Santissimi Remo e Analfabeta

 

Santissimi Remo e Analfabeta

Ieri sera, nell’ arena televisiva si è dato inizio al 70° Festival della Canzone Italiana, kermesse musicale originariamente trasmessa dal salone delle feste del casinò di Sanremo, per poi trasferirsi presso il teatro Ariston. L’idea di una competizione canora venne all’allora direttore delle pubbliche relazioni del casinò di Sanremo, Nicola Amato, e ad un assiduo frequentatore della casa da gioco, il conduttore radiofonico Angelo Nizza. Nizza cercò di trovare un accordo con l’EIAR, mentre Amato si occupò di spargere la voce tra le case discografiche.

La prima edizione presentata da Nunzio Filogamo nel 1951 si svolse con 3 interpreti, Nilla Pizzi, il Duo Fasano e Achille Togliani che si alternarono nell’esibizione di 20 brani inediti, ascoltati svogliatamente da un pubblico in sala che continuava tranquillamente a cenare e conversare durante le esecuzioni. Dal 1951 ad oggi il festival ha rappresentato specularmente i pregi ed i difetti del popolo Italiano, i detrattori, lo hanno sempre definito un intrattenimento nazional-popolare, confesso che entrambi i termini non mi sono affatto ostici, anche se oggi entrambi derubricati al negativo, essere nazionali, è diventato sinonimo di chiusura, di arretratezza, di “sovranismo”, essere popolari, diviene sinonimo di razzismo, ottusità e analfabetismo.

Al di là del gradimento, delle edizioni che si sono succedute, il festival della canzone italiana resta specchio della nazione, uno dei pochi prodotti mediatici del made in Italy esportato in tutto il mondo. La kermesse Sanremese resta fatto politico, di costume, dove la musica, come nella prima edizione del 1951 vinta da “grazie dei Fiori” rimane in sottofondo fra una portata e l’altra del politicamente corretto, sono altre le cose che fanno parlare del festival, le polemiche, il look, la politicizzazione. Anche quest’anno a luci ancora spente si sono accese le polemiche, da “Destra”, sulla partecipazione come conduttrice della giornalista Palestinese, Rula Jebreal, cittadinanza Israeliana, consigliera di Macron, amica di Michelle Obama, ex collaboratrice di Michele Santoro, sposata, e poi divorziata, con il banchiere Statunitense Arthur Altschul  figlio di un partner di Goldman Sachs, definita da Diego Fusaro come “vestale del cosmopolitismo liberista”, da Sinistra per la presenza in gara di artisti come il rapper Anastasio, colpevole di aver messo sui propri profili social alcuni Like alle pagine di CasaPound, e la veterana Rita Pavone pericolosa “sovranista” per essersi candidata nel 2006 alle elezioni per il Senato, circoscrizione estero -Rita risiede in Svizzera -, nella lista “Per l’Italia nel Mondo” di Mirko Tremaglia, storico dirigente del MSI. Senza contare il filo Putiniano Albano Carrisi e la sua ex consorte, Romina Power, che ha addirittura osato recitare nel film del 2013 di Antonello Belluco, “Il segreto di Italia” sulla strage partigiana di Codevigo.  

Oltre la politica entra in scena il presunto sessismo del presentatore di questa edizione, Amedeo Umberto Sebastiani, in arte Amadeus, colpevole durante la conferenza stampa, annunciando la presenza tra le donne della kermesse di Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi, ha osato dichiarare di “averla scelta per la bellezza ma anche per la capacità di stare accanto a un grande uomo, stando un passo indietro”. A questo si aggiunge l’ammissione in gara del rapper Junior Cally che sulle donne ha scritto testi che inneggiano allo stupro ed al Femminicidio. Per Le destre questo è il festival dell’Unità, per le sinistre un festival “Sovranista”, in realtà resta il festival degli Italiani, fotografia della caotica situazione del nostro paese, diviso, invischiato in polemiche studiate al tavolino per far togliere lo sguardo dai veri problemi che affliggono la nostra società. Giovenale inventò la locuzione latina, panem et circenses, usata nell’antica Roma per sintetizzare le aspirazioni della plebe, o, in epoca contemporanea, in riferimento a strategie politiche demagogiche. Nel 1992 la “soubrette dell’A.M.P.I. Alba Parietti fu conduttrice del festival, chiamando dopo ogni esibizione al televoto, adesso vorrebbe togliere il voto politico a che resta “Nazionale” e “Popolare”, del festival rimarranno solo le polemiche ed una manciata di musica sempre uguale a se stessa. Nei miei ricordi ho 3 momenti topici per il festival: la conduzione del 1998 presentata da Raimondo Vianello,  dove l’ex Ufficiale della Repubblica Sociale, ricordandosi forse la sua prigionia nel campo di concentramento alleato di Coltano, liquidò una stizzita Madonna Ciccone; il deretano di Buster Bloodvessel leader del gruppo 2 tone Ska dei Bad Manners, che nel 1981 lo esibì ad un allibito pubblico dell’Ariston, ben più “alternativo” al vestitino attillato di Achille Laur;, e il “Crocione” di Francesco Nuti, interprete con la canzone “Sarà per te” nell’edizione del 1988, quando dopo l’esibizione segnò una croce con la mano ad annunciare il suo risentimento per una macchina mediatica completamente sganciata dalla qualità dei brani proposti.

Sergio Citti regista vicino agli ultimi, legato con Pier Paolo Pasolini, nel 1985 diresse la miniserie televisiva “Sogni e bisogni” interpretata da Gigi Proietti, Enrico Montesano, Paolo Villaggio, Ugo Tognazzi, Giulietta Masina, Carlo Verdone, Renato Pozzetto e Francesco Nuti, Francesco interpretò il ruolo di Frà Analfabeta, un frate Francescano che gira nel paese facendo miracoli riuscendo solo parzialmente nell’impresa, ad  esempio fa diventare insaziabile una ragazza anoressica, rende autistica una ragazza troppo spigliata e paralitico un confratello stanco di camminare,  per la sua fede, viene comunque benvisto da tutto il paese, tranne dal priore che gli ordina di smetterla con i miracoli, che reputa cose dell’antichità di cui i tempi moderni non hanno più bisogno, noi restiamo dalla parte di Sant’Analfabeta, vogliamo continuare ad avere una fede, credere che i miracoli possano ancora accadere, dove come canta Battiato in Povera Patria, “Si può sperare che il mondo torni a quote più normali”.

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