Come Don Chisciotte

 

Come Don Chisciotte

7 ottobre 1571 nei mari presso Lepanto un’Europa unita affronta la flotta dell’Impero Ottomano guidata da Müezzinzade Alì Pascià. Repubblica di Venezia, Regno di Napoli, Regno di Sicilia, Stato Pontificio, Repubblica di Genova, Cavalieri di Malta, Ducato di Savoia, Granducato di Toscana, Ducato di Urbino, Ducato di Ferrara, Ducato di Mantova e Repubblica di Lucca federate sotto le insegne Pontificie e con Don Giovanni d’Austria al comando ottengono una clamorosa vittoria, non senza lutti e feriti, fra questi lo Spagnolo Miguel de Cervantes Saavedra, di ritorno da quell’estenuante battaglia fu ricoverato presso l’ ospedale Maggiore di Messina, durante la lunga convalescenza scrisse il primo capitolo di un romanzo che con oltre 500 milioni di copie, è il romanzo più venduto della storia. El Ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, universalmente conosciuto come Don Chisciotte.

Protagonista del romanzo un uomo sulla cinquantina, alto, emaciato, appassionato di romanzi cavallereschi, le letture lo condizionano a tal punto da trascinarlo in un mondo fantastico, nel quale si convince di essere chiamato a diventare un cavaliere errante. Si mette quindi in viaggio per difendere i deboli e riparare i torti, trascina con sé un contadino del posto, Sancho Panza, cui promette ricchezze a patto che gli faccia da scudiero. La sua visionaria lettura del mondo lo spinge a leggere la realtà con altri occhi. Inizierà quindi a scambiare i mulini a vento con giganti, le greggi di pecore per l’esercito Ottomano, combatterà questi avversari immaginari risultando sempre sconfitto.

Il primo fine del romanzo, dichiarato esplicitamente nel prologo dallo stesso Cervantes, era quello di ridicolizzare i libri di cavalleria ponendo l’attenzione del lettore sul fatto che mentre si continuavano ad esaltare le gesta di eroi  immaginari, si mancava di riconoscere tale caratteristica a chi “eroe” lo era stato davvero, Cervantes, difensore della Cristianità, trascorse gli ultimi anni della sua vita in povertà, non solo non premiato per il suo valore, ma addirittura dimenticato. Il “folle” cavaliere mostra al lettore il problema di fondo dell’esistenza, la delusione che l’uomo subisce di fronte alla realtà, la quale annulla l’immaginazione, le aspettative, la realizzazione di un progetto di vita.

Un “antieroe” assurge, oggi al ruolo di eroe, capita sovente che creature letterarie e/o cinematografiche nate in forma denigratoria assumano vita propria al di là delle intenzioni dell’autore. Mi vengono in mente 2 personaggi cinematografici recenti, il primo, Lenny Belardo. il giovane cardinale eletto Pontefice nella serie Tv del 2016 “The Young Pope” diretta da Paolo Sorrentino. Nell’Intento del regista Napoletano il personaggio machiavellico e manipolatore doveva assumere caratteristiche negative, legate ad un mondo tradizionale considerato desueto, per milioni di telespettatori che hanno seguito la saga, diviene invece esempio, di come dovrebbe tornare ad essere una chiesa che ha smarrito il senso del Sacro. Il secondo è Gaetano Maria Barbagli, gerarca fascista immaginario al comando di un manipolo di camice nere alla conquista del pianeta rosso nel film del 2006 “Fascisti su Marte” diretto da Corrado Guzzanti. Nel 1938 il manipolo s’imbarca su di un prototipo di razzo tedesco, costruito dal fisico Majorana, e parte alla conquista di Marte. Nato come sfottò del fascismo, soprattutto nell’Epilogo rischia di diventarne apologetico.

Il 24 Aprile è uscito nelle sale Italiane il Colossal Statunitense Avengers Endgame, diretto dai fratelli Russo, basato sul gruppo di supereroi dei Vendicatori del Marvel Cinematic Universe, costato 356 milioni di dollari, il film ne ha incassati un miliardo dopo soli 5 giorni di programmazione, il mondo ha ancora bisogno di Eroi, con buona pace di Bertold Brecht e del suo “beati i popoli che non hanno bisogno di eroi”, e di Stefano Satta Flores che nella trasmissione tv Drops del 1976 parlando dei supereroi ebbe a dire: “la violenza, la potenza fine a se stessa, il concetto stesso di superuomo è un concetto vicino all’ideologia fascista”.

Ben vengano gli eroi, i nostri sono solo “diversi” Don Chisciotte, Lenny e Gaetano Maria Barbagli non hanno superpoteri, se non quello di immaginare un altro mondo, o almeno un mondo altro, che né Brecht, né Flores, né i nerboruti eroi a stelle e strisce non possono neppure vedere.

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