La rivoluzione conservatrice di Adriano Romualdi [6]
Il nazionalbolscevismo di Moeller ispirerà molti passaggi da una fila all’altra dei due termini; passaggi che salvavano comunque una coerenza, quella della vita della Germania di contro al coma indotto dal diktat di Versailles.
Tra i più caratteristici esponenti di questo nazionalboscevismo vi è Ernst Niekisch, amico di Jünger, animatore dei circoli bolscevichi, editore della rivista «Widerstand», perseguitato dai nazionalsocialisti dopo la pubblicazione dello scritto Hitler, una fatalità tedesca. Dopo la guerra cercherà di affermare le sue idee nella Germania orientale, finché comprese che era più saggio rifugiarsi a Berlino ovest. Accanto a Niekisch, Karl Otto Paetel, editore delle Sozialistische Nation, autore di un manifesto nazionalbolscevico – poi riparato in America – e Harro Schulze-Boysen, editore della rivista «Der Gegner» e che verrà giustiziato nel 1944 come spia stalinista dell’organizzazione Rote Kapelle.
Come si vede si tratta di percorsi diversi, che tentavano sintesi ardite o che restavano semplicemente nella contraddizione di affermare una sorta di prussianesimo di sinistra che magari trovasse convergenze con il movimento hitleriano. Tuttavia, il nazionalsocialismo, con la sua fede nel razzismo e in una Grande Germania, ruppe con la tradizione della Prussia-ponte per riprendere la linea della Prussia-colonizzatrice verso est. Con Hitler, cioè, la Germania scelse l’Occidente e anzi ripropose il modello dell’Occidente in crociata contro l’Oriente; l’invasione tedesca della Russia e poi quella russa della Germania scavarono un fossato incolmabile che spinse nel dopoguerra la Germania verso la sua storica nemica francese e in genere verso i Paesi occidentali. Il che rappresenta, nota acutamente Adriano Romualdi, l’unico, involontario, risultato durevole della politica di Hitler.
A destra, invece, la Rivoluzione Conservatrice proponeva diverse correnti che conservavano maggiori tracce degli ideali guglielmini pre-bellici: da Oswald Spengler a conservatori vicini a von Papen come Edgar Jung, al cosiddetto Circolo di Vienna organizzato intorno a Othmar Spann. Tratti comuni di questa direttrice sono appunto la nostalgia per il periodo precedente la Prima guerra mondiale; la scarsa simpatia per il mondo delle masse e di conseguenza il rifiuto del nazionalsocialismo che venne da loro criticato e avversato. Del resto, apertamente ricambiati da Hitler che perseguiterà e in alcuni casi eliminerà alcuni dei loro esponenti. Si tratta, potremmo dire, dell’altra possibilità che si apriva alla Germania per riprendere la propria storia, ma che aveva scarse possibilità di realizzarsi politicamente, in considerazione che l’epoca delle masse non poteva più essere espulsa dalla storia e che ogni forma di aristocraticismo doveva conciliarsi con il fenomeno della massificazione. Fu proprio per aver compreso la necessità della nazionalizzazione delle masse infatti che il nazionalsocialismo, fenomeno minoritario si può dire fino quasi alla presa del potere, potrà invece affermarsi.