La rivoluzione conservatrice di Adriano Romualdi [11]

    

La rivoluzione conservatrice di Adriano Romualdi [11]

L’ultima forma giovanile dell’ideologia bündisch è stato il Circolo di Stefan George, il grande poeta considerato il d’Annunzio tedesco; un esteta che usò la parola per esaltare la stirpe e la vita della nazione. Suo obiettivo era dare alla vita e all’arte una concezione eroica che comportasse anche una “eroizzazione della politica” con relativa condanna della società di massa, del suffragio universale e dell’industrialismo. Anche lui teorico dell’omoerotismo – usava dire che chi si sposava non poteva appartenere al Circolo, che lui chiamava Der Staat in quanto nucleo di un futuro Stato tedesco – e ammiratore delle capacità di leadership degli ebrei che considerava però di sensibilità diversa da quella tedesca. Ciò non impedì a molti ebrei di essere suoi seguaci. Anche nelle poesie di George vi è l’attesa di un Führer, di una guida salvifica annunciata dalla svastica, di cui erano fregiati i libri del George-Kreis, pubblicati peraltro dall’editore ebreo Bondi. Chi era sopravvissuto abbastanza da vedere l’avvento del nazionalsocialismo, salutò con favore l’avvento di Hitler; durante il Reich hitleriano; Goebbels, ammiratore del poeta, istituì il premio Stefan George, il quale però si era autoesiliato in Svizzera dove morì il 4 dicembre di quello stesso 1933. I suoi discepoli ebrei dovettero lasciare la Germania; tra questi vi era Karl Wolfskehl che fuggì in Italia, dove collaborò al periodico di Farinacci, «Il regime fascista», alla pagina culturale curata da Evola.

Uno dei fenomeni tipici tra le due guerre mondiali, in Germania e non solo, è stata la formazione di milizie politiche e associazioni paramilitari che erano volte a conservare e rendere permanente uno spirito e uno stile in funzione nazionalistica. Persino le forze antifasciste furono attratte da questo modello: dagli Arditi del popolo in Italia al Reichsbanner in Germania. Vi erano, naturalmente, associazioni di reduci, come il Kyffhäuserbund che si riuniva sulla mitica montagna del Barbarossa in Turingia e che nel 1939 arrivò a contare quattro milioni di membri. Tra le associazioni più note vi è lo Stahlelm-Bund der Frontsoldaten del capitano Franz Seldte, lasciato morire cinquantacinquenne nel 1947 dagli americani in un campo di concentramento. Lo scopo dell’Elmo d’acciaio era di tener alto lo spirito del fronte in chiave nazionalista e conservatrice; riscosse un notevole successo, tanto da essere la forza di destra più forte prima di Hitler, con oltre 330 mila militanti. Seldte polemizzò duramente con Hitler – anche per ragioni di concorrenza – che accusava di essere espressione della cospirazione “cattolico-bavarese-fascista” e non mancarono gli scontri tra le SA e lo Stahlelm, un cui candidato si presentò alle presidenziali del 1932. Quando tuttavia Hitler divenne cancelliere, lo Stahlelm, come le altre forze di destra, confluì nella Concentrazione Nazionale e Seldte divenne ministro del lavoro nel primo governo di Hitler. 

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