La percepisco nell’aria questa forte voglia di agire, di porre un freno alla decadenza di una nazione come l’Italia, faro di cultura per il mondo intero.
E’ una sensazione dolce e forte che sento vibrare in ogni luogo d’Italia dove mi reco; è la stessa sensazione che provavo quando vincemmo uniti contro il referendum con cui Renzi voleva legarci mani e piedi ai diktat dei burocrati di Bruxelles e dei ragionieri della BCE. Era bello vedere ex socialisti, ex fascisti, ex comunisti, ex liberali, ex democristiani uniti per difendere l’Italia dalle aberrazioni che il pensiero unico globalizzante cercava e cerca di rendere normalità.
L’Italia merita il sacrificio di ognuno di noi, rinunciare a qualcosa di nostro per ricostruire una nazione ormai svenduta, tradita, vessata, prostrata da una massa di sedicenti politici venduti e privi di qualsiasi visione o progetto per il futuro: tutti, senza alcuna dignità, proni agli interessi altrui, pronti a vendere la madre (e l’Italia è la grande madre di tutti noi) per denari, finti onori e ignobili tornaconti.
Ricreare quel tessuto comunitario che le vicende storiche del secolo passato hanno profondamente lesionato è un dovere; e, se la classe politica dal 1945 ad oggi non è riuscita a farlo tocca a noi cittadini curare quelle ferite, superare quei traumi, perché mai come oggi c’è la necessità urgente di metterci tutti insieme per disarcionare Renzi, emissario del nemico e quella “trimurti” di inetti ed incapaci che stanno affondando l’Italia in modo definitivo.
Il popolo ci sta provando in tutti i modi a dare segnali in tal senso prima, come dicevamo, con il referendum, poi creando dal nulla un movimento, come il 5 stelle, privo di classe dirigente ma espressione della volontà di superamento delle antitesi e del desiderio di emarginare tutta la classe politica esistente, infine deluso e disorientato cerca qualcuno che possa dare sicurezza per il superamento del tunnel in cui traditori e corrotti ci hanno infilato.
Nessuno però sa dare indicazioni precise, nessuno è animato da un progetto politico ben delineato, nessuno sembra avere il coraggio di affrontare i veri temi del confronto: uscire dal criminale schema liberista non è facile per chi si è riempito la bocca di quella parola, bella perché ha la stessa radice della libertà, orribile perché porta alla più tremenda delle schiavitù, quella dello spirito, della volontà, della capacità di pensare autonomamente e fuori dagli schemi aberranti del politicamente corretto.
Non so se è per la notevole differenza di età che corre tra me e le giovani generazioni, ma questi ultimi mi sembrano, per fortuna non nella totalità, lobotomizzati, sempre pronti a cogliere gli “input” scellerati dei padroni del vapore, sempre più identificati ed identificabili.
E’ emblematica la vicenda di Greta: tutti oggi parlano di ambiente, di difesa dello stesso senza capire che l’ambiente lo dovrebbe determinare l’uomo e non viceversa e nessuno, oltre a parlare a vanvera, ha detto cosa è disposto a fare, a cosa è pronto a rinunciare per migliorare l’ambiente.
Nessuno osserva che Greta, povera figlia, è stata messa in mezzo proprio dai grandi manipolatori dell’ambiente: quanti capiscono che se si vuol risanare l’ambiente bisogna mettere in secondo piano il profitto e riportare in primo l’uomo con tutti i suoi valori? Quanti si rendono conto che affermare queste cose vuol dire lotta senza quartiere al liberismo, alle leggi di mercato e alla riduzione dell’essere umano a consumatore? Perché non si denuncia che dietro questo fenomeno osannato e strombazzato da tutti i media, che sappiamo tutti benissimo a quali ordini rispondono, si sta creando un nuovo diversivo per manipolare le coscienze? Perché questo fenomeno è esploso, come rispondendo ad una precisa regia, contemporaneamente in tutto il mondo?
Sveglia ragazzi!
Anche per voi la ricreazione è finita, tocca che vi rimbocchiate le maniche, voi più di noi, che saremo comunque presenti, per crearvi un futuro migliore, fatto di gioia di vivere secondo le leggi della natura e non contro di essa, di libertà di sognare e di pensare, di poter considerare il valore umano più del profitto e di qualsiasi valore monetario, ribaltando le gerarchie della società schiavistica in cui viviamo.