La geopolitica delle terre rare


 

La geopolitica delle terre rare

Le notizie che riceviamo dal sistema di informazione sono scelte da un ristretto numero di agenzie di stampa controllate dai grandi gruppi finanziari. Sappiamo pochissimo della geopolitica, il “grande gioco” per il dominio del pianeta, ancor meno delle guerre sotterranee per assicurarsi le risorse naturali.  Molto più oscura è la competizione per assicurarsi le materie prime indispensabili per le tecnologie informatiche digitali e per le reti di telecomunicazione.

Si chiamano Terre Rare, sono l’oro e il petrolio del presente e del futuro. Possono scatenare guerre. Se ne parla pochissimo, ma negli ultimi anni la domanda è aumentata fino al punto da farli diventare i minerali strategici dei quali non si può fare a meno. Il maggior produttore è la Cina, che ha minacciato di chiudere i rubinetti dell’esportazione verso gli Usa a seguito del bando imposto dagli Stati Uniti contro Huawei. Le misure nei confronti di Huawei sono state frettolosamente sospese.

La Cina produce e soprattutto raffina uno schiacciante 96 per cento delle 160 mila tonnellate di Terre Rare prodotte annualmente nel mondo.

Le prime Terre Rare furono scoperte in Svezia al termine del secolo XVIII, a Ytterby. Per molto tempo si credette che tali elementi si trovassero solo lì. Presto vennero tuttavia individuate riserve in altri luoghi ed iniziarono gli studi per identificarle, giacché in natura si presentano sotto forma essenzialmente di ossidi. Oggi sappiamo che non sono così rare. Nella tavola periodica degli elementi di Mendeleev formano un gruppo a parte, il terzo. Si tratta di diciassette minerali, scandio, ittrio, cerio, lantanio, praseodimio, neodimio, promezio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tallio, itterbio e lutezio.

Sono indispensabili negli apparati tecnologici di uso più corrente, computer, telefoni mobili, automobili. L’onnipotente smartphone, contiene almeno otto terre rare. Così i televisori e i monitor. Non potremmo svolgere risonanze magnetiche, né potrebbero essere posati i cavi in fibra ottica. Le Terre Rare sono essenziali nella raffinazione degli idrocarburi, nella produzione di pile e batterie, smalti e fertilizzanti agricoli. Si utilizzano per produrre superconduttori, microchip, magneti, fibre ottiche laser, schermi a colori, cd, dvd e carte di credito.

Non è dunque strano che la domanda salga ogni anno in percentuali che vanno dal 4 all’8,6 per cento. L’importanza economica ed industriale delle Terre Rare è un fattore geopolitico di cruciale importanza: chi ne controlla estrazione e raffinazione ha in mano un potere enorme sul resto del mondo. La Cina, in grado di abbattere i costi di produzione, ha monopolizzato il mercato.

La ragione fondamentale del dominio cinese sta nel grave inquinamento prodotto dall’estrazione di Terre Rare. E’ richiesta l’utilizzazione di acidi molto forti, come il solforico, per la separazione dai minerali in cui si trovano allo stato naturale. Per di più, durante il processo estrattivo possono comparire composti altamente contaminanti, come il fluoro, radioattivi, come l’uranio e il torio.

La più grande miniera cinese si trova in Mongolia. Lì si concentra oltre l’ottanta per cento della produzione nazionale ed è l’area più sporca ed inquinata del pianeta. Mancanza di scrupoli per l’ambiente, bassi salari, condizioni di lavoro drammatiche hanno permesso alla Cina di monopolizzare il mercato.

Un monopattino elettrico, tanto di moda tra i paladini dell’energia sostenibile, contiene Terre Rare. Un auto elettrica, altro obiettivo del futuro prossimo, ne richiede almeno undici chili. Le RE sono indispensabili nei sistemi di refrigerazione, per le termopompe, le macchine termiche in grado di estrarre e trasferire energia, per le automobili ibride, le turbine eoliche e i pannelli solari. Senza di esse, non avremmo illuminazione con il sistema led. Come struzzi, nascondiamo la testa per non vedere quanto il nostro stile di vita, che vogliamo conservare pretendendolo virtuoso ed ecocompatibile, sia distruttivo per l’ambiente.

L’Italia possiede depositi consistenti di titanio in Liguria e di antimonio in Toscana, da cui si ricavano alcune terre rare. A detta di alcuni, l’invasività dell’estrazione sarebbe inferiore a quella delle cave di marmo. Avviare un nostro sistema di sfruttamento delle Terre rare, superando una dipendenza totale dall’importazione, sarebbe importante.

Le Terre rare, per la loro importanza strategica, sono tra i prodotti cinesi esclusi dalla lista delle merci soggette a dazi in America. A sua volta, Pechino ha poco interesse a diminuire le sue importazioni per non paralizzare l’industria globale, dal cui sviluppo dipende in parte il suo surplus commerciale, ma soprattutto perché non vuole lo sviluppo in Occidente della ricerca per l’estrazione e lavorazione di Terre rare.  

Non tramonta l’era dei combustibili fossili, resta forte il mercato dei metalli preziosi, ma la vera sfida riguarda le tecnologie per le quali sono indispensabili le Terre Rare. Il nostro secolo apparterrà a chi saprà prevalere nel gioco dell’estrazione, raffinazione e utilizzo tecnologico dei diciassette elementi del terzo gruppo della tavola di Mendeleev. Il resto è propaganda, distrazione di massa, polvere negli occhi per popoli distratti.

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