Heval Tekosher, “Il lottatore”
“Ci sono cose per cui vale la pena di morire” dichiara una combattente italiana volontaria a fianco dei Curdi in Siria, tornata in Italia e in attesa di giudizio con altri 5 foreign fighters nostrani, sono individui socialmente pericolosi per la legge Alfano. Lunedì 18 marzo i TG annunciano la morte di Lorenzo Orsetti, fiorentino trentatreenne, caduto combattendo sul campo di battaglia di Baghuz nella Siria sud-orientale, l’Isis ne pubblica la foto rivendicando l’uccisione del “crociato italiano”. I suoi compagni curdi, con un blitz militare, recuperano le sue spoglie custodite ora in un ospedale del Kurdistan iracheno. La sua volontà era di essere tumulato nella terra dove è spirato armi in pugno ma farà ritorno a Firenze, il cuore straziato dei genitori vuole poter piangere e ricordare questo figlio “idealista”.
Nato all’ombra della cupola di Brunelleschi nel 1986, Lorenzo Orsetti non era un militare in missione, un casco verde dell’ONU né un estremista politico, per 13 anni s’ era occupato di alta ristorazione, poi essendo pasta d’uomo di fatti non di chiacchiere, sposa la causa curda arruolandosi volontario nel Sdf in Siria, il click è l’operazione militare “Ramoscello d’Ulivo” con la quale la Turchia di Erdogan cerca di sottrarre la città di Afrin al controllo curdo. Quali le “cose” che lo spingono a mollare tutto, gettare sul banco la vita se non l’autodeterminazione del popolo curdo di creare uno Stato autonomo basato su libertà, democrazia, uguaglianza sociale, emancipazione femminile. Parole magiche in Occidente, i cosiddetti valori condivisi, ma una farsa se calati nell’inferno siriano, negli schieramenti contrapposti, nei campi minati d’ordigni ma ancor di più dalla maledetta usura coperta da oziosi quanto ipocriti equilibri diplomatici di parte. Una partita a scacchi russo-americana con la partecipazione turca perché quella stella rossa del Ygp (Yekîneyên Parastina Gel) puzza di socialismo, d’indipendenza curda, uno scheletro inviso a turchi, russi, americani e jihadisti. La nascita di uno Stato autonomo ficcato tra Turchia, Siria, Iran e Iraq, quel Kurdistan che de facto esiste come idea ma senza alcun riconoscimento, non deve nascere, simile al ghost dello Stato palestinese. La guerra siriana è assai sozza, anzi fa schifo, e in questa melma Lorenzo ha scelto di sporcarsi anima e corpo fino a morire col sorriso sulle labbra per la causa degli ultimi: i curdi.
“Gli eroi son tutti giovani e belli” cantava F. Guccini e Orsetti lo era, saltando a piè pari le barricate che ci rendono pusillanimi opinionisti di analisi fumiganti, poltronisti saccenti, senza mai trovare l’elmetto nell’armadio. Chi se ne fraga di tirarlo a bordo di questa o quella nave, dei distinguo ossessivi basati sul dualismo bene-male a seconda degli schieramenti, chi se ne frega d’una tessera onoraria partigiana, di Rip e commemorazioni, il suo gesto è un sasso scagliato nel lago stagnante,
calmo specchio d’ anatre assopite, un impaurito balzo d’ ali allo splash inatteso, poi l’acqua si ricuce, torniamo a vivere sicuri nelle nostre tiepide case, trovando a sera cibo caldo e visi amici, parafrasando Se questo è un uomo di Primo Levi.
Orsetti non era un mercenario al soldo d’ un padrone, né un legionario scappato al suo passato, era “un cavaliere senza macchia e paura” come ci raccontavano un tempo, un lottatore a fianco di Lazzari esclusi dalla tavola imbandita di epuloni e terroristi prezzolati, sparava perché in guerra non si lanciano fiori da mitraglie e cannoni, forse non c’è tempo neppure di fare all’amore.
Ha lascato un video testamento ”Orso” l’anarchico che combatteva contro il male assoluto dello Stato islamico del Daesh, ne riportiamo solo uno stralcio:” Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, e di infonderla nei vostri compagni. E’ proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve. E ricordate sempre che “ogni tempesta comincia con una singola goccia. Cercate di essere voi quella goccia.”
Grazie Lorenzo.