Il progetto di intesa euroasiatica ostacolato da Washington con sanzioni e minacce
La possibilità per l’Europa di sottrarsi alla stagnazione economica ed al ricatto della declinante egemonia degli USA, deve essere vista nel realizzare una cooperazione con i poli di sviluppo euroasiatico, Mosca, Pechino, Bombay, gli unici che oggi presentano una crescita economica e strutturale.
Esiste però un terzo incomodo che è costituito dalla volontà di Washington di non permettere all’Europa di affrancarsi dalla dominazione atlantica e di sviluppare un proprio progetto di indipendenza economica, energetica e politica.
La strategia di Washington di impedire il costituirsi di legami euroasiatici punta da tempo sull’agitare lo spettro della “minaccia russa” all’Europa e successivamente sulla “minaccia cinese”. Questo ha di fatto impedito fino ad oggi una più stretta cooperazione dei paesi europei con le potenze euroasiatiche.
La misura è diventata colma quando, per impedire il completamento della realizzazione del gasdotto Nord Stream 2, tra la Russia e la Germania, Washington è arrivato a sanzionare le società tedesche impegnate nei lavori.
L’interesse USA è di impedire la realizzazione dell’opera (per quanto sia ormai tardi per farlo) anche per vendere in Europa il gas scisto GNL prodotto negli USA che ha un costo di una volta e mezzo quello russo, ma soprattutto per impedire che la Russia e l’Europa costruiscano legami economici più stretti.
Con la “scusa” di preservare la “libertà” dell’Europa, gli Stati Uniti hanno fatto ricorso a sanzioni e minacce per tutelare i propri interessi in Europa. Questo modo di procedere non solo illustra pienamente la suprema ipocrisia che sta alla radice dell’attuale politica estera di Washington, ma minaccia anche di minare tutti i legittimi interessi commerciali statunitensi.
Gli Stati Uniti considerano il progetto un rischio per la sicurezza dell’Europa e, per tale motivo, il Congresso USA ha approvato una legge che imporrà sanzioni a qualsiasi azienda che aiuti la società di gas statale russa, Gazprom.
Le sanzioni, che colpiscono società tedesche e francesi, che sono all’opera nel mar Baltico, sono state definite una flagrante violazione delle regole internazionali ed un’intromissione ingiustificata nelle scelte di politica energetica di esclusiva competenza dell’Europa ed in particolare della Germania.
In realtà, questa azione unilaterale di Washington non è solo un’ingerenza nelle politiche degli stati europei e una misura di concorrenza sleale, ma la dimostrazione di quale sia la loro prima preoccupazione: creare a tutti costi una frattura tra l’Europa e la Russia.
La presunta “minaccia russa” costituisce il perno della politica USA, per permettere di mantenere i paesi europei nella rete della NATO, un’alleanza che serve esclusivamente gli interessi americani.
La NATO è la giustificazione che consente l’immenso racket dovuto agli USA per la “protezione” accordata agli europei in funzione della minaccia russa. Un racket che si concretizza nei massicci acquisti di armamenti americani che vanno a ingrassare i profitti dell’enorme macchina dell’apparato industriale militare USA.
Normale quindi che gli USA agitino la “minaccia russa” ed adesso la “minaccia cinese” per assicurarsi continuità nella NATO, nelle guerre e nei profitti. I giganteschi interessi della macchina bellica USA spingono tutta la politica americana, a prescindere da chi occupi la Casa Bianca.
Dietro la retorica della democrazia o delle nozioni di “pace globale, stabilità e progresso”, si celano i veri interessi delle grandi corporations americane, che sospingono la dirigenza di Washington a proclamare unilateralmente che il progetto Nord Stream 2 è un “rischio per la sicurezza” – sebbene in contraddizione con le stesse valutazioni di Berlino su questi presunti rischi.
L’amministrazione Trump teme che il gasdotto rafforzerà la presa della Russia sull’approvvigionamento energetico dell’Europa e ridurrà la propria quota del redditizio mercato europeo del gas.
Gli strateghi della Casa Bianca non hanno però calcolato che questa politica di sfacciata protezione imposta, nel lungo termine, andrà a produrre reazioni molto negative, soprattutto in Germania ma non solo.
L’insofferenza per l’incapacità di Washington di rispettare gli interessi degli altri paesi, quando sono in contrasto con i propri, è divenuta ormai evidente e la politica di continue provocazioni per mantenere uno stato di tensione latente con Mosca non è più così scontata. Per questo motivo le sanzioni, estese contro tutti, serviranno solo ad accelerare il declino generale dell’America.