico di carte libri penne cianfrusaglie sul tavolo di legno scuro, Walter aveva incorniciato un poster dove aveva riportato una citazione del pensatore spagnolo Ortega y Gasset, che aveva trovato fortuna: ‘Essere di destra di centro (arbitraria ma necessaria nell’Italia governata in modo onnivoro dalla DC) o di sinistra è uno dei modi per un uomo di definirsi imbecille’. Richiamo ambiguo ad un certo antiparlamentarismo, mentre l’Area, pur con la miriade di sfaccettature, si esauriva magari suo malgrado all’ombra del MSI. Equivoco che si trascinò fino al ’68 e forse oltre.

Ernst Jünger ironizzava sulla presenza di filosofia in Spagna, aggiungendo come se si pretendesse parlare di corrida in Germania. E il suo strale, acido e arrogante, era rivolto espressamente all’Ortega y Gasset. Di costui celebre l’opera La rivoluzione delle masse (anno 1930, durante la blanda dittatura del generale Primo de Rivera), non ‘alta’ filosofia certo, ma acuta analisi delle trasformazioni in atto nel Novecento. Con la Grande Guerra si erano imposte tecnica e masse (La mobilitazione totale, un libro essenziale dello stesso Jünger). Nelle società ordinate le masse rimettevano le decisioni alle élites politiche e culturali, così rifletteva l’Ortega y Gasset, ma, con la modernità, esse divengono misura di se medesime con la conseguenza di divenire il dominio del conformismo, della omologazione… È l’età dell’uomo volgare, di colui che ambisce ad essere uguale agli altri e rifiuta le distinzioni.                                                     

La carriera di pensatore era iniziata nel 1914 con il suo primo libro, Meditazioni di Chisciotte, uno studio sulla natura del Cervantes, in cui l’uomo è inteso nel pieno del suo essere con le circostanze che lo caratterizzano.  Eco risalente all’Ecclesiaste – il tempo e, appunto, le circostanze sono la cifra che rende la natura umana ciò che è. E di certo gli studi completati in Germania sotto l’influenza di Heidegger e Nietzsche. Il ‘cavaliere dell’ideale’, Don Chisciotte, è l’emblema di questo esistere aderendo a se stesso e alla realizzazione del proprio sogno. Disperazione e follia. (Alla parete della mia stanza, rifugio e prigione, stilizzato Don Chisciotte è disarcionato da Ronzinante inquieto e ardito, regalo dell’amico Emanuele).                                                                    

Ennio Flaiano, fustigatore degli italici costumi, riconosceva come, in ciascuno di noi, si nasconde un imbecille e che, oggi, invece di tenerlo a freno, questo imbecille ha successo… Ecco perché nessuno, di destra o di sinistra, s’offende. Del resto essi sono ormai termini in via di disfacimento. Già in anni lontani Giorgio Gaber – altra figura di critico ironico e libero – s’interrogava sul loro significato… Allora cominciamo a liberarci d’ogni incrostazione – ‘Destra? No, grazie! Sinistra? No, Grazie!’ -, d’ogni limite imposto da uno spazio di concentrazionaria imbecillità. È sufficiente battersi contro l’anagrafe impietosa e i troppi nemici che, comunque, non guastano mai…

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