La bella amazzone curda e le altre

 

La bella amazzone curda e le altre

Il femminismo è una lotta radicata non una moda da Instagram, sostiene Jessa Crispin  nel suo ultimo libro “Perché non sono femminista”.

La scrittrice americana denuncia la deriva in versione pop del messaggio rivoluzionario del movimento femminista delle origini. Questo suo ragionamento è valido per tutte le posizioni radicali, specie per le donne su campi di guerra per amore del proprio onore.

Nell’altra metà del cielo, il fenomeno del vetero femminismo si spegne come mito laico, per altro verso si assiste all’Eterno Ritorno del culto di Gea, concepita come donna (Dea), madre terrestre in comunione con le irradiazioni celesti.

Nei campi di battaglia della Siria sfilano “on line” in passerella compagini di miliziane curde truccate come mannequins.

È l’ennesima manipolazione mediatica che internauti senza volto, fanno sul corpo delle giovani donne.

L’operazione di marketing geo-politico vuole influenzare l’opinione internazionale. L’obiettivo è quello di favorire agli esuli curdi un posto al sole, autonomo da Damasco, come avamposto dell’espansione di Israele fino ai bacini petroliferi dell’Eufrate.

Gli americani hanno sponsorizzato tale strategia espansionistica fin da quando le bande curde tagliavano la gola ai cristiani, fedeli al presidente Assad. Poi li hanno scaricati al genocidio dei turcomanni.

Fuori dal coro del pensiero unico, vanno interpretate tensioni nei reni delle giovani donne guerriere, che oggi stanno in prima linea sui confini per difendere sangue e suolo.

Si interroghino gli uomini che chattano su internet perché in otto anni di guerra non c’è stato un moto indotto di ammirazione per le soldatesse siriane, belle da morire per la patria.

In rete, si parla meno delle “sorelle”, sporche ed incattivite nella loro selvaggia bellezza, le quali lottano contro lo stesso Satana mutaforma in Ecuador, Palestina, Venezuela, Cile … in ogni dove, e nella mia amatissima Sicilia. Ecco i nemici, sono i mondialisti!

Sono le élites usuraie del nuovo colonialismo che sul mercato globale investono in guerre. Molte donne hanno capito la brutta aria che tira: sono in attesa che i loro uomini tirino fuori i “cabasisi”.

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