La guerra di Ernst Jünger contro il Nichilismo [2]
Anche Sulle scogliere di marmo nel 1939, Jünger descrive il nichilismo in azione attraverso la maschera del Forestaro, autore della distruzione e del terrore che occupa il vuoto della Marina che ha annientato. Esattamente come il nichilismo pervade e distrugge la realtà in cui penetra e la occupa da trionfatore.
Il trionfo del nichilismo è l’anonimato che pervade anche lo Stato con la burocrazia, volto anonimo e ovunque dello Stato moderno; l’anonimato è funzionale alla produzione perché in esso la macchina, il lavoratore, il prodotto, il mercato, il consumatore sono solo aspetti quantitativi del processo. Jünger comprende che il mondo dell’Operaio, lungi dal dissolvere il nichilismo, piuttosto lo incarna compiutamente, imprigionando l’essere nel lavoro totale e facendo terra bruciata di tutto ciò che eccede il lavoro totale: ovvero la libertà.
Forse anche un elemento personale indusse lo scrittore tedesco ad accelerare i termini del confronto col nichilismo: la morte in Italia del suo diciassettenne primogenito il 29 novembre 1944. A lui Jünger dedicò lo scritto La pace – molto apprezzato da Rommel e da molti dei congiurati dell’Operazione Valchiria – nel quale, per eliminare il nichilismo si fa strada l’idea di annientare il predominio della tecnica, riscoprendo e affermando lo spazio del sacro, dimensione irriducibile a quella della tecnica. Questo perché il nichilismo trionfa laddove sacra diventa la ragione tecnico-scientifica con il suo connesso mito del progresso; ribellarsi alla ragione tecnocratica per riscoprire la propria interiorità e quel carattere sacro e irriproducibile che lo caratterizza, significa togliere il terreno da sotto i piedi del nichilismo.
Non improvviso giunse quindi lo scritto Oltre la linea, contributo jüngeriano ai sessant’anni di Heidegger, con il quale, con molta probabilità, voleva confrontare la sua speranza di superamento del nichilismo con il grande filosofo che con il tema del nichilismo aveva avuto molto a che fare. Il saggio sostiene la fiducia del superamento del nichilismo quando gli uomini avranno compreso la condizione di avvilimento a cui li costringe lo strapotere della tecnica. In Oltre la linea, lo scrittore tedesco sente il bisogno di iniziare dalla storia del nichilismo: non a fini didascalici, quanto perché, come osserva lui stesso, se conoscere le cause del nichilismo, come di una malattia, non significa certo esserne guariti, pure comporta aver comunque posto le premesse per trovare la medicina più adatta.