Noterelle sparse…

 

Noterelle sparse…

Si racconta come, alla prima de I Vespri siciliani, svoltasi al teatro dell’Opéra di Parigi 13 giugno 1855, il grande compositore italiano avesse a fianco seduto un alto diplomatico dell’Impero d’Austria. Costui, volendo trarne facile battuta, gli sussurrasse che l’opera era un evidente attacco ai francesi, che, sotto lo stemma della dinastia degli Angioini, occupavano l’isola, e culminante con la rivolta del lunedì di Pasqua del 30 marzo 1282. Pronta la risposta del compositore. Se la busta è indirizzata ai francesi, voi ne siete il contenuto…

(Ai fermati di quei giorni concitati e feroci si chiedeva loro da parte dei siciliani di pronunciare la parola “ceci” che per i francesi finiva per storpiarsi in “sesì”. E per oltre quattro mila di loro traducendosi in condanna a morte). Sui muri, a carboncino nero, l’acronimo Viva V.E.R.D.I. (Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia) aggirava l’occhialuta polizia austriaca. Anche con le parole il Risorgimento chiamava alle armi. La parola, il sentimento, il sangue generoso sono il prezzo dell’identità, la nascita di una Nazione. E la Storia ne segna il cammino. Così, nei primi mesi della Grande Guerra gli ufficiali guidavano i fanti contro il reticolato e le trincee austro-ungariche sguainando la sciabola e al grido “Savoia!”. Poi, forse ineluttabile vi fu l’8 settembre e la fuga losca del Re all’ombra degli alleati a Brindisi.

La storia, con la somma complessiva di vicende e uomini e date da poter collocare in spazio e tempi oggettivi, lasciando agli studiosi il solo diritto all’interpretazione o un finto proporsi “sine ira et studio”. A duellare con essa e non sempre contro di essa, il mito, che per Giuliano Imperatore, non trattasi di favole ma di verità espressa con il proprio linguaggio del cuore, del “divino stupore” oltre la misura del giorno. Così da avversari e sodali al contempo se ne vanno per le strade del mondo. Spirito e corpo. E noi viviamo al confine, scegliendo ora l’uno ora l’altro percorso o, nell’intrico del bosco, nomadi incerti e confusi…                                                                                             

Riflessioni un po’ attorcigliate e fra loro poco pertinenti… la sala operatoria, la corsia d’ospedale, i troppi mesi d’attesa, hanno arruffato i circuiti della mente – l’ordine non ha mai raggiunto il disordine e fatto pace – riaprire la tastiera è una impresa ardita. Giovedì “La mia Avanguardia” viene proposta a Roma, prima presentazione, attesa su quanto fu storia di molti di noi, mito per più di alcuni di noi. Identità. Sfida. Auguri, Adriano.

Torna in alto