Scuola di Pensiero Forte [69]: la scelta, ovvero come la persona determina se stessa
Requisito fondamentale per l’esercizio della libertà risulta essere, come già parzialmente spiegato precedentemente, la scelta. Non ci sarebbe però possibilità di scelta se non si presentasse quella molteplicità che permette l’elezione di un’azione rispetto alle altre.
Proprio su questo termine, «elezione»[1], San Tommaso struttura la tredicesima questione della sua Somma Teologica. Essa occupa un importante ruolo all’interno dell’atto libero. Per il Santo infatti essa è raggiunta mediante tre mezzi: elezione, consenso ed uso.
Analizzando qui il primo di questi tre mezzi, vediamo che san Tommaso pone sei domande a questo proposito: se l’elezione sia un atto della volontà, o della ragione, se l’elezione appartenga agli animali irragionevoli, se l’elezione riguardi solo i mezzi o riguardi talora anche il fine, se l’elezione abbia per oggetto soltanto le nostre azioni, se l’elezione si limiti alle cose possibili ed infine se l’elezione umana sia necessaria o libera.
Per cominciare, è di fondamentale importanza stabilire se la facoltà dell’elezione appartenga alla volontà o alla ragione.
Come accennato all’inizio del capitolo, l’elezione presuppone in sé stessa una molteplicità, un «raffronto»[2]. Ciò ci porterebbe a porre tale facoltà sotto la ragione, in quanto è proprio della ragione il confronto tra due oggetti. È la ragione ad intervenire qualora si presenti davanti all’uomo la possibilità di una scelta tra più oggetti o tra più azioni.
C’è però da rammentare che se è vero che è proprio della ragione il confronto, esso non è direttamente riconducibile all’elezione. I due termini non si equivalgono. «L’elezione presuppone un raffronto: ma essa non è essenzialmente il raffronto medesimo»[3].
L’elezione potrebbe dunque sembrare a questo punto quella conclusione che da questo raffronto scaturisce. Ora, cos’è un sillogismo se non il raffronto tra due proposizioni volto a trarne una conclusione necessaria? In particolar modo nel sillogismo pratico[4] vediamo che, a conferma di quanto detto prima, si giunge da due premesse M e m ad una conclusione C in via del tutto razionale. Come ci insegna Aristotele, l’anima ha una parte razionale (dianoia), la quale è divisa in altre due parti: scientifica (epistemonikon) e calcolatrice (logistikon).[5] La prima, ovvero quella scientifica, vede al suo interno tutte le scienze teoretiche, le quali studiano la natura delle cose. Esse sono dunque quelle scienze i cui oggetti sono necessari. La matematica afferma che sommando due unità ad un’unità, il risultato è di tre unità, e questo è un principio che non muterà mai. Nella seconda parte invece, quella calcolatrice, possiamo notare la presenza di una forte contingenza. Tale contingenza è dovuta proprio alla libertà di scelta di cui l’essere umano dispone, scelta che tuttavia può essere esercitata solo su ciò che è contingente, su ciò che può mutare, che può diventare diversamente da come è. Mai un uomo potrebbe deliberare che la somma risultante dall’addizione di due unità ad un’altra unità sia diversa da tre unità. Egli può invece deliberare se usare del legno o del marmo per costruire una statua.
Conclude dunque l’Aquinate che la libertà esercitata nella deliberazione di una conclusione sillogistica è propria della ragione, ma appartiene all’elezione, ovvero alla scelta, solo come suo «corollario»[6]. «La ragione è superiore in qualche modo alla volontà»[7], ed è per questo che è alla volontà che l’atto appartiene sotto il punto di vista materiale, mentre è alla ragione che appartiene sotto il punto di vista formale.[8]
L’agente, prima di compiere l’azione, arriva ad una conclusione logica dettata dalla ragione. Da essa non è però vincolato, può infatti decidere di aderire a tale conclusione o da essa deviare mediante un atto di volontà. Si può giungere alla logica conclusione che compiere un omicidio sia sbagliato, ma da tale conclusione si può poi deviare decidendo di uccidere un uomo nonostante secondo logica tale atto sia sbagliato.
Conclusione del primo articolo della tredicesima questione della prima parte della seconda parte della Somma Teologica è dunque che chi compie un atto non è in esso mosso dalla sola ragione, ma dalla ragione e dalla volontà insieme.
[1] San Tommaso, Summa Theologiae, I-II, q.13
[2] San Tommaso, Summa Theologiae, I-II, q.13, a.1, Ad.1
[3] Ibid.
[4] Cfr. San Tommaso, Summa Theologiae, I-II, q.13, a.1, Ad.2
[5] Aristotele, Etica Nicomachea, VI, 2
[6] San Tommaso, Summa Theologiae, I-II, q.13, a.1, Ad.2
[7] San Tommaso, Summa Theologiae, I-II, q.13, a.1, Res.
[8] Cfr. F. Bergamino, La razionalità e la libertà della scelta in Tommaso d’Aquino, 27