Fin dove vuole arrivare Trump con l’Iran, resta un grande enigma
Nonostante i proclami bellicosi dell’Amministrazione Trump, la minaccia di una guerra americana contro l’Iran si è rivelata un grosso bluff. Il rapporto arrivato all’ultimo momento sul tavolo del presidente aveva illustrato quali sarebbero le conseguenze catastrofiche di un intervento militare contro l’Iran.
Non c’è dubbio tuttavia che Washington continuerà a esercitare pressioni sull’Iran, forse anche cercando di stabilire un canale di comunicazione segreto con Teheran. Allo stesso tempo, Trump sembra deciso ad evitare per il momento lo scontro militare con l’Iran.
L’obiettivo di Trump è quello di ottenere la sua rielezione nel 2020 e la prudenza consiglia di evitare una catastrofe mondiale che deriverebbe da un conflitto con l’Iran e da un conseguente blocco dello stretto di Hormuz che gli iraniani sono in grado di attuare.
Quello che Trump si propone di ottenere dall’Iran, con la sua politica di sanzioni e minacce, è un vero enigma. L’obiettivo potrebbe essere quello di firmare un nuovo accordo nucleare più favorevole, come dichiarato dal Segretario di Stato americano Mike Pompeo, o piuttosto di puntare al crollo del regime iraniano o la sua rimozione, secondo le visioni paranoiche del consigliere sulla sicurezza nazionale, John Bolton. In sostanza il presidente degli Stati Uniti esita tra minacce contro l’Iran e numerose proposte da parte di intermediari terzi per avviare negoziati con la dirigenza iraniana.
Non è escluso che Trump in verità non sappia lui stesso come agire con l’Iran.
Dalla parte di Teheran le risposte sono molto chiare e gli iraniani comunicano che non intavoleranno negoziati fino a che Washington mantiene embargo e sanzioni contro la nazione persiana.
Trump sa che sia un conflitto militare con l’Iran, sia intavolare negoziati comportino comunque un grosso rischio, visto che Teheran potrebbe richiedere concessioni da Washington per sedersi al tavolo dei negoziati e Trump è consapevole che potrebbe poi essere accusato di debolezza o di incertezza.
Queste accuse dimostrerebbero che il presidente non è in grado di condurre una buona politica estera e potrebbero pregiudicargli il consenso della sua base elettorale.
Trump si era prodigato in promesse con i suoi più stretti alleati, Israele e l’Arabia Saudita, principali antagonisti dell’Iran, e ha seguito alla lettera le indicazioni dei suoi più stretti consiglieri, John Bolton e Mike Pompeo, due al servizio di Israele, i quali lo hanno spinto sulla strada dello scontro con l’Iran.
Non aveva però calcolato le difficoltà in cui adesso si trova. Trump ha compreso che, proseguendo su questa strada, si troverà invischiato in un conflitto dai grandi rischi, con un coinvolgimento della Russia, alleata dell’Iran. Per tale motivo ha bloccato le velleità belliche dei due consiglieri.
Adesso emerge il problema dello stallo in cui Trump si è cacciato. Tanto più grave se si considera che, nel corso dell’ultima settimana, l’Iran ha violato l’ennesimo stato dell’accordo nucleare, superando il limite delle scorte di uranio a basso arricchimento. Ora l’Iran minaccia di aumentare il livello di arricchimento dell’uranio in 60 giorni.
Iniziare una guerra con l’Iran significherebbe provocare un incendio nell’intera regione Medio Orientale, con il blocco dello stretto di Hormuz da parte iraniana e la conseguente crisi economica e recessione mondiale con il prezzo del barile di petrolio che schizzerebbe oltre i 300 $.
Una crisi di questo genere metterebbe definitivamente fuori gioco la rielezione di Trump nel 2020.
Anche le trattative con Teheran su un nuovo accordo nucleare sarebbero alquanto difficili. Infatti Trump non può ritornare allo statu quo precedente, visto che era stato lui stesso a definire l’attuale accordo il peggiore della storia.
D’altra parte il problema iraniano non può semplicemente svanire nell’aria. La guerra con l’Iran sarebbe eccessivamente costosa e la firma di un nuovo accordo sembra impossibile. L’incognita potrebbe essere nel frattempo quella di Israele che potrebbe architettare una provocazione, quale un nuovo falso attacco alle petroliere o alle basi USA, creando la scintilla per mettere Washington davanti al fatto compiuto. Obbligare Trump a prendere la decisione di muovere guerra all’Iran.
In assenza di questa eventualità, si può prevedere che Washington continuerà a esercitare pressioni sull’Iran, forse anche cercando di stabilire un canale di comunicazione con Teheran. Allo stesso tempo, Trump eviterà lo scontro militare in ogni modo possibile. Resta da vedere se Teheran giocherà secondo le sue regole.