Vivere il proprio tempo

 

Vivere il proprio tempo

Cosa significa vivere il proprio tempo e in modo specifico, “questo tempo” che – non ci stanchiamo di ricordarlo – è risolutivo e tremendo allo stesso tempo?

«Rispondere alle esigenze del proprio tempo significava, nell’era del cristianesimo equestre e veramente militante, combattere di secolo in secolo, e con la massima tenacia, le eresie tipiche del momento, e quindi instaurare un ordinamento civile atto alla difesa delle istituzioni e delle anime dal morbo che di volta in volta s’avventava sulla Chiesa. Invece nel tempo moderno, vivere il proprio tempo significa, in pratica, accondiscendere alle eresie del secolo cercando un modus vivendi con quelle purché sia salva la possibilità di ottemperare ai precetti della Chiesa».

Questo passo di Attilio Mordini, è estratto da Il Tempio del Cristianesimo, pubblicato nel 1979. L’affermazione di Mordini chiarisce su di un piano generale come la verità, la giustizia e il bene affiorino sempre dal sangue e dalla lotta, metaforica e non. E lotta significa spingersi oltre il conosciuto, abbandonare la chiusura dell’Io per un bene che ci sovrasta e ci accomuna tutti. Perdere anche il proprio bene, per conquistare infine il Bene maggiore. L’ordine civile è un dovere a cui tendere e nulla bisogna lasciare di intentato. Ed ogni tempo ha i suoi mali, le sue eresie, i suoi inganni.

Le persone oggi animate da sacro zelo spesso si battono contro alcuni mali e miti del progresso: l’ideologia di genere, l’eutanasia, l’immigrazionismo sconsiderato, le politiche di austerità e via discorrendo. Ognuno sceglie alcuni di questi miti e contro di essi alza le bandiere di una moderna crociata. Gesta all’apparenza lodevoli, si direbbe, ma proprio questo l’Ingannatore va cercando: uomini che si accontentano di vedere il dettaglio e perdono di vista l’intero quadro.

Il benpensante, ovvero quel ridicolo tipo umano che condensa in sé il più perfetto connubio di alta istruzione e tragica insulsaggine in molti casi nemmeno si avvede dei mali del suo tempo, essendo troppo intento a compiacersi dei traguardi che, proprio in seno ad esso, egli ha raggiunto. Ma talune volte, e non sono invero poche, esso pare ridestarsi dalla vacua cultura moderna e come a seguito di un’improvvisa illuminazione, si scaglia contro alcuni dei suoi piedistalli iniziando una lotta aperta e impari, fino addirittura ad auto-eleggersi martire di questi tempi. Eppure, queste persone, rappresentano il più grande ostacolo affinché il vero Bene si propaghi e un sincero risveglio interiore si affermi. Essi credono di lottare contro gli inganni, ma rimangono loro stessi degli ingannati. Un saggio medico, infatti, non è colui che cura il sintomo, ma colui che interpreta il sintomo per raggiungere la causa profonda della malattia, la quale si annida in tutt’altra parte del corpo. E il sintomo è sempre un segnale di trasformazione. Il cattivo medico, invece, a furia di accanirsi contro il sintomo, ne vedrà spuntare altri e infine, impotente, accompagnerà il paziente alla morte.

Questa epoca non è semplicemente segnata dal proliferare di nuove eresie, ma rappresenta essa stessa un’unica grande eresia, o detto altrimenti, un enorme inganno. È il Kali-yuga, l’età oscura, quella che segna la fine del presente Ciclo Cosmico. Se all’inizio del suo instaurarsi, essa ancora conservava tracce di ordine e sapienza, ora concluso quasi il suo arco, è divenuta solo caos e illusione. A quelle “anime gentili” bisognerebbe far comprendere come non vi sia ormai nessuna struttura o attività che non sia deliberatamente contro l’uomo, ovvero che non agisca per impedire qualsiasi realizzazione spirituale. Economia, politica, istruzione, scienza, cultura, arte e persino il tempo libero. Tutto è sovversione e non sarà certo abbellendo qualche parete che salveremo la casa dal crollo. Bisogna invece uscirne prima di essere schiacciati dalle macerie, e gettare nuova fondamenta per una “Nuova città”, col sereno coraggio di chi è chiamato alla lotta, senza agognare però la vittoria. Altre forze agiscono con noi e sopra di noi, è bene rammentarlo.

L’uomo dei Tempi Ultimi è l’uomo della sintesi, l’uomo della visione. E la visione nasce prima di tutto da una disposizione interiore che avvicina alla vera cultura, alla vera arte e ad un tradizionale cammino spirituale. Abbandonando tutti i surrogati che la modernità ci propone, non esclusi quelli “religiosi”. Da qui è necessario partire, non temendo di essere in pochi e di essere additati come pazzi. «Non servono tranquillanti o terapie, ci vuole un’altra Vita», con buona pace dei benpensanti!

Torna in alto