Vai Rrouge!


 

Vai Rrouge!

Italia primi anni ‘70, sono anni di contestazione, di lotta armata e di improbabili sintesi politiche, a Milano arrivano suggestioni e stimoli musicali “alternativi” all’epoca poco frequentati, suggestioni che al liceo classico Giovanni Berchet, due compagni di classe Fulvio Muzio ed Enrico Ruggeri faranno loro. Inizieranno a suonare insieme, e in formazioni parallele, Fulvio Muzio fonderà il gruppo progressive “Il Vortice”, Ruggeri darà vita agli Champagne Molotov. Insieme formeranno i Decibel.

Sempre nel 1975, sempre a Milano il 13 marzo un gruppo di militanti contigui ad avanguardia operaia, aggredisce un giovanissimo militante del M.S.I. Sergio Ramelli, reo, come rivelerà successivamente la madre, di aver osato scrivere in un tema scolastico posizioni di condanna verso le Brigate Rosse. Il tema, non si sa, se trafugato, o con la compiacenza dell’insegnante, fu affisso in una bacheca scolastica e usato come “capo d’accusa”. Sergio morirà un mese e mezzo dopo, il 29 aprile, a causa dei traumi riportati. Quando Tomaso Staiti di Cuddia, allora consigliere comunale del M.S.I. a Milano dette la notizia in consiglio, fu fischiato e ci fu chi dai banchi della sinistra applaudì. Erano gli anni in cui “uccidere un fascista” non era reato.

Enrico quando nel 1970 arriva al liceo Berchet viene sopraffatto da un clima assurdo, un ’68 mal digerito, le assemblee, la caccia al fascista, lui parteggia per i “diseredati” anche perché parole sue: “l’estremista che parlava di ploretariato era sempre ricchissimo, (..) si riempiva la bocca di rivoluzione ma viveva in 600 mq. con cinque camerieri.”. La morte di Ramelli lo colpirà profondamente, tanto che anni dopo nella sua trasmissione radiofonica “Il Falco ed il Gabbiano” avrà l’ardire di dedicargli una intera puntata, come ad altri importanti personaggi della storia e della cultura Italiana, il prefetto Mori, Ezra Pound, Giovanni Guareschi, Gabriele Dannunzio e molti altri. Nel 1981 Enrico Ruggeri intraprende la carriera solista, è l’anno in cui inizia a maturare un impegno, critico al globalismo, “Mi fa paura il fatto che il mondo stia avviandosi a perdere la sua identità.”

Studente in Giurisprudenza, nel frattempo insegna come supplente di italiano e latino presso la scuola media Tito Livio a Milano. Nel 1984 uscirà l’album “Presente”, che mescola nuovi brani ad esecuzioni dal vivo. Nell’estate 1990 pubblica l’album “Il Falco e il Gabbiano”. Nel 1989 chiuderà con un concerto la festa nazionale del Fronte della Gioventù ad Assisi. Nel 1996 affida l’organizzazione dei suoi concerti Londinesi alla “Meeting Point” società di Roberto Fiore e Massimo Morsello. Alla sua opera di musicista, Ruggeri affianca sempre più frequenti attività come scrittore e conduttore radiofonico e televisivo. Nel 2006 la sua prima esperienza televisiva, su Italia 1, con la conduzione della trasmissione Il bivio. Nel novembre 2008 gli viene affidato un secondo programma intitolato come una sua canzone, “Quello che le donne non dicono” Dal 1º luglio 2009 fino all’8 gennaio 2010, sempre su Italia 1, ricopre per due stagioni il ruolo di conduttore della trasmissione “Mistero” anche questa ispirata ad una sua nota canzone. Nell’inverno 2013 torna in onda su Italia 1 conducendo in prima serata il programma Lucignolo. Nel 2015 inizia su Radio24 la conduzione di una trasmissione quotidiana, intitolata Il falco e il gabbiano. Il 14 dicembre 2016, Muzio e Ruggeri, convocano una conferenza stampa al liceo classico Giovanni Berchet di Milano per dare l’annuncio della reunion dei Decibel.

Il 16 febbraio 2018 esce l’album L’anticristo. “L’Anticristo è quel gruppo di eletti che decide le sorti del mondo – spiega Enrico Ruggeri ” Noi siamo convinti che da qualche parte ci siano delle persone che si riuniscono e che decidono chi sarà il presidente degli Stati Uniti, chi il cancelliere della Germania, dove sarà la prossima guerra e dove la prossima carestia. E che, naturalmente, decidono anche che è buona norma che la gente scenda di livello il più possibile.” Ruggeri riguardo alle proprie convinzioni politiche ha sempre affermato: «Io mi sento principalmente un uomo libero e generalmente critico nei confronti del potere, qualsiasi esso sia, e credo che questa sia una delle funzioni di un artista anche perché oggi definirsi di destra o di sinistra, sia decisamente antistorico.”

2019, Ruggeri passa alla Rai, scelto a condurre la trasmissione “Una storia da cantare”, programma ideato per celebrare la grandezza della canzone d’autore italiana. La prima puntata trasmessa sabato 16 Novembre ha visto analizzata ed omaggiata la vita e la carriera di Fabrizio De André. Ma ecco che spuntano le polemiche. “Ruggeri fascista non può omaggiare De Andrè”, da parte dei leoni da tastiera dei centri sociali e dell’intellighenzia sinistra decine di attacchi al conduttore ed alla Rai. In difesa di Ruggeri interviene via Twitter, il critico musicale Michele Monina: “Chiunque abbia pensato che Enrico Ruggeri non avrebbe dovuto omaggiare De André perché considerato di destra evidentemente non sa un ca..o di Ruggeri e neanche di De André”.

Dicembre 1977, sei mesi dopo il primo Campo Hobbit Generoso Simeone con il suo giornale, “l’alternativa”, distribuisce un supplemento destinato a entrare nella quotidianità dei giovani a destra: “Balder canti nella tradizione”. L’opuscolo curato da Nicola Cospito, diventerà il canzoniere dei giovani di destra, un libriccino in formato tascabile con in copertina un ragazzo e una ragazza che cantano attorno al fuoco e due allegri vichinghi che brindano alzando boccali di birra. Tra immagini di aquile, croci celtiche, legionari romani e drappi al vento, il libretto si apriva con una scelta di testi ad effetto: Fila la lana e La morte, due canzoni di Fabrizio De André. Franco Cardini nella sua autobiografia politico-esistenziale “Testimone a Coblenza”, confesserà ” (..) per lungo tempo mi sono riconosciuto in De André. Uno di quei ragazzi Pierfranco Bruni darà alle stampe anche un libro edito per Il Coscile “Fabrizio De André, Il cantico del sognatore mediterraneo”. Il giornalista Cesare Fiumi ha ricordato come la sinistra Marxista Leninista negli anni ‘70 lo tenesse fuori dai cancelli ideologici, e nei primi anni di successo circolava la voce che prima di diventare famoso avesse flirtato con ambienti Missini. Libero, Libertario anarchico decadente, De Andrè non si è mai fatto inquadrare, perennemente non allineato, ci ha raccontato il mondo degli “Ultimi” dei diseredati, dei Guasconi, della povera gente, mai avrebbe voluto collusioni con le sinistre fuxia di oggi asservite al Capitale.

Se qualcuno era degno di raccontare Fabrizio è proprio Enrico, che come lui ha cantato un mondo di esclusi. Una delle prossime puntate di “Una storia da cantare” parlerà di Lucio Battisti, prepariamoci alle accuse di Nazismo ed istigazione all’odio. Intanto domenica mattina, sono usciti i numeri relativi ai dati di ascolto, (4.147.000 spettatori con il 21,12% di share). Ruggeri presentando il secondo disco di reunion dei Decibel “L’Anticristo” scriveva: “Difendiamoci da chi vuole una musica inoffensiva”. Sparare ad un fascista sembra ancora non essere reato, sparare ca…te dovrebbe esserlo.

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