L’Uomo, il Cosmo e la fine dei Tempi

 

L’Uomo. il Cosmo e la fine dei Tempi

Ad osservare con attenzione quanto si va agitando attorno al fenomeno di una ragazzina svedese, fino a poco tempo fa sconosciuta ai più, scesa in campo “in difesa dell’ambiente”, la realtà delle cose si mostra nuda perché trasfigurata. Proviamo qui a darne una lettura “altra” cogliendone i segni nascosti.

La malattia non è di per sé un male, se ci si consente il gioco di parole, quanto invece un sintomo per la “mutazione” e quindi per la vita. Malato, in questo senso, è il Cosmo, perché malato è prima di tutto l’Uomo. «Una delle leggi ontologiche, drammaticamente ignorata, vuole che il mondo esterno sia l’oggettivazione del mondo interiore del grande Adamo che è l’umanità; essi sono i due poli di una stessa realtà». Così ci ricorda Annick de Souzenelle, nel suo Manifesto per un cambiamento interiore. Ma l’umanità, da troppo tempo, ha perduto ogni contatto con il Cosmo! L’individualismo è la perversa matrice che inquina le fondamenta della società e perfino della religione. Chiusi nell’Io non riusciamo più a passare al Noi, che ci aprirebbe alla dimensione della vera Pòlis e del Kósmos. Questo passaggio, sottolinea la de Souzenelle, è una discesa/ascesa che dal Maschile ci conduce verso il Femminile. L’umanità in esilio – la nostra – è alla ricerca di un femminile sottratto e celato. Le nozze interiori benedicono quelle esteriori e non viceversa.

Si odono le ultime grida di questa età del ferro che si abbatte violento sulle carni: questa non è un’età di pace, ma di guerra. Ciò che va fatto, però, non è ritirarsi dallo scontro, ma scegliere su quale campo di battaglia presentarsi. Le folle sono ahimè radunate in due schieramenti, opposti ma speculari, nell’eterno gioco di Reazione e Rivoluzione. Da questo mortifero dualismo che altro non fa se non alimentare le forze dell’Avversario, bisogna sollevarsi d’un balzo, su fino alle altezze dove si respira la celeste aria della Tradizione: perché la Realtà non è duale, ma trina, perché la battaglia finale – quella che per intenderci stiamo attraversando – è una battaglia intellettuale! Sono ingenui tanto coloro che negano la tragicità di questi tempi, difendendo in varia misura il progresso, quanto coloro che imputano alla sciagurata azione umana, ogni fenomeno che, letto attraverso il filtro del materialismo, sembra foriero di sventura. Sia che si dichiarino religiosi (i primi), sia che orgogliosamente rivendichino il loro ateismo (per di più i secondi) dimostrano entrambi di essere degli sciocchi razionalisti ammantati di sentimentalismo.

La Vita è per sua natura ontologica, dinamica. Il tempo lineare è solo un inganno. La dottrina sacra dei Cicli Cosmici ci avverte che siamo al crepuscolo mattutino di una nuova Umanità. Tutte le forze sottili che agiscono tanto nell’Uomo che nel Cosmo spingono e accelerano verso questa meta. E più noi navighiamo nell’inconsapevolezza, più noi violentiamo la natura umana come quella del Creato, più ci consegneremo alla morte. Se le “polvere sottili” che inaliamo ogni giorno sono il precipitato materiale di polveri ben più gravi, quelle psichiche – odio, blasfemie, vendette, sessualità deviate, droghe, ecc. – di cui Satana si nutre (il riferimento è al serpente della Genesi), il numero crescente di terremoti, maremoti, eruzioni di vulcani ci avvertono che dobbiamo prepararci e vigilare.

Non si tratta di salvare o meno il mondo, ma di edificare una genuina élite intellettuale contrapposta alla falsa élite che oggi pretende di sviare le masse che, dall’altra parte, si illudono di essere popolo. Una élite fatta di veri aristoi che radunino attorno a loro un “piccolo resto” per costruire le fondamenta della Civiltà a venire. Prima però, bisogna accettare che le suggestioni del giorno sono lontane e calarsi con fiducia nella notte. Nell’oscurità più fitta e dura, si fa silenzio e anche un cumulo di braci è sufficiente a dare tepore e a indicare i contorni delle cose, prima che la luce del sole non lasci altro che cenere.

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