De Regimine Principum [15]: come al re spetta fondare città o castelli e come scegliere la regione

 

De Regimine Principum [15]: come al re spetta fondare città o castelli e come scegliere la regione

In primo luogo dunque si deve esporre il compito del re a partire dalla fondazione della città o del regno.

Infatti, come dice Vegezio, le nazioni più potenti ed i prìncipi famosi non poterono conseguire una gloria più grande del fondare nuove città o, per mezzo di qualche ampliamento, imporre il proprio nome a quelle fondate da altri. Ciò concorda con le parole della Sacra Scrittura. Dice infatti il Savio (Ecclesiastico, XL, 19) che «la fondazione di una città rende duraturo il nome». Oggi si ignorerebbe il nome di Romolo, se non avesse fondato Roma.

Nella fondazione di una città o di un regno, poi, occorre che il re, se ne ha modo, scelga la regione, la quale deve essere temperata. Dal clima della regione infatti gli abitanti traggono molti vantaggi. In primo luogo dal clima temperato della regione gli uomini ricevono integrità fisica e longevità. Poiché la salute, consistendo in una certa contemperanza di umori, in un luogo temperato si conserverà; il simile infatti è conservato dal suo simile. Se invece ci sarà un eccesso di calore, o di freddo, necessariamente la qualità del corpo si muterà a seconda della qualità dell’aria: perciò, per un istinto naturale, alcuni animali nella stagione fredda si trasferiscono al caldo, e poi di nuovo nella stagione calda tornano al freddo, per conseguire il temperamento del clima dalla contraria disposizione dei luoghi.

Ancora: siccome l’animale vive per il caldo e per l’umido, se ci sarà un calore intenso presto l’umido naturale si disseccherà e la vita verrà meno; come presto si spegne la lucerna, se il liquido infuso viene rapidamente consumato da una fiamma eccessiva. Perciò si racconta che in alcune caldissime regioni degli Etiopi gli uomini non riescono a vivere oltre i trent’anni. Al contrario nelle regioni con eccesso di freddo l’umido naturale facilmente si congela, e il calore naturale si estingue.

Inoltre rispetto alle fortune della guerra, dalle quali prende sicurezza ogni società umana, ha un valore grandissimo il clima temperato della regione. Infatti, come riferisce Vegezio, si dice che tutte le nazioni che sono più vicine al sole, disseccate dal calore eccessivo, hanno sì più senno, ma meno sangue, e per questo non hanno costanza e fiducia nel combattere da vicino: poiché coloro che sanno di avere poco sangue temono le ferite.

Al contrario i popoli settentrionali, lontani dagli ardori del sole, sono meno assennati, però, dato che hanno molto sangue, sono prontissimi alle guerre. Quelli invece che abitano plaghe più temperate hanno la quantità di sangue sufficiente per disprezzare le ferite e la morte; senza che manchi loro la prudenza, che sotto le armi assicura la moderazione, e serve non poco nei consigli di guerra.

Infine una regione temperata è molto buona per la vita politica. Come infatti dice Aristotele nella sua Politica: «Le genti che abitano nei luoghi freddi sono piene di coraggio, ma mancano maggiormente d’intelligenza e di ingegno; e per questo si mantengono preferibilmente allo stato libero. Non vivono però civilmente e a causa dell’imprudenza non sono capaci di comandare sui vicini. Le genti poi che si trovano nelle regioni calde sono, secondo la loro costituzione, intellettive e dotate d’ingegno, ma non hanno coraggio; perciò sono assoggettate, e rimangono soggette. Invece quelle che abitano nei luoghi intermedi partecipano di entrambi: perciò si mantengono libere e possono sopra tutte vivere civilmente, e sanno comandare sugli altri»[1]. Dunque per la fondazione di una città, o di un regno si deve scegliere una regione temperata.

 

 

[1] Aristotele, Politica, libro VII, cap. 7.

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