Lo spread demografico

 

Lo spread demografico

La differenziata è rigorosa fatica del giorno assieme alla spesa al mercato, le scatolette ai furbi parassiti “amici dell’uomo”, l’acqua ai gerani, la piscina gonfiabile ai nipoti, la cronologia delle pasticche, le file dal dottore, la panchina all’ombra dei lecci, l’ombrellone sul bagnasciuga ne “i vecchi e il mare”, il ritorno del bastone a terza gamba. L’afa falcerà molti di questi canuti come insetti, le sirene non cantano melodie suadenti a Odisseo ma friniscono sull’asfalto liquido di strade semideserte, è l’eterno ritorno dell’estate.

La schizofrenia fa sistema, da un capo si tira la corda della vita per allungarla, chissà, fino ai biblici 120 anni, dall’altro si vorrebbe spezzarla ai 65 o poco oltre per via delle pensioni da pagare, i costi sanitari, quell’inutilità dei vecchi a cavalcare i Tempi moderni di Charlot.

L’ISTAT sgrana dati sulla longevità degli italiani sul podio più alto d’Europa, gli over 65 superano il 35% della popolazione, in proiezione nel 2050 saremo un Pg, Paese geriatrico, visto che le culle son vuote, chiudono i reparti pediatrici, siamo gli ultimi a mettere al mondo figli, è lontano anni luce L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi. Schizza lo spread dei “matusa” ex sessantottini con l’INPS a caccia di migranti laboriosi per pagare le quiescenze ad anziani troppo arzilli con aspettativa di vita tale da mettere in ginocchio i bilanci dell’Ente. Il corpo di questa Nazione, un tempo la più prolifica del Vecchio Continente, soffre da anni di menopausa o andropausa, fate voi, un figlio è già un problema recitando il mantra delle ovvietà su lavoro femminile, carriera, asili nido, casa, costi e quant’altro, insostituibile la sussidiarietà dei nonnogenitori, badanti di pappe, scivoli, passeggini, utili bancomat per le spese necessarie, creatori d’ un’oasi felice all’unico fringuello.

Il problema epocale dell’Italietta progressista è la sua estinzione, già spopolata nei paesi fantasma, se ne contano più di 6.000, s’ avvia alla necrosi etnica lasciando il fu giardino d’Europa ad altri, eredi di un tesoro unico, millenario, patrimonio dell’umanità, ma portatori di culture, lingue, religioni tra loro conflittuali, impossibilitati a convivere senza future zuffe virali, allora i vecchi indigeni resteranno a guardare battaglie e spoliazione dietro gli spioncini delle persiane.

Non si dica, ma questo è catastrofismo, no! E’ realismo crudo di numeri, percentuali, flussi migratori, lavoratori attivi nei settori primari e secondari del Paese, i nostri polli d’allevamento universitario razzolano nel terziario oppure smammano in cerca d’ una dignità di vita condita da merito, servizi efficienti, fiscalità equa, poche regole chiare da rispettare.

Qui da noi su mille abitanti solo il 3% si sposa comprese unioni religiose e civili, mentre i divorzi s’impennano, il fai da te delle convivenze sostituisce a sposa e sposo il sostantivo rosso compagna/o, sovente senza cambiare genere anzi l’omosessualità è uno status symbol da sfoggiare.

La realtà è questa, raccontata da cifre ch’ è superfluo snocciolare quanto decifrare a sostegno di tesi antropologiche bizantine, i fatti parlano “le chiacchiere stanno a zero” ripeteva sempre un mio amico camerata quando c’era da prender coraggio per passare all’azione.

L’ennesima indagine estiva sul calo demografico è carta canta ma la politica da decenni è sorda a invertire la rotta lavandosi le mani sozze con l’elemosina alle famiglie coraggiose, quelle in via di estinzione, testimonianza scomoda, fastidiosa, perché ricordano il libro della Genesi comune a ebrei, cristiani e musulmani nella creazione dei nostri progenitori.

Non è assolutamente un problema di risorse far ripartire le natalità, ad essere vuote sono le casse valoriali, la coscienza patria, la cultura liberal-progressista ha svuotato gli armadi e continua a rovistare per cercare nuovi argomenti messianici su ambiente, migrazioni, diritti delle lobby organizzate, il tutto condito col sale della scienza e soprattutto del ritorno economico.

Però adesso è estate, si va per mari, monti, città d’arte con le liquirizie, lo spread scende, la borsa sale, la procedura d’infrazione pare stoppata, l’occupazione cresce, il motore riparte, i cerini dell’Alitalia, dell’ILVA, di Mercatone1, di 164 aziende in crisi. a qualcuno resteranno in mano, chi se ne frega poi dello spread negativo delle nascite o delle sirene che portano i nonni in ospedale.

Ricordo che un fischio, un fischio solo di Pietro il mandriano richiamava gli armenti alla stalla ma ora i più sono vecchi, preferiscono starsene sdraiati, i giovani giumenti sono fuiti oltre il recinto, altri han smarrito il sentiero, sono troppo lontani per udire il richiamo e intanto si fa sera.

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