Con il termine primavere arabe, si intende un termine di origine giornalistica, utilizzato dai media occidentali, per indicare una serie di proteste ed agitazioni iniziate nel 2010 nelle regioni del Medio Oriente e del nord Africa. I paesi maggiormente coinvolti furono Siria, Libia, Tunisia, Yemen, Algeria, Iraq, Bahrein, Mauritania, Oman, Sudan, Giordania, Gibuti, Marocco e Somalia. Ufficialmente le cosiddette rivolte iniziarono nel dicembre 2010 in Tunisia con una rivolta popolare denominata “rivoluzione dei gelsomini”, contro il governo di Zine El-Abidine Ben Ali, per un effetto domino si propagò ad altri paesi. Quattro capi di Stato furono costretti alle dimissioni, alla fuga e in alcuni casi furono uccisi. In Tunisia Ben Ali, in Egitto Hosni Mubarak, in Libia Mu’ammar Gheddafi che fu trucidato selvaggiamente, in Yemen Ali Abdullah Saleh, in tutti questi moti per la libertà, purtroppo le vere motivazioni erano altre ed altrove, si mischiano con interessi economici delle grandi potenze ex coloniali europee, degli emirati, di Israele e dei portatori sani di libertà, gli Stati Uniti d’America.
Ai fattori che hanno portato alle proteste iniziali più che legittimi, corruzione, assenza di libertà individuali, violazione dei diritti civili, si sono innestati interessi petroliferi, economici e geopolitici che hanno portato i soliti noti a fomentare, finanziare e far crescere di numero i membri dei movimenti di protesta con apporti esterni, pratica antica, che ha visto il nostro paese spesso fra le principali “vittime economiche”. L’Italia deve restare colonia, economicamente dipendente da un piano Marshall o dalle politiche della Ue, e geopoliticamente ininfluente. Ben Ali come accennato in un precedente articolo, era amico dell’Italia, anche e perché fu grazie ai servizi italiani, che riuscì ad arrivare al potere. In Libia le concessioni petrolifere erano gestite in prevalenza dal nostro paese, l’amicizia e le relazioni commerciali del nostro paese con la Siria erano le migliori nella scena europea, da queste “primavere di bellezza” come si cantava quando anche noi eravamo colonizzatori, l’Italia ha tratto solo gravi danni economici e flussi migratori da gestire, che hanno fomentato le battaglie interne al sistema capitalistico fra xenofobi e xenofili.
L’italia è diventata razzista da parte dei citofonatori, verso gli stranieri, da parte del “nuovo pescato” e compagni verso gli italiani, c’è stato un tempo in cui l’Italia guardava all’Africa, e l’Africa guardava all’Italia con occhi diversi, l’esperienza coloniale italiana seppur da condannare stava tentando di unire le due sponde del Mediterraneo, è stato un colonialismo “diverso”, nelle colonie gli italiani spesso hanno portato più di quanto abbiano tolto, e non di rado sono stati amati dalle popolazioni locali.
Ricorre in questi giorni una giornata della memoria, “alternativa” l’eccidio di Mogadiscio, dove l’11 gennaio 1948, cinquantaquattro italiani persero la vita, uccisi secondo la storiografia ufficiale nel corso di una manifestazione anti italiana, ma non andò proprio così. Nel 1948 la Somalia era sotto l’amministrazione militare inglese da ormai 7 anni, non era più italiana dal 1941, persa durante la seconda guerra mondiale, insieme a tutta l’Africa Orientale, era in attesa di una nuova amministrazione, e una commissione delle Nazioni Unite doveva stabilire se affidarne il protettorato alla nuova Repubblica italiana, tramite una amministrazione fiduciaria, o lasciarla in mano agli inglesi. Nel paese regnavano incuria e miseria, gli inglesi aveva fatto proliferare bordelli e case da gioco, in tutto il paese si susseguivano manifestazioni di piazza filo italiane. Per il giorno di Domenica, l’11 gennaio 1948, era prevista una manifestazione organizzata dai cittadini italiani ancora residenti, affiancati dal grosso della popolazione locale, Il colonnello Thorne, vicecomandante della gendarmeria britannica, senza alcuna spiegazione ritirò l’autorizzazione precedentemente accordata agli italiani, di contro consenti una contromanifestazione antitaliana richiesta dalla Syl, “Somali Youth League” (Lega dei Giovani Somali), un club nato a Mogadiscio nel 1943 col sostegno delle autorità britanniche.
I primi disordini avvennero in tarda mattinata quando gli italiani vennero aggrediti ed uccisi per strada, mentre tornavano dalla messa, le donne furono stuprate, davanti a figli e mariti prima di essere uccise, nei bar, nei negozi, si scatenò una vera e propria “caccia all’italiano”, che non poterono difendersi perché fin dal 1941 l’amministrazione militare britannica ne aveva imposto il disarmo. Decine di abitazioni vennero saccheggiate e date alle fiamme. I morti restarono abbandonati per ore lungo le strade ed ai feriti venne negato da parte dalla gendarmeria qualsiasi soccorso, molti anche i somali uccisi, nel vano tentativo di difendere i nostri connazionali, Circa ottocento italiani riuscirono a salvarsi asserragliandosi all’interno della cattedrale. La calma tornò in città verso le 23, trascinati fuori dai soldati inglesi furono rinchiusi in campi di concentramento dove dovettero anche pagare una sorta di retta per le spese di mantenimento.
Il 21 novembre 1949 l’Assemblea generale dell’ONU approvò, a favore dell’Italia, la risoluzione 289 con la quale assegnò definitivamente il territorio della Somalia all’AFIS “Amministrazione Fiduciaria italiana della Somalia”. Le spoglie delle vittime vennero seppellite nel cimitero italiano di Mogadiscio e rimpatriate solo nel 1968. Il rapporto della gendarmeria britannica, sostenne che i massacri erano stati perpetuati dalla Syl, secondo i testimoni sopravvissuti i “somali” responsabili non erano affatto somali, ma kenioti, indiani e neozelandesi fatti arrivare dagli inglesi. Le rimostranze italiane fecero sì che si aprisse un’inchiesta condotta da un ufficiale inglese di nome Flaxman e dal console italiano a Nairobi, Della Chiesa, i cui risultati, contenuti in un carteggio chiamato Flaxman Report, vennero secretati. Il segreto di Stato fu tolto solo nel 1990. Il filosofo e scrittore spagnolo George Santayana annota: “Quelli che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo”, la “trama” che ha portato a questi morti viene replicata ancora oggi.