Così fan tutti – Il gregge dei mutanti

 

Così fan tutti – il gregge dei mutanti

L’ indizio più sicuro di sopraggiunta vecchiaia è il fastidio per i cambiamenti, unito ad un’ostinata incomprensione delle novità. In controtendenza rispetto ai tempi, che prescrivono amore incondizionato per il nuovo, ci confessiamo vecchi, privi della volontà di capire il turbine di trasformazioni che rende amara la vita quotidiana. Tutto passa, ma la fretta odierna, la violenza imperiosa della moda non fa per noi. E’ in azione una macchina infernale che trasforma ogni cosa, modifica la realtà e noi stessi, trasformati in gregge di mutanti. Nessuna epoca ha tanto amato il nuovo quanto la nostra.

Chi sfogliasse un album di fotografie vecchio di vent’anni, resterebbe stupito dell’immenso cambiamento dei luoghi, dei volti e persino delle situazioni. Alla gente piace quello che le viene fatto piacere; tutto è moda, veloce cambio di gusti.

Ci è capitato di osservare il cortile di un carcere, l’area in cui i detenuti trascorrono “l’ora d’aria”. Un rettangolo disadorno dove gruppi di uomini affiancati camminano al passo, percorrono il lato lungo, e, sempre tutti insieme, si voltano per rifare il tragitto in senso contrario. Questa ci sembra la condizione subumana della sterminata massa di seguaci delle mode. Compiono i medesimi gesti, vestono allo stesso modo, amano o detestano in massa le identiche cose. A tanto ci obbliga l’autorità invisibile delle mode, essere ridicoli per non averne l’apparenza. Così fan tutti, e così sia, nel gregge dei mutanti che si credono unici.

Così fan tutti, ad esempio nella travolgente moda dei tatuaggi. L’estate scopre i corpi e si resta sbalorditi dinanzi al numero imponente di persone di ogni età che esibiscono tatuaggi in tutto il corpo. Storicamente, tale pratica, fuori dal microcosmo tribale, era riservata a emarginati, minoranze stigmatizzate. Apparteneva, quindi, al mondo dei significati, non alla transitorietà delle mode. Migliaia di corpi esibiscono adesso ghirigori, disegni colorati di qualsiasi genere, spesso in numero e dimensione imponente, in gran parte privi di un vero significato, una deturpazione di sé in nome della bizzarria fatta obbligo.

Un’altra moda riguarda gli animali. Non vogliamo figli, troppi problemi, non ci prendiamo cura dei vecchi di famiglia, ma abbiamo piena la casa di beniamini a quattro zampe. Nessuna obiezione per l’amore degli animali, ma il troppo stroppia, specie se accompagnato dal disprezzo e dall’indifferenza per gli esseri umani.

La sciatteria nel vestire, la volgarità dei comportamenti, il linguaggio infarcito di turpiloquio, il grugnito multilingue da suburra, si impongono ovunque. Eccepire espone all’accusa di intolleranza e di anacronismo. Ebbene sì, siamo orgogliosi dell’anacronismo, poiché il mondo non era così, quando il progresso non ci aveva ancora travolto. Impiegammo generazioni per innalzarci, siamo rapidissimi nella discesa.

Fenomeni di massa che nessuno può più sottoporre a giudizio morale perché di se stessi, afferma il gregge mutante, si ha diritto di fare ciò che si vuole. Le conseguenze sociali sono a carico della collettività, ma che importanza ha, quel che conta sono Io. L’esibizionismo nelle sue varie forme è talmente diffuso che la vera trasgressione è girare in giacca e cravatta, parlare a bassa voce e dare del lei agli interlocutori. La dimensione privata è abolita, quella intima irrisa. Merito delle reti sociali e della connessione continua.

Sono bastati pochi anni di dominio tecnologico e di individualismo antropologico per trasformarci in gregge obbediente al comando di un padrone invisibile che detta le idee, i comportamenti, le mode. Chi avrebbe mai immaginato, nei primi anni 2000, la trionfale avanzata delle teorie del gender, la negazione insensata di natura e biologia, l’indifferenza o l’adesione convinta a un assurdo logico come il matrimonio omosessuale?

Un’altra moda a cui non si può sfuggire è quella del nomadismo. Non solo è proibito essere radicati in un luogo, una lingua, una cultura, ma il viaggio sostituisce la meta, i nonluoghi, aeroporti, autostrade, predominano sui luoghi. Neppure il cibo sfugge alla moda: adesso impazza quello “di strada”, intrugli internazionali dai nomi incomprensibili – sconsigliati gli spaghetti- da consumare in fretta, per non “perdere” tempo.

L’universo è liquido, tendente al gassoso, ma ben solido, ferreo è il potere di chi è riuscito a ridurre gli occidentali al punto in cui siamo, con moto accelerato verso il basso. Il gregge mutante, progressista, tecnologico, incede pasciuto verso il mattatoio dopo aver consumato ed essersi consumato. Così fan tutti.             

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