Scuola di Pensiero Forte [79]: l’esempio della Storia ci pone davanti alla Verità

 

Scuola di Pensiero Forte [79]: l’esempio della Storia ci pone davanti alla Verità

Basta guardare alla Storia: tanti sono coloro che si sono presentati come salvatori e portatori di presunte soluzioni ai mali del mondo e ai problemi sociali, riuscendo magari a trascinare dietro a sé un buon numero di persone, facendo anche proposte interessanti e compiendo rivoluzioni che hanno caratterizzato i periodi storici e le realtà geografiche; tutti, però, uno dopo l’altro, sono crollati, lasciandosi dietro una scia di vittime ideologiche e di strutture danneggiate, il cui peso sociale si perpetua nella memoria del tempo ma, a livello fattuale, svanisce inesorabilmente (unica eccezione è Cristo e il Cristianesimo). Con onestà intellettuale, è doveroso riconoscere che molti dei leader delle rivoluzioni ideologiche e sociali hanno apportato valide tesi per il Bene comune e la realizzazione della comunità umane e, pertanto, è nostro compito cercare di trarre il buono che c’è in ciascun esempio[1]. In maniera altrettanto sincera, non possiamo non considerare che, se in tanti secoli le cose invece di migliorare sono peggiorate, qualcosa non va. La genesi di una idea parte sempre dal desiderio ontologico della persona al Bene e alla piena realizzazione della sua felicità, motivando la persona ad agire per compimento di questi. Nella dimensione sociale, la condivisione delle idee permette di estendere la validità di queste idee, rendendole sovra-personali e modellandole sulla misura ideale, appunto, di una vita il cui stile viene ritenuto come il migliore possibile.

Eppure, tante di quelle iniziative che parevano avere grande successo, si sono rivelate dei fallimenti o, in taluni casi, persino delle catastrofi. Non si tratta tanto della forma scelta, sia essa una rivolta, una rivoluzione, un movimento culturale o politico, una guerra programmata o una sfilata pacifica, perché il cuore del problema risiede nella impostazione ideologica, da un lato, e nella adesione ad essa dall’altro. Nessun rivoluzionario ha mai realizzato qualcosa senza seguaci che hanno creduto nelle sue parole e lo hanno seguito, così come nessun filosofo è stato capace di diffondere idee che hanno trasformato il mondo senza passare attraverso un confronto sociale; ciò deve farci riflettere sulle cause di certi “fallimenti”, specie di quei progetti che in partenza sembravano tanto capaci di successo, stimolando e infiammando le menti e i cuori di un gran numero di persone.

Cosa c’è che non va nell’esperienza umana? Cosa ci rende così ripetitivi nell’errore, incapaci di un miglioramento reale e persistente? Perché il cambiamento non è definitivo? Perché le idee spezzo non funzionano? Queste domande ci spingono a riflettere, ancora una volta, sulle dimensioni in cui si manifesta la Verità: nel mondo e in noi stessi. Partendo da noi stessi, vediamo che una legge di causa-effetto vige al di sopra di tutte, come abbiamo precedentemente cercato di mostrare, e tale è manifestazione della Verità nella misura in cui ci rivela che il Bene è possibile solo nella Verità, solo nel compimento totale di essa, nella sua attuazione integrale. L’ordine del Bene prevede la presenza del male, che è assenza di Bene, nella sua funzione pedagogica, ovvero per permettere al soggetto di compiere un miglioramento, nell’impiego della propria libertà, divenendo sempre più capace di permanere nello stato positivo dell’esistenza. Nel mondo avviene la stessa cosa solo in senso più ampio, globale possiamo dire, per cui la medesima legge di ragione si traduce in eventi che coinvolgono un sistema di maggiori dimensioni e significati. Dunque, dalla nostra adesione al Bene, e quindi dal compimento di esso, dipende anche la progressività della nostra evoluzione umana, mentre il compimento del male porta ad una decadenza e ad un impoverimento ed abbruttimento, secondo il preciso rispetto della norma per la quale ad ogni azione corrisponde una reazione. La drammaticità dell’esperienza umana è che la nostra limitatezza ontologicamente attuale, seppur legata ad un infinito potenziale, riesce troppo spesso a prevalere sulla scelta personale di un cammino di perfezionamento perseverante e coraggioso.

 

[1] Ci occuperemo di questo nel terzo anno della nostra Scuola.

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