Dal Venezuela all’Iran

 

Dal Venezuela all’iran

Venezuela e Iran, pur essendo paesi geograficamente distanti, sono accomunati in questo periodo dall’essere oggetto della medesima cospirazione dell’Amministrazione USA. Entrambi i paesi sono oggetto di sanzioni e di un tentativo di strangolamento economico con il rischio di un intervento militare diretto.

Non a caso i due paesi hanno da tempo stabilito una linea di cooperazione bilaterale su vari livelli.

Secondo alcuni analisti, se Washington riuscirà a “costruire con successo la crisi venezuelana, in una variante delle “rivoluzioni colorate”, questo schema sarà testato in altri paesi, in particolare, in Iran”.

Basta ricordare le proteste relativamente recenti in Iran, che nei media occidentali sono state descritte come l’inizio della prossima “rivoluzione dei colori” in Medio Oriente. Tuttavia, salvo qualche episodio isolato, gli americani non sono riusciti a suscitare rivolte di massa in Iran. Inoltre il principale malcontento dei manifestanti è stato diretto contro il presidente Rouhani per la conclusione di un accordo nucleare, senza ottenere la revoca delle sanzioni ed il miglioramento economico che ci si aspettava.

In questi giorni che vedono il culmine del tentativo di Golpe USA in Venezuela, il presidente iraniano Hassan Rouhani ha espresso il proprio sostegno all’attuale presidente venezuelano, Nicolas Maduro, e al governo legittimo del paese. Nell’occasione di accettare le credenziali del nuovo ambasciatore del Venezuela a Teheran, Carlos Cordones, il presidente iraniano ha descritto gli eventi a Caracas come una “cospirazione” e ha sottolineato che “negli ultimi anni, sotto il governo di Maduro, le relazioni tra Iran e Venezuela sono state molto buone e sincere.” Le azioni di Teheran per difendere il proprio interesse nazionale sono chiare e comprensibili.

Questo allineamento di fatto fra Venezuela e Iran avviene nonostante che l’equilibrio del potere nei due paesi sia diverso. Secondo alcuni analisti iraniani, la crisi attuale “dividerà ancora una volta il mondo in due parti: le forze che agiscono a sostegno degli Stati Uniti e di coloro che si oppongono”.

L’Iran si trova nel secondo gruppo, insieme a Russia, Cina e Turchia, per questo ha difeso il presidente eletto legittimamente del Venezuela. Inoltre, Teheran comprende che la crisi e gli ulteriori sviluppi in questo paese stanno spostando il problema iraniano per Washington a un secondo piano.

Oltre a questo aspetto, bisogna calcolare che altri grandi paesi, come l’India, il Messico, il Sud Africa, il Pakistan e diverse repubbliche asiatiche, si stanno spostando da quello che era un allineamento alle posizioni degli USA e si orientano verso rivendicazioni di autonomia, in particolare rifiutandosi di applicare le sanzioni decretate dagli USA contro la Russia e l’Iran.

Ne è prova il fatto che questi paesi hanno incrementato la cooperazione economica con Teheran. Naturalmente, la base della cooperazione è il settore petrolifero. Ma i progetti di cooperazione vengono implementati in altre aree. Questi paesi emergenti condividono opinioni comuni sull’ordine mondiale, interagiscono nel quadro di varie organizzazioni internazionali.

In questa fase la “rivoluzione dei colori” in Venezuela si trova in un momento di stallo. Secondo un certo numero di esperti in Latino America è improbabile che gli americani decidano un’aggressione militare diretta, in un’area troppo vicina agli Stati Uniti. Washington ha strangolato economicamente Caracas per molto tempo e ha ancora margini di manovra per continuare a farlo.

Nonostante tutto Maduro ha la possibilità di resistere allo scontro con gli americani, invocando la difesa della Patria.

Tuttavia, le pressioni internazionali e la decisione del Parlamento europeo di riconoscere il leader dell’opposizione venezuelana Juan Guaydo potrebbero portare all’inizio di una guerra civile. Se questo accadrà, il teatro delle operazioni sarà lontano dall’Iran, che ha il tempo per prevenire le mosse aggressive dell’Impero.

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