Gli USA e la balcanizzazione del Medio Oriente


 

Gli USA e la balcanizzazione del Medio Oriente

Quando si parla della critica situazione in cui si trova il Medio Oriente, l’area strategica che influisce sugli equilibri mondiali, bisogna ricordare le cause dell’instabilità e delle crisi di quella regione.

Si è reso evidente, da molti documenti trapelati, che il vecchio piano di Washington, di procedere ad una divisione della regione (piano di balcanizzazione) sulla base delle differenze religiose ed etniche presenti nei vari Stati, ha subito una battuta di arresto. Nel 2018 il progetto americano ha subito una grande sconfitta contro la Siria e l’Iraq, che hanno avuto il sostegno della Russia e della Repubblica dell’Iran.

Alcuni osservatori ritengono che gli Stati Uniti stiano implementando l’ultima parte di questo piano generale agitando il fantasma di una guerra diretta contro l’Iran, usando i loro media per condurre una campagna psicologica, dato che Washington non ha la capacità di avviare un conflitto frontale con gli iraniani.

Molti degli strateghi di Washington continuano a vedere il Medio Oriente con una terribile ingenuità. Essi credono in buona fede che con droni, alta tecnologia bellica e sanzioni, le diversità delle persone che condividono la regione potranno vivere pacificamente in alcuni stati ridefiniti per l’occasione, con dimensioni contenute e governi fantoccio di Washington in modo da non rappresentare un pericolo per Israele.

Questa strategia gli USA l’hanno sperimentata in Afghanistan e in Iraq spendendo miliardi di dollari, causando decine di migliaia di vittime e risparmiando sulle proprie perdite. Questo sistema però non ha funzionato. In Libia non sono andati così lontano. Il loro intervento ha deposto quello che per loro era un despota, Muhamed Gheddafi, ma da allora ha fatto precipitare il paese nel caos.

Non è un caso che le operazioni militari USA in Medio Oriente ottengono l’opposto di quelli che erano gli obiettivi predefiniti.

Secondo noi, quello che rimane di questo progetto nordamericano si può identificare in quattro obiettivi principali:

  1. Indebolire gli stati arabi della regione, cercando di impedire all’Iraq e alla Siria di ricoprire ruoli rilevanti nel mondo arabo;
  2. Promuovere il progetto dell'”accordo del secolo” sulla Palestina;
  3. Ridurre l’influenza della Repubblica islamica dell’Iran in tutta la regione;
  4. Impedire a Cina e Russia di competere con l’egemonia americana in tutto il mondo e in particolare in Medio Oriente.

Per quasi vent’anni, gli Stati Uniti hanno cercato di distruggere gli stati della regione: la guerra in Afghanistan nel 2001, la guerra in Iraq nel 2003, la guerra per procura in Siria dal 2011 fino ad oggi, oltre alla guerra contro lo Yemen nel 2015, ne sono una prova. In ciascuno di questi paesi, l’obiettivo di Washington era di indebolire il potere centrale e preparare il terreno per lo smembramento di questi stati.

Nella guerra in Siria gli americani, oltre a sostenere ed armare i vari gruppi terroristi, puntavano a formare le forze democratiche siriane (SDS), composte principalmente da gruppi curdi, come il pilastro su cui basare un’alternativa al governo di Bashar al Assad per la creazione di una zona autonoma nel nord del paese.

Secondo gli strateghi statunitensi, il sequestro finale della Siria nord-occidentale da parte della SDS avrebbe potuto interrompere i contatti tra l’Iraq e lo stato siriano. Agli occhi della Casa Bianca, la creazione di un “cantone curdo” nella Siria orientale indebolirebbe sia l’Iraq che la Siria e avrebbe conseguenze negative per il potere dell’Iran e degli Hezbollah libanesi. L’offensiva condotta dall’Esercito siriano sulla provincia nord di Idlib, in questa ultima fase della guerra, con la conquista dei principali caposaldi, ha sconvolto il piano degli USA.

A questo proposito, si può presumere che gli americani vogliano adottare un piano B ed ora cerchino di salvare quello che rimane del loro progetto, con la creazione di un “blocco sunnita” e nel promuovere il settarismo in Iraq, visto che questo  è sostenuto dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti. Israele è coinvolto nel progetto ed ha iniziato a praticare attacchi della sua aviazione e dei suoi droni anche su obiettivi in Iraq che sono riconducibili alle milizie sciite che operano in quel paese.

Secondo gli osservatori, l’obiettivo finale degli Stati Uniti sarebbe quello di realizzare pienamente il progetto di “accordo del secolo”, sfruttando l’indebolimento del mondo arabo, ma questo non sarà possibile a causa del rifiuto dei palestinesi e dei principali paesi della regione. I popoli arabi e non arabi si oppongono tutti concordemente al progetto di svendita della Palestina.

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