“Ciao caro, come stai? Quanto tempo… Le figlie tutto bene? Che piacere sentirti…”. La telefonata arriva da un numero che non è tra quelli registrati, ma l’interlocutore dimostra di conoscerti bene e, in fondo, la sua voce ti ricorda qualcosa. Eviti, perciò, di dire brutalmente “Scusa, chi sei?” e tergiversi, fino a capire chi è all’altro capo del filo (come si diceva una volta). Una volta capito con chi hai a che fare, cerchi di comprendere il perché di quella telefonata. In questo caso, però, basta poco: “Ti ho contattato perché mia moglie si candida alle Europee e avrebbe piacere di incontrarti, qui nella sede elettorale”. Tu accetti, perché conosci bene tutti e due, stimati professionisti, e non vuoi essere scortese.
Passa qualche giorno e vieni ricevuto dal marito, che ti ricorda i tempi di una vecchia frequentazione (talmente vecchia che non ho più il suo numero tra quelli in rubrica), dice che ti ha cercato perché conosce la tua serietà e la tua preparazione e ti mette in mano una serie di “santini” col nome della moglie. “A proposito – afferma con aria dispiaciuta – lei è a un appuntamento elettorale, non può venire, ma ti saluta tanto, non vede l’ora di incontrarti”.
“Immagino”, penso dentro di me, stringo la mano del vecchio “amico” e mi avvio all’uscita. Ho la sensazione di aver perso tempo e penso che davvero non cambierà mai nulla, che non ci sarà mai un orizzonte positivo per i nostri giovani, se non si spezzeranno le catene di questa vecchia politica, che premia solo chi è in grado di spendere centinaia di migliaia di euro per una candidatura.
Già, perché gli stimati marito e moglie sono persone facoltose e lei ha già tentato in tutte le competizioni – dal Comune fino alla Camera, passando per la Regione – senza mai riuscire a ottenere il seggio tanto agognato. Eppure stavolta hanno la convinzione di riuscire, lui ha spiegato che le cene elettorali – anche di mille persone (fate due conti e calcolate quanto costa un evento di quel tipo…) – hanno dato risposte straordinarie, specie “se era presente il ministro: la gente faceva anche un’ora di fila per un selfie”.
L’unica cosa che riesco a pensare è “che tristezza!”, ma mi riprometto di contattare gli “amici” dopo le elezioni, per sapere com’è andata. Ovviamente, il marito mi anticipa e il giorno prima del voto (quello in cui vige il silenzio elettorale…) invia – a me e al resto della sua rubrica – il fac-simile del modulo elettorale, con l’indicazione di voto. Tutto molto chiaro, impossibile sbagliare.
Il giorno dopo le elezioni sono io a scrivere, chiedendo se la moglie ce l’ha fatta, ma ho già visto sui vari siti che la signora è messa molto bene, l’elezione è pressoché certa. E il tono del marito, da cordialissimo, è già più freddo: “Collegati al sito del Comune di Roma e guarda sotto la voce preferenze. Segui là”. Come dire: non rompere, noi abbiamo da fare. “Vabbè – provo a giustificarlo, tra me e me – non possono rispondere a tutti, saranno superimpegnati”. A elezione certificata, poi, scrivo al marito un messaggio di congratulazioni, ma lui non risponde. A tarda sera, però, invia un ringraziamento a tutta la rubrica, freddo e impersonale.
Ecco, in quel preciso momento ho avuto la percezione che il mio vecchio “amico”, ottenuto quello che serviva, stesse già prendendo le distanze da tutti coloro che in campagna elettorale erano “cari”, “amici”, “fratelli”. E che, semmai avranno bisogno, un domani, di un incontro con la moglie eurodeputata, si sentiranno rispondere: “Ma che scherzi? E come fa? Sta sempre a Bruxelles e Strasburgo. E io sono impegnatissimo. Mandami una mail…”. Insomma, la festa non è ancora passata e il Santo è già gabbato. E noi abbiamo mandato in Europa un altro personaggio che penserà al parrucchiere e all’abbigliamento, ma che se ne fregherà degli italiani. In fondo, se nessuno fa nulla per cambiare questa politica vecchia e inutile, è giusto così.