Dal 4 ottobre il canale satellitare Sky Atlantic manda in onda la prima puntata di “1994” seguito della fortunata serie che riporta le date della fine della cosiddetta prima repubblica, 1992 e 1993, la saga è il capitolo conclusivo della trilogia, che narra in maniera romanzata le vicissitudini della politica italiana prima, durante e dopo l’inchiesta “Mani Pulite”. La fiction si snoda tra il pool mani pulite, Arcore, le sedi del PDS Forza Italia, ristoranti di lusso, e prostitute di alto bordo, ma non in mare, un alone di mistero sarebbe potuto essere aggiunto parlando di una minicrociera al largo di Civitavecchia.
2 giugno 1992 a bordo del panfilo della corona inglese “Britannia”, manager e politici italiani discussero con i banchieri GB-USA della prospettiva delle privatizzazioni in Italia. L’evento fu organizzato da una società chiamata «British Invisibles», invisibili, nel linguaggio economico sono le transazioni di beni immateriali, come la vendita di servizi finanziari. «British Invisibles» nacque da un comitato della banca centrale del Regno Unito e divenne una sorta di confindustria delle imprese finanziarie. Oggi si chiama International Financial Services e raggruppa circa 150 aziende.
Il «Britannia», gettava l’ancora presso le nostre coste con a bordo alcuni nomi illustri del mondo finanziario e bancario inglese, erano venuti per ricevere alcuni esponenti del mondo politico imprenditoriale e bancario italiano: Mario Draghi, Mario Monti, Emma Bonino, Giuliano Amato, vari esponenti della famiglia Agnelli, il direttore della Confindustria, Innocenzo Cipolletta, Riccardo Gallo per l’IRI, Giovanni Bazoli per Ambroveneto, Antonio Pedone per la Crediop, alti funzionari della Banca Commerciale, delle Generali, e della Società Autostrade, il presidente dell’ Ina, Lorenzo Pallesi e stranamente un comico, Beppe Grillo, la cui funzione si sarebbe capita solo anni dopo. In quei giorni vi furono indignate prese di posizione della stampa e perfino interrogazioni parlamentari da parte di esponenti del Msi.
Sul Britannia si decise lo smembramento dell’Italia. L’obiettivo era quello di prendere il controllo di ogni aspetto della vita economica italiana sfruttando le numerose scuse di ingovernabilità, corruzione, ed inefficienza, per farlo una parte consistente della classe dirigente italiana doveva cadere, secondo Reginald Bartholomew (ambasciatore degli Stati Uniti in Italia dal 1993 al 1997) dietro mani pulite ci fu una regia occulta dei servizi statunitensi, e mentre la politica si infiammava i banchieri londinesi e dei loro associati newyorkesi, si divisero la torta. Che la destabilizzazione dell’Italia fosse in arrivo lo si sapeva già da quando l’allora capo della CIA William Webster, annunciò che, come conseguenza del crollo del muro di Berlino, l’apparato di spionaggio USA avrebbe impegnato le sue risorse in una strategia volta a contrastare potenziali rivali economici. Lasciamo libera l’interpretazione di quegli eventi, ed andiamo ad analizzare alcune privatizzazioni avvenute dopo questa data, e altre cessioni di proprietà private che facevano lustro al nostro paese, passate in mano straniere:
La Banca d’Italia, ora appartiene a 50 banche private Ma anche banche pubbliche italiane sono diventate private: BNL, Banco di Napoli, Credito Italiano, Banco di Sicilia, Banca Commerciale Italiana. Sono stati venduti i seguenti immobili dello Stato italiano: Edificio della Zecca (Roma), Isole della Laguna Veneta, Palazzo Corrier (Venezia), Casina Valadier (Roma), Montagne delle Tofane, Isola di Montecristo, Monte Cristallo. Alcune (s)vendite di società pubbliche, partecipate o private, ma comunque di prestigio per il così detto “Made in Italy” non sono più Italiane. Acciaierie e Ferriere di Piombino, Cementir, IRI, EFIM, ENI, COMIT, IMI, INA, SME, ILP, Italtel, Siemens, Alumix, EFIM, Dalmine, Montefibre, Aeroporti di Roma, Alfa Romeo, Fiat, Albacom, Fincantieri, Nuovo Pignone, SAIPEM, ACEA, Autostrade, ENEL. L’Edison, venduta alla società francese, l’EDF. Italcementi passa al gruppo tedesco HeidelbergCement. Pirelli invece parla cinese, ChemChina è il nuovo socio forte del gruppo. Merloni cede tutte le sue aziende al marchio Whirlpool, Magneti Marelli passa ai giapponesi di Calsonic Kansei. Lamborghini acquisita della Volkswagen. L’industria ferroviaria nazionale è oggi completamente in mani straniere. La Fiat Ferroviaria è passata sotto la canadese Bombardier. AnsaldoBreda e il 40% di Ansaldo Sts è stata venduta alla giapponese Hitachi, Fiat Avio, uno dei maggiori player della propulsione aerospaziale, è attualmente di proprietà del socio unico Bcv Investments sca, una società di diritto lussemburghese partecipata all’85% dalla inglese Cinven Limited.Benelli, la storica casa motociclistica di Pesaro, è passata nelle mani del gruppo cinese QianJiang. Fastweb oggi fa parte del gruppo svizzero Swisscom. Omnitel è passata di proprietà del Gruppo Vodafone, Wind Telecomunicazioni è passata ai russi di VimpelCom.
Nel settore agroalimentare Parmalat, Invernizzi, Vallelata, Locatelli e Galbani,appartengono ai francesi della Lactalis. Plasmon Carlo Erba,Dieterba, Nipiol, fanno parte della corporation americana Kraft Heinz. Pernigotti è di proprietà del gruppo turco Toksoz. L’Algida è stata venduta ad una società anglo-olandese. Perugina, Antica gelateria del corso, Buitoni e San Pellegrino, appartengono alla svizzera Nestlè. Gancia, è in mano all’oligarca russo Rustam Tariko. Carapelli Sasso e Bertolli appartengono al gruppo spagnolo Sos. Star è in mano alla spagnola Galina Blanca. Sperlari, Saila, Dietorelle, Dietor e Galatine, fanno parte del gruppo tedesco Katjes. Riso Scotti è stato acquisito dalla società spagnola Ebro Foods. Eridania zucchero ceduta al gruppo francese Cristalalco Sas. Orzo Bimbo acquisita da Nutrition&Santè S.A. Le birre Peroni e Nastro Azzurro sono di proprietà dalla sudafricana Sabmiller. Cervisia, Ichnusa, Moretti, Prinz e Sans Souci, appartengono all’Olandese Heineken. Stock acquisita dagli americani della Oaktree Capital Manage.
Nella Moda: Gucci è nelle mani della holding francese Kering. La griffe del cachemire “Loro Piana”, fiore all’occhiello del made in Italy, è stata ceduta alla holding francese Lvmh che già include simboli assoluti come Bulgari, Fendi e Pucci. Krizia è stato comperata dai cinesi di Marisfrolg. La lingerie di lusso La Perla è passata nelle mani degli olandesi di Sapinda. Bulgari, è andato al fondo francese Kering che ha fatto man bassa di marchi, da Gucci a Bottega Veneta, da Pomellato a Dodo, da Sergio Rossi a Brioni passando anche a Richard Ginori. Valentino è dal 2012 nelle mani di Mayhoola Investments (Qatar) e quel che resta di Gianfranco Ferrè di Paris Group (Dubai), mentre La Rinascente appartiene alla thailandese Central Group of Companies. In mani americane è invece Poltrona Frau, rilevata da Haworth. Versace è stato venduto allo stilista Michael Kors. Mila Schon, Conbipel, Sergio Tacchini, Mandarina Duck, Coccinelle, Safilo, Ferrè, Lumberjack e Valentino, sono di proprietà della giapponese Itochu Corporation. La Safilo (Società azionaria fabbrica italiana lavorazione occhiali), fondata nel 1878, che oggi produce occhiali per Armani, Valentino, Yves Saint Laurent, Hugo Boss, Dior e Marc Jacobs, è diventata di proprietà del gruppo olandese Hal Holding.
Liberalizzazioni e privatizzazioni non hanno portato nessun beneficio al paese, ma solo ad un aumento dei prezzi, alla distruzione di posti di lavoro ed all’abbassamento degli stipendi dei lavoratori e dei fatturati delle piccole e medie imprese, il processo di “modernizzazione” del paese ha rappresentato un grave attacco al suo tessuto produttivo, accelerando il processo di disintegrazione economica e finanziaria.