Ugo Spirito e la critica della democrazia [2]

    

Ugo Spirito e la critica della democrazia [2]

Per determinare la natura della democrazia, il primo passo è la determinazione dell’individuo democraticamente inteso, cosa rappresenta la maggioranza e, infine, in che senso siamo tutti eguali e liberi. Hegel è il primo a comprendere l’importanza di queste domande, negando l’esistenza dell’individuo empiricamente determinato e di conseguenza negando la democrazia. Marx non farà che proseguire su questa strada, rifiutando anche il liberalismo che si fonda sulle stesse premesse individualistiche.

Dopo la parentesi positivistica, l’idealismo torna alle radici del problema e la critica dell’io empirico si fa sempre più perentoria e il processo umano è riconosciuto nell’unità di un processo storico. I diritti della storia sostituiscono quelli dell’individuo e la Grande Guerra suggella nel sangue questi diritti fino a sfociare nel fascismo la cui guida spirituale, per il filosofo, fu proprio il neoidealismo, in particolare l’attualismo gentiliano. Spirito legge la crisi del fascismo come riflesso della crisi di una filosofia, quella attualistica, che non era davvero riuscita a essere costruttrice, come avrebbe desiderato, insieme a Volpicelli, con il quale comincia, dal 1927, a pubblicare la rivista «Nuovi studi di diritto, economia e politica».

Ma dopo il fascismo, scrive il filosofo, la situazione peggiorò perché non vi fu nessun orientamento, nessuna forza spirituale per cancellare davvero il passato. A dimostrarlo, la continua definizione per contrasto, come antifascismo: e ciò che si caratterizza in opposizione a qualcosa dipende da questo qualcosa e dichiara la sua incapacità di superare il passato attraverso idee e azioni capaci di sintesi più alte e comprensive anche di ciò che le ha precedute. Così si guardò all’estero, soprattutto dove il fascismo e il nazionalsocialismo non avevano attecchito e che quindi dovevano avere una filosofia, una visione del mondo, più sanamente orientata.

E arrivò la moda esterofila anche nelle tendenze speculative del dopoguerra: esistenzialismo, neopositivismo, fenomenologia e altre correnti. Di nuovo ritornò il marxismo, che proprio l’attualismo di Giovanni Gentile aveva superato, inverandolo nelle sue istanze migliori. Verso l’idealismo solo parole di condanna; tuttavia esso continuava a sopravvivere con un rigore logico infinitamente più forte di quello delle nuove filosofie, cosicché generava il problematicismo – espressione più tipica della filosofia di Ugo Spirito – che dell’attualismo era appunto filiazione. Il problema della democrazia veniva di nuovo posto in tutta la sua urgenza.

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