Il richiamo della piazza

 

Il richiamo della piazza

Ogni tanto mi ricordo di appartenere, mio malgrado, a questo mondo e di esserne almeno spettatore… D’altronde sono tolemaico ma prigioniero del sistema ove la terra gira intorno al sole.                                                                                                      

Contravvenendo ad un comportamento ormai radicato – dispregiare il quotidiano del ‘politicamente corretto’ (in qualsiasi forma o sotto quale sigla si manifesti) -, mi sono fatto ardito e armato di seggiolino pieghevole in spalla e bastone ortopedico in mano, usufruendo di autobus deviati e privo di biglietto, me ne sono andato a piazza San Giovanni ben prima dell’orario d’inizio dei comizianti. In una piazza già colma di gente colorata e vociante, passando sotto gli archi e il controllo benevolo di carabinieri in assetto anti-guerriglia. Poco vi sono rimasto e per difficoltà nel deambulare e per noia. Tutto qui in un pomeriggio di sabato. Il richiamo della piazza – quel a me caro ‘bastoni e barricate’ a cui faccio riferimento sovente – é rimasto muto.                  

Ho incontrato, nel breve permanere, molti di coloro che, a vario titolo, fecero parte del mio ‘mondo di ieri’ e, confesso, lo sono in qualche misura di adesso. Anche se in questo grigio e sperduto oggi il branco non m’appartiene – ‘il richiamo della foresta’ s’è tacitato – e solo le parole della mente gli stridori e le urla a riempire lo spazio in cui la mia stanza é, al contempo, rifugio e prigione. Senza sbarre e chiavistelli che mi videro tre metri per sei allenare il passo simile a belva in gabbia. Forse allora pieno di fierezza e speranza, di quelle virtù lascito testamentario di Robert Brasillach che appartengono alla giovinezza errabonda e inquieta. Il mio mondo incapace – e forse a ragione – d’essere lontano dalla piazza nonostante l’anagrafe la strage delle illusioni lo scempio volgare del presente. Come vecchi marinai a trascinarsi al molo là ove l’onda s’infrange e guardare l’orizzonte che li conobbe navigare oltre in cerca d’altra sponda, lasciando sul viso e le labbra sapore di salsedine.                                                

Bandiere con simboli di partito, tricolori, t-shirt, giornata di sole e un vento tenue a farli sventolare. Piazza San Giovanni. Non a simboleggiare idee in cammino, uomini in lotta. Sono oramai fuori moda. All’Essere si contrappone il Nulla. E non v’è in me intento dispregiativo (altrimenti non avrei  come ‘amici’ Max Stirner e Nietzsche). O, in modo più nobile e veritiero, fare propria l’affermazione di Jean Cocteau: ‘se questi avvenimenti ci travolgono, fingiamo di esserne gli organizzatori’… L’importante è non fingere con se stessi.

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