La crisi di Governo

 

La crisi di Governo

È difficile, forse impossibile prevedere oggi quel che accadrà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, dopo la crisi politica innescata da Matteo Salvini, che, pressato dai suoi fedelissimi e dai Governatori del Nord, ha detto basta ai “no” del Movimento 5 Stelle e ha deciso di porre fine al governo del cambiamento, chiedendo elezioni politiche il prima possibile. La reazione dei vari potentati e dei loro lacchè, travestiti da deputati e senatori, è stata immediata: “Niente elezioni, serve un nuovo governo, altrimenti il Paese finirà nel baratro”. Come se non fossero stati proprio i loro esecutivi a far precipitare l’Italia in una situazione drammatica, sotto tutti i punti di vista.

Il senatore Matteo Renzi, ad esempio, è stato il più lesto di tutti e ha rubato la scena anche al segretario del suo partito, Nicola Zingaretti. Renzi, si sa, non digerisce le sconfitte e, ultimamente, ogni volta che si è cimentato in un agone democratico, è stato “bastonato” pesantemente: ha perso il referendum costituzionale, si è dovuto dimettere da presidente del Consiglio, è stato battuto alle elezioni politiche e ha perso la leadership del Partito Democratico. Tanto sarebbe bastato – a un politico dotato di buonsenso – per stare zitto qualche anno, se non per ritirarsi definitivamente, come, del resto, aveva promesso lui stesso, nel caso avesse perso il referendum. E, invece, niente.

Nell’ultimo anno, Renzi e i suoi fedelissimi – Maria Elena Boschi in testa (sì, proprio lei, quella di Banca Etruria…) – non hanno fatto altro che regalarci dirette Facebook, comunicati, interviste dei soliti giornalisti proni, tweet. Hanno parlato di tutto e del contrario di tutto, tranne del motivo per cui non hanno fatto ciò che avevano promesso: ritirarsi dalla politica, se il popolo avesse bocciato la loro modifica costituzionale, cosa puntualmente avvenuta. Maria Elena Boschi, addirittura, pur di restare abbarbicata a uno scranno parlamentare, è andata a farsi eleggere a Bolzano, visto che nel suo collegio naturale, quello di Arezzo, non avrebbe preso un voto, dopo la vicenda di Banca Etruria.

Bene, oggi, appena entrato in crisi il governo gialloverde, proprio Renzi ha il coraggio di parlare (“Da ex presidente del Consiglio, per il bene del Paese“, ha precisato…) e di lanciare la “meravigliosa” idea di un governo di legislatura, ovviamente insieme ai 5 Stelle, che lui e i suoi fedelissimi insultano da sempre. E, ovviamente, le parole di Renzi ricevono l’applauso dei giornaloni di regime, preoccupati dalla imminente recessione (ventilata da quel fenomenale economista chiamato Matteo Renzi..) e dalla deriva autoritaria invocata da Salvini. Il quale, a dire il vero, non ha fatto altro che chiedere un’investitura piena ai cittadini, per poter governare senza dover fare i conti con i “no” o gli “altolà” di chicchessia. Si potrà discutere se quella di Salvini di staccare la spina all’esecutivo sia stata o no una mossa politicamente avventata, che rischia di trasformarsi in un autogol, ma questo è un altro discorso.

Il vero problema è che il Paese, oggi, non può permettersi un governo Pd-5Stelle e che la via maestra, l’unica, adesso è quella di restituire la parola agli italiani. I quali hanno già detto più volte che gente come Renzi deve andare a casa. Per sempre. Ma lui, che evidentemente ha una pericolosa dipendenza dal potere, sta muovendo tutti i suoi amici più influenti, per “regalare” all’Italia un altro governo che prenda ordini da Bruxelles e dai finanzieri, magari proprio con Renzi ministro degli Esteri e, perché no?, con la Boschi sottosegretario all’Economia, con una delega speciale al mondo bancario.

Ecco, la crisi ferragostana può trasformarsi da occasione in tragedia, perché un esecutivo di questo tipo finirebbe, una volta di più, per penalizzare i meno abbienti, regalando ulteriori profitti a banchieri e finanzieri. E, allora, se davvero Mattarella dovesse avallare questa opzione – e se venissero trovati i numeri in Parlamento per sostenerla – non si potrebbe più far finta di niente, perché saremmo di fronte all’ennesimo “golpe” mascherato da operazione di democrazia parlamentare. Ma tradire il mandato dei cittadini, che appena un anno e mezzo fa hanno detto basta al Pd di Renzi e che alle Europee di maggio hanno premiato, in modo plebiscitario, le politiche di Matteo Salvini, non avrebbe nulla a che vedere con la democrazia: sarebbe soltanto un modo vile e subdolo di rimettere il potere nelle mani di chi è stato bocciato dal popolo.

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