Il clima, l’industria e l’Italia che se ne va

 

Il clima, l’industria e l’Italia che se ne va

Povera Italia! Abbandonata, tradita, stuprata! Una nazione praticamente finita, non perché scioglie la propria identità o la trasferisce e la integra in una diversa identità europea, ma perché il tradimento dei governi di questi ultimi decenni, unito all’assoluta incapacità dell’attuale, sotto la falsa minaccia di finire in un baratro, la ha infilata in un pozzo nero da cui è difficilissimo risalire.

Chissà perché nessun solerte magistrato indaga su questi crimini.

Ci hanno bombardato la testa con la storia dei mutamenti climatici e, contro il parere degli scienziati, della nostra personale responsabilità, hanno sponsorizzato le campagne promosse dalla povera Greta e pur avvertendo che il clima sta realmente cambiando, nessuno ha messo in sicurezza il nostro stupendo territorio.

Eppure, oltre un anno fa, con il crollo del ponte Morandi a Genova, pareva che finalmente avessero capito quanto fosse necessario intervenire urgentemente e rapidamente sulle strutture e sui territori.

Invece niente, anzi, non solo non si è colpito chi ha avuto la responsabilità del mancato controllo, che è continuato anche nel periodo successivo, come dimostrano i fatti di questi giorni, ma si è provveduto a colpire le strutture preposte alla prevenzione.

E’ stata eliminata la guardia forestale, fondamentale per il controllo delle condizioni dei territori in tutta Italia, a Roma, il servizio giardini, molto efficiente negli anni passati, è stato smantellato con il conseguente abbandono e degrado del verde pubblico (ma lo stesso accade in molte città d’Italia). Così che, ad ogni ventata o nevicata un po’ più forte, cadono numerosi alberi con gravi perdite di vite umane e cospicui danni materiali.

Il tutto ovviamente auspicato e protetto non solo dalla ignavia o complicità dell’autodefinita classe politica, ma anche dai fautori del profitto ad ogni costo, mostro sacro della società liberista in cui siamo obbligati a vivere.

Infatti tutto questo dibattere sul clima e le nostre responsabilità in materia, serve solo per farci capire che serve l’energia pulita, che serve la macchina elettrica ed altre cose del genere e nessuno ci dice, però, che per i pannelli fotovoltaici, le pale eoliche, le batterie per le auto elettriche ecc. ecc.  servono le terre rare: elementi chimici la cui produzione è la più inquinante del mondo.

Quindi capiamo che siamo vittime di questi giochi di potere, ovviamente potere sovranazionale, che ci fa crescere il terrore verso ciò che abbiamo senza darci notizie per capire se ciò verso cui ci portano è meglio o peggio. Certamente è meglio per il loro profitto pertanto alcune notizie è meglio tacerle.

Tutto questo è possibile perché lo stato, principio organizzativo di noi cittadini, non esiste più, con una classe politica, come abbiamo detto, inefficiente e traditrice, appecoronata ai voleri del potere trans nazionale della finanza e delle lobby.

Questo stato di abbandono e complicità lo si riscontra, anche, nella gestione che c’è stata in questi decenni della nostra grande industria, sia quella pubblica, svenduta e volutamente mal gestita, che quella privata. Quello che rimane, come l’ILVA e l’Alitalia, viene trattato senza idee e senza originalità ma soprattutto dimostrando spregio assoluto verso l’italianità.

Ecco, questa è l’Italia che crolla, frana, sparisce e nessuno si pone il problema; l’unica cosa che conta è il profitto, il denaro ad ogni costo, anche con lo schiavismo spacciato per buonismo. Questa è l’Italia liberista e liberata finchè…

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