Negli incipit dei miei articoli, spesso si fa riferimento a film o brani musicali, per scadenzare un tempo di ricordi “leggeri” e metapolitici, in cui un titolo una melodia o una trama danno il via a riflessioni più articolate, il film che dà lo spunto alla narrazione di oggi è “Ritorno a Casa Gori” del 1996, scritto e diretto da Alessandro Benvenuti, seguito di quel Benvenuti in casa Gori di cui avevamo già accennato in un precedente articolo.
Nel film i personaggi tragicomici, specchio di una famiglia tradizionale Toscana si ritrovano questa volta non per festeggiare, ma per un lutto, la morte di Adele Papini, il vero “capo Famiglia” della pieces teatrale di Benvenuti e Ugo Chiti, che prima di approdare sul grande schermo aveva girato tutti i Teatri della Toscana. La finzione è divenuta tragica realtà, il 20 Luglio si è spenta a Roma all’età di 85 l’interprete di quel personaggio, Ilaria Occhini, su questa morte, appena un trafiletto.
Ilaria occhini ha avuto nella sua seppur lunga carriera un solo torto, i natali. Ilaria nasce a Firenze, il 28 marzo 1934 il padre lo storico dell’arte e giornalista Barna Occhini, fu Collaboratore delle maggiori riviste dell’ambiente culturale toscano della sua epoca, tra cui «Il Frontespizio», di cui diverrà caporedattore, e fondandone altre come Italia e Civiltà (1944), pubblicata a Firenze negli anni dell’”occupazione” tedesca. A questa rivista collaborarono Giovanni Gentile, il futurista Primo Conti, e il pittore Enrico Sacchetti. Aderì convintamente alla Repubblica Sociale Italiana, fatto che gli costò l’accusa di collaborazionismo e la reclusione nel campo di prigionia di Collescipoli, nei pressi di Terni. Nel dopoguerra fondò e diresse le Edizioni L’Arco e continuò l’intensa collaborazione con Ardengo Soffici a Piero Bargellini. Fondò inoltre con Sigfrido Bartolini la rivista «Totalità» a cui collaborarono tra gli altri Giano Accame e Julius Evola.
La Madre di Ilaria era Gioconda Papini figlia dello scrittore e Filosofo Giovanni Papini, che la descrisse bambina nel racconto breve “La mia Ilaria”. Papini Intellettuale controverso e discusso, rimane assieme ad Ardengo Soffici tra quelle figure veramente rivoluzionarie e portatrici di quel “Pensiero Forte” che cerchiamo di trasmettervi settimanalmente. Nel 1903 Papini fondò, “Il Leonardo” assieme a Giuseppe Prezzolini, rivista tenacemente combattiva, si pose in contrasto con il positivismo filosofico, e letterario, dell’epoca. Nel 1906 pubblicò il saggio Il crepuscolo dei filosofi, ispirato al Crepuscolo degli idoli di Nietzsche, nel quale criticò duramente il pensiero filosofico di Kant, Hegel, Schopenhauer, Spencer e dello stesso Friedrich Nietzsche, dichiarando infine la morte della filosofia. Nel 1908 sempre con Prezzolini fondò La Voce, destinata a essere una delle più importanti riviste culturali del Novecento. Il 1º gennaio 1913 creò con Ardengo Soffici la rivista Futurista Lacerba, sul Futurismo ebbe a scrivere: «è guerra contro l’accademia, contro l’università, contro lo scolarismo, contro la cultura ufficiale, è liberazione dello spirito dai vecchi legami, dalle forme troppo usate… è forsennato amore per l’Italia…» Nel 1921 lui fortemente anticlericale annunciò la sua conversione, pubblicando “La Storia di Cristo”, che si rivelò un successo internazionale.
Secondo il giornalista del New York Times Stephen Prothero, Mel Gibson si sarebbe ispirato al libro di Papini per il suo film La passione di Cristo. Nel 1931 diede alle stampe Gog, una raccolta di novelle focalizzate sul «destino brillante» offerto all’uomo moderno dalle società capitalistiche. Nel 1935 si avvicinò al fascismo, due anni dopo pubblicò il primo volume della Storia della letteratura italiana con la dedica “Al Duce, amico della poesia e dei poeti”. Poco dopo ricevette la nomina ad accademico d’Italia ed accettò la direzione dell’Istituto di Studi sul Rinascimento. Dopo armistizio dell’8 settembre 1943, si fece terziario francescano con il nome di fra’ Bonaventura (in onore a san Bonaventura da Bagnoregio), entrando così nel Terzo Ordine Regolare di San Francesco. Nel dopoguerra pur emarginato dal mondo della cultura e appoggiato dai soli cattolici più tradizionalisti fondò insieme ad Adolfo Oxilia la rivista di poesia e metasofia “L’Ultima”.
Nel 1954 morì la figlia Gioconda, madre di Ilaria, Papini si rinchiuse sempre più in sé stesso, nella preghiera e nella vita monastica, morì l’8 Luglio del 1956 all’età di 75 anni nella sua casa di Firenze, per complicazioni respiratorie. Politicamente Ilaria Occhini pare avesse seguito il percorso interiore del nonno, negli anni 80 si impegnò per il Partito Radicale, di Marco Pannella, nel 2008 aderì invece alla lista Pro Life di Giuliano Ferrara, accettando la proposta di presentarsi nel collegio della Regione Lazio. Al di là delle proprie scelte politiche non ha mai rinnegato i valori familiari, nonostante probabilmente siano stati proprio quei valori a limitarne la carriera.