Sacro contro $acro

 

Sacro contro $acro

L’aut aut di Gesù, o Dio o Mammona, stuzzica l’ecumenismo impossibile tra la lugubre scienza, così definiva l’economia Ezra Pound, e il tempio custode del cielo scrutato dagli auguri per carpire, dagli auspicia, la volontà divina, così vide la luce Roma sul colle Palatino secondo Livio. Quel templum celeste trovava la sua proiezione sulla terra in spazi scelti dagli dei (fondazioni di città), per questo recinti sacri, inviolabili. Sarà il Laudato sì d’Assisi del prossimo marzo a stabilire il contatto con l’ET (l’Economia Terrestre)?

Il termine sacro ci viene dal latino sac-ru(m) derivato dalla radice indoeuropea sac- o sak-, separazione, steccato. Con sacro si indicava anche il concetto di fondazione di un luogo puro, residenza divina con l’uomo, diviso dal resto, costruito come “unicum” entro il perimetro del recinto. L’essere sacrum è essenza incontaminabile, misteriosa, ineffabile, difficile da rappresentarsi con forme sensibili perché è la bellezza senza opinioni.

Da sempre esso incontra il mondo di fuori, l’altro, il distinto da sé, entrambe le due sfere, pur separate si toccano, sono in comunione come insiemi dell’uni-verità di sensibile e sovrasensibile, senza questa reciprocità dinamica essi decadono e implode il ponte che li relaziona. A dire il vero il sacro ha sempre dovuto combattere la guerra contro le forze inferiori ostili al mito (politica, economia, scienza, ec.), alla re-ligione, epifania divina agli uomini, bollata di superstizione ogni fede, ogni verità che non sia frutto d’ indagine scientifica della realtà tangibile. Per secoli il sacrum ha conosciuto la trincea contro l’aggressione del materialismo, preservando lo spazio puro del tempio da ogni contaminazione e rivendicando la supremazia assoluta dell’incontro tra il qui e l’oltre, in questo, a dire il vero, avvantaggiato dal gattonare delle scienze esatte.

Sosteneva Pavel A. Florenskij (il “Leonardo russo”) che l’educazione razionalista progressiva ha partorito, in Occidente, il “dogmatismo scientifico”, un nuovo fanatismo integralista, niente può essere accettato se non il frutto della ricerca laboratoriale, nulla esiste al di fuori del fenomeno osservato, misurato, riprodotto, spiegabile con algoritmi matematici, il resto è medioevo culturale, residui dell’oscurantismo confessionale, niente di più.  Questa monarchia scientista assoluta ha provocato unilateralmente il crollo del tempio o peggio il suo abbandono da indifferenza per il sacro, sinonimo di superfluo, il ponte è stato segato di netto. La sfera dell’immanente ha scacciato la realtà trascendente, rifiutandola e chiudendola nelle biblioteche, la praxis è che l’unica verità conoscibile e adorabile è l’io, punto e basta.

Per assurdo in questo mondo razionalizzato, turbo tecnologico, savonarola delle scienze, resistono i babbani con le loro arti magiche a riempire il vuoto abissale degli uomini piatti privati della profondità

misteriosa, affascinante del tempio.

Il riduzionismo progressivo delle scienze, supportate dalla filosofia ma ancor più dalle scienze umane, ha applicato il progressivo rimpicciolimento di tutto quanto appartenesse alla sfera metafisica, cioè ha limato i pioli della scala di Giacobbe costituiti dal robusto legno stagionato di valori propri della Tradizione millenaria e perché no della rivelazione.” Dio è morto” (Gott ist tot!) è stato il primo atto decisivo, da questo annuncio il materialismo ha avvolto di una coperta esistenziale prima allora sconosciuta, ogni più piccola modalità di essere dell’uomo moderno, il nihilista passivo di Nietzsche, strangolato dal tempo perché è in esso che consuma tutto il sé, che peccato non essere più veloci per bucarlo riempiendolo di maggiori cose.

L’Acropoli è deserta, la bellezza eterna sprigiona il suo fascino sottile, lo si potrebbe quasi toccare, ma cui prodest, il tempio dell’homo wi fi lo intercetta con lo smartphone e subito lo spara in connessione. Il tempio da adorare è altro, fuori dal recinto, solo umano, tutto umano, non c’è il silenzio dell’oltre tempo, non c’è il dono, anzi si urlano in Borsa acquisti e vendita di titoli fornicando proprio col tempo per fatturare guadagni.

L’Economia ha sostituito Athena Partenos ad essa e per essa si fanno sacrifici correndo come panni sporchi nella centrifuga di un mondo dove la lavatrice guai se si ferma e s’ apre lo sportello. Ci sono tutti dentro il nuovo $acro, dalla politica alla cultura, dalla religione ecocompatibile, al sesso fai da te, e via sgranando il Mantra. Il vitello d’oro è lì, ovunque, chiede olocausti infiniti, i sacerdoti (pochissimi) arraffano le offerte prestandole a usura protetti dall’immunità delle leggi, da un non expedit di ineluttabile depressione.

Credere che la politica, laica baldracca dei potenti, possa guidare Odisseo e la sua ciurma a Itaca, è un miraggio, piazza Affari è il vero favo ronzante, il miele è tutto lì, così appare, ma nelle chiese il bisbiglio di canute comunità resistenti, piccole fiammelle di speranza, sentinelle nella notte sono lì a ricostruire il ponte a testimoniare che il tempio è sacro perché non è in vendita come scriveva Pound nel Canto XCVI.

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