Ormai ci siamo, le tanto agognate elezioni del Parlamento Europeo sono dietro l’angolo, dal 23 al 26 maggio 2019 in tutti gli stati membri dell’Unione Europea saranno aperte le urne per individuare la squadra di “Governo” che dovrà gestire le scelte per il prossimo quinquennio. In Italia la data del “cambiamento” è Domenica 26. Dal giorno dopo tutto sarà cambiato, o forse no. Premetto che chiaramente ci sono scelte di buon senso e scelte irresponsabili, e che noi della redazione abbiamo amici, antichi compagni di strada, e persone di fiducia spalmate in molte liste, ma fra il tanto parlare e scrivere su ipotetici futuri scenari, un’intervista ci ha colpito per attualità e lucidità, quella pubblicata da il “Barbadillo”, l’intervista al medievalista toscano Franco Cardini, eccone alcuni estratti:
“Potrebbe cambiare qualcosa facendo un salto nel buio come quello che, con la Brexit, ha tentato di fare la Gran Bretagna che pure non ha mai abbandonato la sua moneta. (…) Ma può accadere anche che non succederà nulla e che tutto il potere continuerà a essere gestito da chi lo fa adesso. In fondo, gli eurodeputati non è che contino granché (…) per arrivare a Bruxelles occorre il consenso formale di un gruppo politico e quello sostanziale di quel gruppo di potere che sostiene il gruppo politico (…) e fornisce i mezzi utili a coprire i costi di una campagna elettorale dispendiosa come è quella delle Europee. Stando così le cose, chi sarà eletto dovrà rispettare le indicazioni di chi gli ha reso possibile l’elezione. In fondo, all’Europarlamento, continueranno a comandare, sul serio, quei funzionari, quei chief executors che reclutano maggioranze adatte ad approvare ora l’una ora l’altra proposta di legge. Perciò non avanziamo di un metro sui problemi veri, dall’immigrazione fino al ruolo internazionale dell’Europa che rimarrà subordinata a quella americana per ancora molti anni. A chi segue seriamente le questioni sullo scacchiere internazionale, risulta chiaro che quello che i sociologi di oggi chiamano “governo profondo del mondo” è saldamente nelle mani di quelli che, almeno una volta all’anno, si fanno vedere a Davos. (…) La situazione internazionale è dominata da un’intesa triangolare fra Usa, Israele e Arabia Saudita.“Io ce l’ho coi sovranisti perché non lo sono abbastanza. Come si fa a essere sovranisti rivendicando la moneta, l’aspetto più debole dell’intera vicenda, quando si vive in un Paese direttamente o indirettamente “occupato” dalla Nato?”
Intanto mentre si scontrano pronostici diametralmente opposti, da Bruxelles arrivano le prime e velate minacce all’Italia. Come riporta l’AdnKronos, dopo le elezioni europee, l’Italia dovrà contare meno di oggi ai vertici dell’Ue. Durante il summit informale dei capi di Stato e di Governo dell’UE che si terrà a Sibiu, in Romania il 27, si comincerà a discutere del processo di nomina dei prossimi vertici dell’Unione. Oggi l’Italia esprime Mario Draghi alla presidenza della banca centrale, Federica Mogherini agli Affari Esteri, Andrea Enria alla Presidenza del Consiglio di Sorveglianza della BCE e Antonio Tajani alla Presidenza del Parlamento Europeo, una “sovrarappresentazione” che sarà sicuramente ridimensionata nella prossima legislatura.
Al tavolo da gioco dei casinò il croupier, dà inizio ai giochi con la frase “rien ne va plus” (letteralmente “nulla è più valido, i giochi ormai sono fatti”), vedremo come andrà a finire, ma chissà perché mi risuonano in mente le parole di Drieu La Rochelle: “Dobbiamo costruire un Patria Europea come non si è mai vista, compatta come un blocco di acciaio, come una calamita, tutta la limatura vi si aggregherà per amore o per forza.” Ma questa non è politica, solo il sogno disperato ed orgoglioso di un grande poeta.