Coronavirus: un colpo potente alla ruota della Storia
L’Italia è bloccata, serrata totale. Non più le serate spensierate nei bar e nei locali con gli amici, non più la vita frenetica di tutti i giorni, che ci “sballottava” da un ufficio ad un altro, o dall’università al lavoro. Tutti a casa, con i propri cari, certo con le proprie paure e i timori, ma con la possibilità di cogliere nella sfortuna, la straordinaria sensazione di vivere a contatto con quello che di più caro abbiamo; la nostra famiglia e la nostra comunità.
Il Coronavirus cambierà per sempre gli assetti di questa stanca civiltà globale e globalizzata, ne sono certo e lo auspico. A voler essere ancora più espliciti, posso affermare che quando finalmente la situazione sarà sotto controllo, la Storia chiamerà all’appello i suoi figli migliori, poiché sarà necessario ripensare totalmente il modello sociopolitico oggi in essere.
La globalizzazione, il fiore all’occhiello del liberismo, è il modello cucito addosso alle necessità del grande capitalismo, della finanza apolide e sradicata, di quella cricca internazionale e senza radici che da sempre ha curato i propri interessi e i propri affari, quel piccolo e variegato universo di gruppi di potere che non vogliono la pace tra le nazioni, l’unica cosa che desiderano è arricchirsi sempre di più a discapito dei popoli tutti. Un modello fallimentare da tutti i punti di vista; economicamente ha favorito la distruzione dell’economia reale e della produzione nazionale, quindi l’impoverimento della classe media e l’arricchimento spropositato dei soliti noti, politicamente ha contribuito che si operassero le famose “cessioni di sovranità” ad un livello superiore, cioè sovranazionale. Culturalmente ha permeato come una malattia sistemica la mente delle generazioni, corrompendo gli animi del popolo, sconnettendolo dalle radici profonde, vero fondamento della nostra civiltà.
Il Coronavirus è un figlio illegittimo della globalizzazione, giacché in un mondo costituito da sacrosante frontiere, confini e muri, il virus non avrebbe “circumnavigato” il globo in un paio di mesi. Non è mia intenzione fare delle semplificazioni banali ma, vista la situazione drastica che stiamo affrontando, è bene già da subito iniziare un percorso di elaborazione intellettuale e ripensare il mondo, in chiave comunitarista, identitaria, sociale. Sarà necessario in futuro avere il coraggio politico di liberarci del fardello inumano del liberismo, per tornare veramente a vivere come popolo e come Nazione.
La Storia in questo senso ci offre un “assist” non da poco, considerate anche le dichiarazioni recenti dei superliberisti nostrani, viene da pensare che quando l’umanità uscirà da questa brutta avventura, il mondo avrà un altro indirizzo. Ritorna infatti, negli ultimi giorni, la consapevolezza dell’importanza di un ente giuridico ormai prossimo alla distruzione: lo Stato. Immaginate la gestione del Coronavirus senza lo Stato, cosa sarebbe accaduto? La verità è che lo Stato è la “conditio sine qua non” per l’esistenza della Nazione, quindi per la vita e la libertà della comunità organica di popolo di cui tutti facciamo parte.
In questi giorni di chiusura totale allora, approfittiamo di questo tempo per riscoprire quello che la frenesia del mondo globalizzato ci ha portato via; il sapore dei pasti caldi, il buon vino, la lettura, l’esercizio fisico, le piacevoli giornate passate con la nostra gente.
L’Italia è il Paese che amiamo e di cui siamo figli, tutto quello che abbiamo non lo dobbiamo a noi stessi, ma alla virtù del nostro popolo. Sforziamoci di vedere questa sciagura come un’opportunità, per igienizzare il nostro spirito corrotto di occidentali, e ritornare a pensare, dunque ad essere.